BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 27/07/1999

LA RISTRUTTURAZIONE NEI SERVIZI FINANZIARI: EVENTO FATALE O RINUNCIA DI TUTTI NOI AD UNA PROGETTUALITÀ PROFETICA?

di Francesco Zanotti

"La via si fa con l’andare"…scriveva Antonio Machado in un famosissima poesia diventata, naturalmente a sua insaputa, quasi un manifesto di quella nuova corrente di pensiero che viene descritta con il vocabolo "complessità".

Se si prova a prendere sul serio questa metafora, si trova una soluzione profetica ai problemi sollevati dalla ristrutturazione nei mercati dei servizi finanziari.

Per prendere sul serio questa metafora non occorre neanche fare grande fatica: tra le pagine "elettroniche" di BLOOM! vi sono due contributi che forniscono una materia prima preziosissima. Il primo (mi scuso per l’autocitazione un po’ presuntuosa) è un mio contributo dal titolo "Perché l’impresa non guadagna più". Il secondo contributo è quello recentissimo di Francesco Varanini "Il knowledge, questo sconosciuto".

Ma essi non parlano né di banche né di assicurazioni: Ecco proprio per questo…

Cominciamo dal mio contributo. In esso è descritta la "naturale" (nel senso che così accade se nessuno fa nulla) evoluzione di un settore economico.

E’ una storia che rivela un messaggio veramente rivoluzionario: la competizione si fa con il competere.

Detto diversamente, è rivoluzionario perché propone una lettura dell’evoluzione di un settore economico opposta a quella ufficiale.

Quella ufficiale è fatalista! E suona più o meno così.

Esistono megatrends (la globalizzazione e la deregulation) che, eliminando ogni protezione, generano un aumento della competizione. All’aumento della competizione occorre reagire diventando più competitivi… e allora via a quei processi di ristrutturazione e all’utilizzo di tutte quelle tecnologie che permettono di espellere personale e di ridurre, così, i costi.

Con questa strategia le imprese affrontano la competizione, ma, contemporaneamente, generano una diminuzione della capacità di acquisto del mercato. Cioè: si difendono, ma a scapito di una riduzione del mercato. Ed un mercato che si restringe accresce lo scontro competitivo che richiede sempre più dure ristrutturazioni. E via così in un circolo vizioso del quale non si vede la fine. E che in Italia viene peggiorato da un sistema paese che costituisce una formidabile palla al piede.

Poste così le cose davvero non c’è nulla da fare. E’ inevitabile andare incontro ad una società in cui predominerà il conflitto tra coloro che riusciranno a mantenersi all’interno dei processi economici (sempre di meno) e coloro che ne saranno stati espulsi. Fatalisticamente. Lo spazio di iniziativa possibile è solo prendere posizione nel conflitto. Che significa, come per tutti i conflitti, peggiorare le cose. Fatalisticamente.

Quale può essere una visione diversa? Una visione opposta: la competizione si fa con il competere.

In estrema sintesi.

Il problema è che ci siamo tutti dimenticati la storia del frigorifero.

Il boom economico italiano non è partito perché vi era una grande domanda ed un sistema paese efficientissimo: Al contrario: vi erano solo miseria e macerie.

E’ partito perché gli imprenditori hanno avuto grandi idee. Il frigorifero ed il credito al consumo, ad esempio. Il frigorifero non era certamente una innovazione tecnologica. Era molto di più: rappresentava la promessa di una nuova civiltà. Ma la gente non aveva soldi per comprarlo…Non importa! Vi sono stati altri imprenditori della piccolissima distribuzione che si sono inventati ed hanno praticato una sorta di credito al consumo ante litteram… E via immaginando e costruendo: il mai visto, il mai immaginato… Con l’audacia che solo chi non ha nulla da perdere riesce ad avere. Il sistema paese? Era il sistema delle imprese che, invece di chiedere sussidi per diventare più competitivo, garantiva le risorse per una ricostruzione che era il simbolo collettivo ed entusiasmante di una nuova era.

Adesso ci siamo ridotti all’innovazione della rottamazione! Oppure a ridurre la innovazione radicale della rete al commercio elettronico: Cioè al tentativo di vendere le stesse cose stantie in un modo che possa loro garantire una riverniciatina di innovazione.

