BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 03/02/2003

SPORT MANAGEMENT. STORIA DI UNA INNOVAZIONE

di Emanuele Fontana

Assumendo il parametro tecnologico (inteso come evoluzione del concetto scientifico della scoperta in applicazione sul campo: cioè invenzione), l’esperienza del nostro progetto di formazione sul Management sportivo non è di fatto una invenzione.
Se invece affrontiamo il discorso con il parametro dell’innovazione, un’esperienza legata al susseguirsi di continui feedback basati sulla rielaborazione di un concetto già espresso ma modificabile e migliorabile, allora forse abbiamo portato qualcosa di nuovo nel panorama dell’offerta formativa ed educativa in Italia.
Mi riferisco al progetto “Gestione società sportive dilettantistiche”, un “corso lungo”, finanziato dal FSE (Fondo Sociale Europeo) in Provincia di Arezzo nell’anno 2002.
Un intervento di formazione, dedicato a disoccupati con diploma di scuola media superiore, della durata di 440 ore con un mix di attività in aula, stage e project work in “azienda”.
L’idea, come dicevo in premessa, non è da considerarsi un’invenzione ma, con una punta di orgoglio, la classificherei come innovazione.
Esistono svariati Master in giro per l’Italia. Dagli accreditati ASFOR della Bocconi e della Luiss, alle esperienze meno prestigiose ma, mi dicono, interessanti, dell’Università Statale di San Marino e Urbino.
Notoriamente un Master è rivolto a giovani laureati o a persone, anche non laureate, già attive da un certo periodo di anni nel mondo del lavoro che vogliono migliorarsi e migliorare la propria organizzazione.
L’offerta formativa delle Università appena menzionate è pressappoco standardizzata su criteri di progettazione didattica omogenei quali: lunghezza di circa un anno accademico (150 ore), possibilità di stage, contenuti simili, placement presso grandi società sportive, soprattutto del mondo calcistico. Soprattutto la caratteristica in comune riguarda l’orientamento generale del percorso. Riferito quasi esclusivamente alle società professionistiche.
Si tende a formare un manager delle società sportive professionistiche, che sappia svolgere un ruolo direttivo, coordinare la comunicazione, gestire i rapporti con sponsor e fornitori. Rimane fuori, come ovvio, tutti quello che è legato alla contrattualistica con gli atleti.
Ragionando sull’offerta, monitorata forse nella sua totalità, siamo giunti alla intuizione che l’offerta non era poi così completa. Abbiamo allora cercato di definire un nuovo approccio alla carenza dell’offerta formativa nel settore allargando il campo di intervento.
Riformulando una premessa: che non è possibile limitare il ragionamento alle sole società sportive professionistiche. Abbiamo tracciato un percorso diverso, non alternativo ma compatibile: la costruzione di un percorso formativo per operatori di società sportive dilettantistiche.
Esiste in Italia una miriade di piccole o piccolissime associazioni sportive ma anche piccole società profit, che gestiscono business legati al mondo dello sport.
Tutto questo panorama impegna risorse, gestisce pubblicità e iniziative educative con il semplice ricorso al volontariato, anche laddove occorrerebbe una seria preparazione gestionale e amministrativa.
Non solo per far “quadrare i conti” ma anche per ottimizzare l’impiego di risorse, fornire servizi affidabili, progettare iniziative educative degne di nota e sostanzialmente a pareggio.
Per essere chiari l’intervento voleva essere riferito ad associazioni sportive dilettantistiche di sport minori ma anche del calcio, a palestre private, a fitness centre e ad altri soggetti profit o non profit.
Per le caratteristiche della progettazione FSE ci siamo riferiti al mercato provinciale, iniziando dapprima con una mappatura delle esigenze formative delle decine di piccole società sportive della zona.
L’analisi dei fabbisogni era semplicemente basata su una serie di domande sull’attività quotidiana di gestione. Venivano messi a nudo dei punti critici quali, la gestione dei rapporti con le banche, la redazione del bilancio, la gestione delle pubblicità, la gestione di progetti educativi sullo sport. Per la relativamente piccola dimensione del mercato di riferimento siamo riusciti, nel giro di un mese, a mappare il 40% del totale dei soggetti operanti nel territorio.
Sostanzialmente le risposte sono state unanimi. Mancava una strutturazione minima dell’amministrazione, mancavano controlli appropriati sulla gestione, mancavano in molti casi i criteri di promozione e gestione dell’immagine essenziali per avere credibilità nel mercato di riferimento. Un po’ meglio le società di gestione della palestre ma anche lì molta improvvisazione nella tenuta dell’anagrafico clienti, l’organizzazione delle attività e la promozione.
Non mi dilunga sui risultati dell’analisi, che come si vede presento solo a sommi capi, per andare direttamente alla elaborazione del progetto e alla sua gestione.
Con i dati ricavati abbiamo costruito un percorso modulare volto a formare operatori con competenze trasversali sul processo di erogazione dei servizi e della gestione amministrativa.
L’articolazione precisa, concordata anche con un esperto del Coni, che ha funto da consulente nella progettazione formativa, è di seguito riportata:

