BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 07/08/2006

SONO CIO' CHE HO

di Mauro Cason

Nella fase autistica il bambino non distingue l’altro dal sé: tutto gli appartiene, il mondo è lui e lui è il mondo. Quando comincia a dire: “è mio!” il bambino inizia una fase importante di consapevolezza su ciò che è e ciò che non è, su ciò che può ottenere (con il pianto o con qualsiasi altro mezzo) e ciò che non può ottenere (è qui che l’adulto comincia a dire i primi, costruttivi, “no”): nasce l’altro.

Non si tratta, quindi, di egoismi, il bambino non è egoista, ma di una fase della crescita, che comporta l’abbandonare una sicurezza appagante (tutto è mio e mi appartiene) verso una fase in cui le cose (e le persone) ci sono e non ci sono, mi appartengono o non fanno parte di me, oppure appartengono anche ad altri.

Capita, nella vita di ciascuno, di perdere sicurezze importanti: la morte di una persona vicina, l’allontanamento del partner, un licenziamento, che destabilizzano poiché ci riportano alla consapevolezza che nulla ci appartiene. Vi è spesso, in questi momenti, la ricerca di quella fase autistica e magica in cui nulla poteva andare perduto poiché niente aveva senso senza il mio essere presente: quando spegnevo la luci, tutto spariva e si manifestava un mondo fantastico e popolato di mostri e fate, di paure e sogni concreti.

Essere consapevoli di essere un granello di sabbia è la strada per accogliere e lasciare andare persone e cose: “roba mia vienitene con me!” gridava Mazzarò, ad un passo dalla morte, nella celebre novella “la roba” di G. Verga.

Partire dal sentirsi nulla, dal non possedere niente per dare alle persone la possibilità di andarsene, di esistere anche senza la nostra presenza.

Sono ciò che ho sembra essere il motivo dominante di molte persone che accumulano oggetti con un forte valore sociale o che sono ossessionati dal perdere le cose, come il cellulare, o di subire furti. Il desiderio (più piacevole del possesso) dura lo spazio che ci allontana dal negozio, per poi accendere un nuovo desiderio; l’appagamento diventa un punto di partenza su strade confuse e brevi.

Vi aspetterete suggerimenti o proposte, ma non ne ho; solo la profonda consapevolezza -che suggerisco sempre ai miei studenti e alle persone che partecipano a percorsi di formazione- che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già (e solo) dentro di noi.

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