BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 06/09/2004

QUANDO MAI UNA PERSONA È DIVENTATA PIÙ RESPONSABILE GRAZIE ALLA SCUOLA? NEPPURE IL PRESIDE. FIGURATI GLI ALTRI. OVVERO: PRENDERE QUALCUNO A SBERLE PER INSEGNARGLI LA GENTILEZZA NON FUNZIONA

di Emma Rosenberg Colorni

Per capire a cosa serve davvero la scuola bisogna smettere di ascoltare quali sono le intenzioni di chi la sostiene e la partecipa e osservare cosa effettivamente si ottiene.

Recuperare questo sguardo diretto sulle conseguenze della scuola non è per tutti ovvio: siamo ipnotizzati, ci siamo adattati conformando atti e pensieri fino a considerare questo conformismo l'unica salvezza, dentro e fuori la scuola.

Le intenzioni dichiarate della scuola (acquisire abilità, capacità di interagire, responsabilità, consapevolezza, e mantenere la salute) sono evidentemente non realizzate. Quando qualcuno frequentando la scuola raggiunge in parte questi obiettivi, lo fa più spesso nonostante che grazie ad essa.

La scuola non ottiene gli obiettivi che dichiara perché è un'istituzione paradossale che crea un contesto comunicativo schizofrenogeno, in cui, invece che l'integrità, sono promossi il conformismo alle aspettative e la cecità.

Lo stesso concetto di ‘educazione' è paradossale: come posso chiedere ad una persona di abbandonare il suo essere persona affinché diventi una persona?

Una delle basi della follia scolastica consiste nel credere che esistano i bambini. Bambino è il nome di una relazione di potere, non di una persona.

Questa relazione di potere, scambiata per amore come spesso avviene per le relazioni di potere, implica che in suo nome non si incontri più la persona ma qualcosa da cambiare, da migliorare, da aiutare, materiale grezzo nelle mani di insegnanti volenterosi che non si accorgono che ciò che dichiarano di voler promuovere sta nella relazione fra persone, e non nell'interlocutore.

Il lessico scolastico (rispettare gli insegnati, conoscere le regole, eseguire i compiti, bravo e cattivo, maturare, pigro, creativo, meglio di, nella media, pronto, impreparato, essere adatti, intelligenza, fare come gli altri, crescere, responsabilizzare, insegnante democratico, severo…) riflette questa cecità alla persona.

Implica la negazione della relazione, oggettiva le persone (tutte: insegnati, studenti ecc.) addestrando ai sensi di colpa e di inadeguatezza e limitando la responsabilità e la libertà.

Se il senso relazionale degli obiettivi fosse recuperato, ci si renderebbe conto che non c'è altro modo di promuoverli se non esercitando l'essere da esempio per se stessi e per gli altri. (Se il senso degli obiettivi fosse davvero recuperato, penso ci si renderebbe conto che non si può parlare di obiettivi in questo caso, piuttosto di libertà attraverso l'accorgersi e il rispondere responsabilmente).

Non si insegna, si impara.

Per interagire dignitosamente, agire la propria responsabilità e la propria consapevolezza, la mediazione è dannosa: falsifica la testimonianza e addestra all'accettazione della falsità.

Non ha senso delegare l'essere di esempio per se stessi e per gli altri. E' come delegare qualcuno o un'istituzione a respirare per conto nostro.

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