Modulo 1 Organizzazione – 30 ore
Sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs 626)
Organizzazione aziendale

Modulo 2 Leve attivanti società informazione – 30 ore
Informatica di base
Informatica applicata
Lingua inglese

Modulo 3 Alfabetizzazione sportiva – 40 ore
Storia dello sport
Discipline
Contrattualistica
Scuola e sport
Lo sport nel mondo

Modulo 4 Gestione amministrativa – 60 ore
Elementi di economia aziendale
Elementi di finanza aziendale
Controllo di gestione e contabilità analitica
Gestione pubblicità
Pianificazione aziendale e business plan

Modulo 5 Evoluzione del ruolo – 40 ore
Principi di telematica e navigazione in Internet
Tecniche e tecnologie realizzazioni web

Stage in strutture convenzionate
6 settimane presso associazioni o società sportive della zona

Project work
Realizzazione campagna pubblicitaria per la diffusione della cultura sportiva in Provincia.

Così articolato il progetto è stato presentato all’ente erogatore del FSE.
Una volta approvato siamo partiti con la promozione dell’iniziativa e nel giro di poche settimane siamo giunti alla selezione per la definizione della classe.
I dodici partecipanti hanno poi seguito tutto il percorso con interesse via via crescente e con risultati encomiabili.
Abbiamo così formato degli esperti per la gestione di società sportive dilettantistiche. Dei veri e propri manager che già in fase di stage avevano messo le mani sulle criticità delle società coinvolte, fra cui due società calcistiche di C2, la gloriosa palestra comunale di pugilato della città, due palestre private, altre due società calcistiche del campionato nazionale dilettanti e infine le società di basket femminile di Arezzo e San Giovanni, rispettivamente militanti in A2 e B.
Come si vede l’esperienza è stata applicata a società di diversi settori sportivi con storie diverse e soprattutto con diversi bilanci.
Gli allievi hanno speso del loro per razionalizzare i processi interni, riqualificare l’immagine, impostare politiche di reperimento delle risorse con criteri di mercato.
Hanno avviato il lavoro non lo hanno concluso. Anche perché in sei settimane non si fanno miracoli.
Ma i miracoli li faranno, perché tutti i protagonisti del percorso formativo sono stati impiegati, con modalità diverse, nelle strutture dello stage.
Forse c’era bisogno di innovare.


Bibliografia

Bessone Mario, Casi e questioni di diritto privato. Vol. 20: La responsabilità nello sport, Giuffrè, 1999.

Barbieri Nicola Dalla ginnastica antica allo sport contemporaneo. Lineamenti di storia dell'educazione fisica, CLEUP, 2001.

Arnold Peter J., Educazione motoria, sport e curricolo, Guerini e Associati, 2002.

Bona Marco, Castelnuovo Andrea, Monateri P. Luigi, La responsabilità civile nello sport, IPSOA, 1999.

 

Pagina precedente

Indice dei contributi