Arriviamo al mercato dei servizi finanziari: banche, assicurazioni e quant’altro.

Ecco la via delle riorganizzazioni viene intrapresa perché non si riesce ad avere nuove idee su come fare banca ed assicurazione nella società della conoscenza.

Se ci fossero queste idee il posto delle persone non sarebbe in pericolo. Anzi le banche e le assicurazioni diverrebbero luoghi di crescita dell’occupazione.

Mi immagino le obbiezioni: ma non è possibile inventare un modo radicalmente nuovo di fare banca ed assicurazione in modo nuovo. Ma sono queste obbiezioni che creano il problema. Come è il competere che crea la competizione.

In realtà è possibile immaginare modi radicalmente diversi di fare banca e assicurazione.

Proviamo ad immaginare

Come ho detto più sopra, il problema fondamentale delle imprese è che le loro proposte imprenditoriali stanno invecchiando. La loro esigenza fondamentale allora non è finanza innovativa per supportare lo sviluppo. Questa viene dopo. Oggi occorre inventare le direzioni di sviluppo. Oggi troppi progetti di sviluppo sono progetti di copertura di debiti. Quando si sarà trovata una promettente via di sviluppo, poi certamente sarà necessaria la finanza innovativa per finanziarla.

Se così è si apre una grande opportunità/responsabilità (ogni opportunità non sfruttata significa irresponsabilità sociale) per le banche. Non solo quella di offrire un sistema integrato di servizi finanziari (questo oggi, bene o male, lo fanno tutti), ma di "anticipare", dare significato a questa offerta proponendo alle imprese servizi di progettazione imprenditoriale. E, poi, servizi per realizzare la proposta imprenditoriale immaginata.

Dalla finanza alla consulenza strategica insomma.

E immaginiamo che una banca si doti di queste nuove metodologie per supportare lo sviluppo imprenditoriale delle imprese.

Per una banca che scelga la via che abbiamo appena finito di immaginare la ristrutturazione perde di interesse. Il suo interesse è acquisire nuove persone (tante perché tante sono le imprese clienti), formarle perché le sue metodologie sono nuove e per definizione non può trovare sul mercato persone che le conoscano. Anche le tecnologie perdono di interesse. La banca deve sviluppare le sue tecnologie di sviluppo imprenditoriale che sono molto più complesse di pezzi di silicio.

Una banca che faccia queste scelte non ferma qui la sua immaginazione.

E’ una banca che trasforma radicalmente tutto il mercato dei servizi finanziari.

Infatti, se la banca diventa consulente di imprenditorialità, allora è in grado di costruire un legame profondo con l’impresa e le risorse generate dall’impresa e distribuite a imprenditori e dipendenti tenderanno a non diventare più risparmio "libero", ma verranno "investite" da dipendenti e imprenditori presso le banche che servono l’impresa.

Facciamo solo due esempi: il patrimonio dell’imprenditore e le risorse che i dipendenti destineranno ai fondi pensione. I fondi pensione e i patrimoni degli imprenditori saranno gestiti preferibilmente dalle banche che avranno stretti legami con le imprese.

Proviamo a continuare ad immaginare

Le persone tendono oggi a realizzare la loro identità manifestando appartenenza a gruppi sociali, mentre in un recentissimo passato accadeva che l’affermazione di identità avvenisse imitando stili di vita.

Ora l’impresa se vuole recuperare sua imprenditorialità coinvolgerà sempre più profondamente coloro che vi operano non solo a livello esecutivo, ma, soprattutto, a livello progettuale. Questo significa che l’impresa tenderà a non essere più solo un luogo dove si svolge un lavoro alienato dalla vita, ma un luogo di socialità profonda. Allora l’affermazione dell’identità sociale dei lavoratori avverrà dichiarando appartenenza all’impresa. Uno dei modi attraverso i quali dichiarare appartenenza è il delegare acquisti oppure la gestione del risparmio.

Ecco la ragione profonda perchè il mercato "corporate" tenderà ad assorbire gli altri mercati: tenderà ad assorbirli perchè l’impresa tenderà a costruire legami esistenziali, e quindi molto forti, con le persone diventando per le stesse persone occasione di affermazione di identità.

