BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 27/05/2002

SERENA APOLOGIA DEL MACINTOSH

di Michele Consonni

“We want to make a dent in the universe”

Steve Jobs, CEO Apple Inc.

Vogliamo lasciare un’ammaccatura nell’universo... non si tratta di uno sterile proclama, ma della filosofia con la quale un’azienda è stata realmente condotta, tra alterne fortune, per oltre un quarto di secolo.

Un’idea che le ha consentito di sopravvivere di fronte ad un avversario apparentemente invincibile e soverchiante, impresa nella quale pochi sarebbero riusciti, soprattutto in un mercato, come quello della tecnologia e dei personal computer, dove il ciclo di vita dei prodotti diviene sempre più breve e frenetico.

Un’idea che ha generato un mito, che ha dato vita ad uno degli esempi di fidelizzazione della clientela più eclatanti che si possano ricordare; un’idea che ha trasformato i clienti in sostenitori, supporter, evangelisti, disposti a tutto pur di non rinunciare ad avere una mela impressa sul computer.

Pazzi, sicuramente. Visionari, forse.

In qualità di utente Macintosh da ormai più di dieci anni, posso tranquillamente confessare di essere stato contagiato dal mito, e di covare una fede quasi religiosa nei confronti della casa di Cupertino.

Tuttavia non credo che le decisioni, che prendo periodicamente, di investire discrete somme di denaro (per definizione risorsa scarsa, e quindi da allocare con oculatezza) nell’aggiornamento del mio parco macchine siano dettate solo dal desiderio di appartenere ad un clan o di condividere uno stile...

Questo da un lato mi consola, in quanto significa che non sono del tutto pazzo; dall’altro mi spinge a chiedermi il perché della mia scelta reiterata negli anni, nonostante le difficoltà (ormai a dire il vero superate) di integrazione con il mondo Windows e gli sguardi ironici di chi ancora pensa che Mac sia un giocattolo buono solo per la grafica.

La molla è scattata qualche sera fa, mentre leggevo, proprio su Bloom.it, l’articolo del dott. Varanini, dal titolo "APPLE IMAC: MA SONO COMPUTER O SOPRAMMOBILI?".

Il mio assopito lato razionale ha cominciato a risvegliarsi ed a macinare dati ed informazioni...

Ma dove sta il vero valore aggiunto, il vero vantaggio competitivo? Questa domanda, letta e riletta nell’articolo citato, mi ha spinto a rispondere all’autore, col tono aperto e assolutamente sereno che un confronto di idee tra persone intelligenti deve avere.

Il sistema operativo e la compatibilità.

Tutte le nuove macchine Apple utilizzano un sistema operativo (ancora una volta ed oggi più che mai) rivoluzionario, basato su un kernel Unix, caratterizzato da estrema stabilitàˆ e duttilità per l’utente. Il nuovo MacOs X è stato progettato in ottica di rete; ciò significa che l’accesso a qualsiasi tipo di network (anche e soprattutto NT) è semplificato, e consente di condividere file, dischi, stampanti e cartelle... insomma tutto tranne i virus!!!

Non parliamo poi dei documenti che più spesso vengono trasmessi e scambiati in ambito di studio e lavoro (Word, Excel, Power Point, Zip, Email, Pdf, per non parlare di audio, video e immagini...); tutti tranquillamente editabili da qualsiasi Mac equipaggiato con gli appositi software (esattamente uguali a quelli che si trovano sui PC, e, purtroppo, altrettanto costosi!).

Il nuovo iMac

Ci si chiede dove sia il valore aggiunto del nuovo iMac...

Per come la vedo io, il design E' valore aggiunto.

L'ergonomia E’ valore aggiunto.

La qualità di uno schermo 15" a cristalli liquidi E' valore aggiunto.

Air Port (connessione wireless a qualunque rete) E' valore aggiunto.

Un masterizzatore DVD (si avete capito bene, ci si masterizzano i DVD) E' valore aggiunto.

La base salvaspazio, definita "poco più grande di un melone tagliato a metàˆ" E' valore aggiunto.

La presenza di due soli fili sulla scrivania (alimentazione e rete) E' valore aggiunto.

Può piacere o non piacere (ad esempio a me non fa impazzire!!!), ma non è possibile disconoscerne il contenuto tecnologico e di design. Si può essere in accordo o in disaccordo con il suo modo di essere computer, ma non lo si può ignorare.

Certo, 2.700 Euro per il modello di punta non sono pochi... ma quanto costerebbe un pc di marca, per esempio un IBM, con pari caratteristiche (ricordo il monitor a cristalli liquidi ed il masterizzatore DVD)? Ed ancora, esiste qualcosa di simile?

Come detto non sono che un utente Apple, e non sono pagato per quello che scrivo, nŽ voglio convincere qualcuno a cambiare la sua scelta, che, come la mia, sarà certamente frutto di valutazioni d’opportunità ben precise, e per questo rispettabile.

Il mio è solo un invito all’approfondimento, alla curiosità.

A proposito di curiosità... qual’è il valore aggiunto di un PC?

:-)                                                                              



[1] m.consonni@tin.it, felice possessore di un Power Book Titanium con schermo LCD da 15" in formato 16/9, DVD incorporato (sì, lo so che sui portatili Windows si usano tutti quei graziosi aggeggi esterni pieni di bei cavetti, ma noi non li possiamo soffrire... i cavetti!), spessore di 2,6 cm, peso 2,4 kg. E leggero. E completo. Scoppia di valore aggiunto!

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