BLOOM! frammenti di organizzazione

Caro Varanini, complimenti per Bloom e per il vostro coraggio nel azzardare percorsi trasversali e traduzioni impossibili. Sono un neolaureato in filosofia che studia da alcuni anni Gilles Deleuze e la sua macchina di pensiero.

10/12/2000

Leggendo i contributi di Bloom mi sono chiesto se possa esistere uno spazio per la connessione tra le punte estreme di un pensiero fuori codice, deterritorializzato, come quello di Deleuze, e un approccio narrativo e cognitivo alla teoria dell'organizzazione. Se il sistema organizzativo richiede una lettura in termini di autopoiesi e di sviluppo complesso, per cui l'intervento del consulente viene investito di tutti i paradossi dell'osservazione etnologica, con Deleuze ci troviamo di fronte ad un dispositivo concettuale basato su di uno sviluppo a rete, a rizoma, in cui la complessità e la mutazione costituiscono dei vettori interni assunti in ogni istante. La ragnatela del pensiero si struttura e gioca attraverso una spinta all'eccedenza, alla continua ridefinizione dei propri codici, incontrando una serie di deviazioni centrifughe immediatamente riprese all'interno di un processo di implicazione dell'eterogeneo. Si tratta di una continua oscillazione tra una provvisoria interiorità codificata e una apertura verso il fuori, in quello che Deleuze definisce come un processo di apprendimento. Mi sembra che Deleuze costruisca una filosofia del ritmo, in cui l'architettura si confonde col percorso ed il percorso si spalanca su altri edifici concettuali e pratici. La sfida sarebbe allora quella di rileggere la teoria dell'organizzazione (e i suoi sviluppi in termini di network, outsourcing, formazione permanente) attraverso il filtro teorico di una filosofia in continua mutazione, trascinata dalla forza di una pulsione narrativa e digressiva.In fondo Deleuze non ha fatto altro che portare fino in fondo le preziose indicazioni delle Norton lectures di Calvino, e i paradossi di scrittura e di pensiero creati da Borges o Perec.

Chiedo scusa per la lunghezza e complimenti di nuovo.

Nicola Gaiarin


Caro Gaiarin

No, non c'è da scusarsi per la lunghezza, anzi mi congratulo per il difficile esercizio di sintetizzare questi ragionamenti in poche righe.

Sono d'accordo, in effetti il Rizoma è una metafora 'forte' e particolarmente illuminante, il nostro oggetto -la Rete- è un rizoma, come dici, e per di più come Rizoma è interstiziale, invisibile (si potrebbe anche tentare  un parallelo con l'invisibile della teoria dei quanti, l'invisibile dei mondi possibili ciberspaziali, ecc.).

Mi fermo, non ho tempo ora ma volevo rispondere subito.

Sai (passo al tu, no?) quale è il problema di Bloom? Molti leggono e si mostrano interessati ma quando dico allora scrivetemi qualcosa si ritraggono.

Posso pubblicare la lettera su Bloom? Oppure posso attendere uno scritto sullo stesso tema minimamente più articolato?

Cordialmente

Francesco Varanini

Nota: I frequentatori di Bloom! si saranno forse resi conto che la Sezione Domande e Risposte è scarsamente alimentata. La ragione è che spesso si tratta di missive contenenti semplici complimenti o congratulazioni (fanno piacere, ma non siamo tanto narcisisti da pubblicarli). Altre volte si tratta di ragionamenti o richieste di approfondimenti ‘privati’, e tali restano. In ogni caso, ogni volta ricordo la ‘vocazione’ di Bloom: pubblicare testi che altrimenti non vedrebbero la luce, e che –sono sicuro– tutti coloro che scrivono a Bloom hanno nel cassetto. Succede però che pochi facciano questo passaggio –non facile, ma non impossibile– di elaborare in testo più articolato la riflessione espressa nel sintetico stile dell’e–mail. Per questo pubblico qui la lettera di Gaiarin. A suo onore il fatto di avere risposto, cinque giorni dopo questo mio invito con una mail che portava in allegato l’interessante contributo Rizoma e conoscenza

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