Tutto questo è una valorizzazione profonda dell’esperienza delle aziende-comunità che in Italia hanno avuto esempi importanti: Marzotto ed Olivetti per indicarne solo i casi più clamorosi.

Nel passato la dimensione della comunità di riferimento dell’impresa-comunità era necessariamente locale. Oggi, grazie alle tecnologie di comunicazione, può diventare lo stesso spazio d’azione delle imprese.

Non abbiamo paura di immaginare… si parla di internazionalizzazione del sistema bancario...

Quale occasione migliore che il diventare agente di sviluppo di imprese-comunità diffuse in tutto il mondo?

Attenzione: la banca diventa agente di sviluppo di imprese comunità. Non si tratta della semplice copiatura dell’esperienza tedesca dove le aziende hanno fatto da apripista e le banche hanno seguito.

Si tratta di una rilettura e riscrittura profeticamente profonda che nasce dalla Cultura e dalla Storia del nostro Paese.

Estremizzando, una banca che si internazionalizza imitando la pasta: perché propone sul mercato un sistema di servizi che nasce dal profondo della nostra identità e della nostra cultura

Ma lo stesso discorso vale per le imprese di assicurazione. Anche loro se avessero il coraggio di pensare che il modo migliore per eliminare il rischio è generare sviluppo… Tanto stiamo immaginano, quindi possiamo osare… Al mondo esiste una "Zeri Foundation" che propone un nuovo punto di visita per costruire sviluppo imprenditoriale: le imprese riprogettano la loro identità avendo come obiettivo di produrre "zero scarti". Per ottenere questo obiettivo le imprese devono radicalmente rivoluzionarsi creando una vera e propria nuova catena del valore. Bene, si immagini una compagnia di assicurazioni che venda sul mercato questo approccio e la certificazione di impatto ambientale che, appunto, certifica il risultato raggiunto. Una compagnia che facesse questa scelta, da un lato, costruirebbe un mercato completamente diverso del rischio ecologico. E, dall’altro, conquisterebbe il cuore profondo dell’imprenditore. E gli potrebbe vendere tutti i servizi che gli servissero per realizzare la sua nuova strategia "zeri pollution based". Anche questa compagnia non sarebbe interessata a ristrutturazioni, ma a sviluppo.

Ma la banca e la compagnia di assicurazione che facessero ambedue queste scelte si troverebbero a competere…

Certo, ma sarebbe una competizione di fantasia creatività passione e non di costi: Che non generebbe recessione (come i processi di ristrutturazione fanno), ma sviluppo.

E’ il momento di concludere.

Schematicamente:

Come si fa a far si che questo non sia solo un’ultima anche se sofisticata esortazione morale del tipo "armiamoci e partite"? O del tipo "meno male che esistono i problemi contro cui inveire perché se fossimo sfidati sulle proposte rischieremo di scoprirci conservatori del nostro ruolo di censori"?

Rischiando! La via si fa con l’andare. L’innovazione profonda si fa avanzando proposte praticabili. Ci provo.

Dobbiamo coinvolgere in un dibattito sul futuro di banche ed assicurazioni i top managers delle stesse. Sottoponendo alla loro attenzione non requisitorie o problemi, ma scenari alternativi: Costringendoli a dire di no a questi scenari…oppure, più presumibilmente, a costringerci a concretizzare i nostri scenari. Poi dobbiamo allargare il dibattito a sindacalisti, politici giornalisti sempre offrendo loro la discussione di quegli scenari alternativi ed entusiasmanti che il dibattito andrà producendo.

Da dove iniziare? Ognuno di noi si prende l’impegno di coinvolgere un top manager e di intervistarlo pubblicando la sua intervista su BLOOM!. Il resto verrà perché davvero occorre credere che la via si fa con l’andare…

Ops, ci siamo dimenticati da dove siamo partiti? No! Fare strategia oggi produce risultati banali perché viene fatto con linguaggi banali. Occorre insegnare agli strateghi "..tecnologie antichissime: il racconto orale, la poesia la narrazione scritta" come dice Varanini: Aggiungo io: anche l’utilizzo delle immagini:

Insomma tutti i linguaggi del cervello destro che sono banditi da una teoria ed una prassi strategica che si sono inaridire perché si sono espresse solo in numeri.

Tutti quei linguaggi che si usano per immaginare.

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