BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 24/01/2005

COME COMUNICARE A CHI HA L'ABITUDINE DI FUMARE QUOTIDIANAMENTE ANCHE SUL POSTO DI LAVORO?

di Emma Rosenberg Colorni

La relazione fra chi ha fuma e chi non lo fa non è semplice.

Investe dinamiche particolari.

Chi fuma sa che fa qualcosa che danneggia se stesso e talvolta anche gli altri, ma lo sa solo razionalmente, non ne fa una diretta esperienza.

Certamente può dirsi informato sui rischi del fumo dal gran numero di segnali che lo circondano: le trasmissioni televisive, dibattiti fra medici, articoli ovunque… fino agli avvisi sui pacchetti di sigarette.

Ma non sa davvero che fumare gli fa male. Ciò di cui fa esperienza è infatti piuttosto un momento di rilassamento, la legittimazione di uno stacco, il cambio gradevole di un ritmo, la possibilità di utilizzare gesti standardizzati, e dunque poco rischiosi sul piano emotivo e relazionale, la creazione di un contesto amicale…

Nonostante la comunicazione sul fumare prometta danni, il fumatore sperimenta piacevolezze.

Quando anche si rendesse conto che fumare troppo è dannoso, per esempio quando si accorge che c’è un nesso di causa effetto fra l’emicrania mattutina e le sigarette del giorno prima, non esita ad accendersene una, proprio perché è soltanto una e sa, non solo razionalmente, che il danno non deriva dal fumarne soltanto una.

Chi fuma 20 sigarette al giorno appare agli altri come un fumatore di 20 sigarette, mentre a sé stesso appare 20 volte come il fumatore di una sigaretta.

Il giorno dopo anch’egli riconosce di essere stato un fumatore di 20 sigarette, ma questo era ieri, oggi ne fuma ancora soltanto una per 20 volte.

E così disattiva tutti i messaggi relativi al danno del fumo.

E’ quasi inutile dunque inondarlo di altri messaggi, più numerosi sono e più facile sarà eliderli dalla coscienza.

Inutile anche raccontargli del fastidio o dei danni che arreca ad altri quando fuma in loro presenza.

Sa che tutti ci tolleriamo a vicenda per permettere che l’altro viva spazi di libertà, e ricorda tutti i comportamenti altrui che è stato costretto a tollerare, dunque considera la richiesta di non fumare come una evidente mancanza di tolleranza da parte degli altri e rivendica il diritto ad utilizzare il proprio strumento di relax.

Chi non fuma ed è costretto a subire la presenza del fumo, il più delle volte non conosce queste dinamiche.

Offre le spiegazioni razionali che il fumatore sa disattivare, prega e supplica per qualcosa che al fumatore pare risibile, si esaspera di fronte all’ennesima sigaretta che per il fumatore è solo una sigaretta, simbolizza il comportamento di chi fuma generalizzandolo ad una mancanza di rispetto, pertanto avvertendo una grave minaccia relazionale, inducendo chi fuma a sentirsi vittima di fraintendimento… e così si crea una escalation conflittuale.

La nuova legge certamente imporrà un cambiamento di abitudini.

Quale è il compito dell’azienda di fronte alla nuova legge?

Può darsi che chi lavora per le risorse umane in azienda si chieda come prevenire i conflitti fra chi fuma e chi non fuma e come sostenere la modifica delle abitudini.

Chi lavora per il personale di un’azienda e desideri rispondere a queste domande deve tener conto, oltre alle dinamiche già descritte, dei significati che qualsiasi proprio messaggio assumerebbe per il fatto di essere espresso all’interno di una relazione non paritaria.

Se i ragionamenti, razionalizzazioni, suppliche e giochi di forza non fungono in una relazione paritaria, in una relazione tra azienda e collaboratori creano addirittura danni esacerbando lo scontento e i conflitti latenti.

Quando espressi all’interno di una relazione non paritaria, quei messaggi assumono un connotato paternalistico, di controllo entro una sfera di privacy che si vorrebbe inviolabile, di limitazione della libertà individuale, di guida inaccettabile fin nei microcomportamenti, di intrusione nella sfera di valori che hanno senso solo se perseguiti spontaneamente.

Assumono cioè significati e valori assolutamente estranei ai limiti legittimi dello scambio azienda-lavoratore.

Per prevenire i conflitti fra fumatori e non fumatori e sostenere la modifica delle abitudini, è dunque bene che l’azienda faccia il meno possibile!

Questa esortazione, che può sembrare provocatoria, vuole richiamare la Direzione aziendale a mantenersi entro i limiti della propria responsabilità, precondizione essenziale per poterla assolvere al meglio.

Il Personale si limiti a informare del nuovo stato di fatto: esiste una nuova legge dello Stato da rispettare.

Meno fa e meno reazioni, peraltro legittime, a paternalismi ci saranno. Meno fa e meno materia prima ci sarà per generalizzazioni, fondamentalismi, giochi di potere e sabotaggi.

Soprattutto non si impegoli in discussioni rispetto a ciò che è giusto o sbagliato.

La misura della validità di una legge è la sua utilità, non la sua giustizia, ché ogni legge, per definizione, è ingiusta in quanto il suo scopo è regolare le ingiustizie.

Una cosa può ricordare, più che fare, la Direzione delle risorse : l’utilità presunta di questa legge non sta nel discriminare chi fuma, nel ridicolizzarlo o colpevolizzarlo, ma nel tutelare chi non fuma.

Ecco che la Direzione può aprirsi anche esplicitamente, magari raccogliendo idee e progetti, a qualsiasi proposta organizzativa che abbia lo stesso scopo e che permetta contemporaneamente a chi vuole fumare di sentirsi a proprio agio.

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