PERSONE E SQUADRA
di Mauro Cason
Sembra oramai assimilato
in ambito aziendale l’opinione che “le persone fanno la differenza”.
C’è in questo periodo molta attenzione alla persona, nella consapevolezza
che un collaboratore, inserito in una funzione aziendale appropriata, è
in grado di dare il meglio di sé. La crisi ha amplificato questa certezza
obbligando i datori di lavoro a scegliere i collaboratori migliori per essere
(esistere come azienda).
Flessibilità – diciamo e ci diciamo-. Si, ma occorre fare i conti
con le resistenze delle nostre abitudini, con le certezze che scompaiono velocemente,
lasciandoci psicologicamente “orfani” alla ricerca di nuove sicurezze,
la sicurezza dell’incertezza.
Il tema nel quale vorrei soffermarmi è quello della squadra, del team.
Durante l’attività di formazione (fare gruppo, comunicazione di
squadra ecc.) con le aziende emerge in modo evidente come ogni gruppo di lavoro
(team) abbia la propria “anima”.
Ci sono delle regole, normalmente non scritte che disciplinano lo stare assieme,
le modalità di interazione del gruppo di lavoro.
Queste possono essere ad esempio:
- siamo una grande famiglia
- in questa azienda l’unica cosa che conta sono i risultati
- i rappresentanti sindacali sono dei rompiscatole
- ognuno si arrangia e impara dagli sbagli che fa
- l’anzianità “fa grado”
- ognuno per sé e dio per tutti
Tali regole fanno di un gruppo di lavoro
QUEL gruppo di lavoro ed influenzano pesantemente il modo di comunicare in ufficio,
reparto, azienda.
Causa e conseguenza (in un rapporto circolare) è l’atteggiamento
di chi in azienda ha compiti di responsabilità (titolare, dirigenti ecc.).
Esso può essere rappresentato come:
- Il buon padre di famiglia
- Il lassista (fate quello che volete)
- Il controllore (voglio sapere tutto ciò che succede qui, anche gli
avvenimenti che possono sembrare insignificanti)
- L’ amicone (in tutti si fa tutto)
- Il democratico (prima di prendere qualsiasi decisione desidero sentire il
parere di tutti)
- Il tecnocrate (l’importante è proporre al mercato il prodotto
più competitivo)
In ambito aziendale non ci sono colpe,
ma solo responsabilità, nel senso etimologico di rispondere delle proprie
abilità (respons-abilità).
Un atteggiamento responsabile da parte di tutti i collaboratori aziendali diviene
indispensabile per non sprecare energie a mantenere equilibri “malati”,
ma per fare fluire ”energia” per risolvere i problemi (nell’ottica
del “qui e ora”).