SPORT MANAGEMENT. STORIA DI UNA INNOVAZIONE
Assumendo il parametro tecnologico
(inteso come evoluzione del concetto scientifico della scoperta in applicazione
sul campo: cioè invenzione), l’esperienza del nostro progetto di
formazione sul Management sportivo non è di fatto una invenzione.
Se invece affrontiamo il discorso con il parametro dell’innovazione, un’esperienza
legata al susseguirsi di continui feedback basati sulla rielaborazione di un
concetto già espresso ma modificabile e migliorabile, allora forse abbiamo
portato qualcosa di nuovo nel panorama dell’offerta formativa ed educativa
in Italia.
Mi riferisco al progetto “Gestione società sportive dilettantistiche”,
un “corso lungo”, finanziato dal FSE (Fondo Sociale Europeo) in
Provincia di Arezzo nell’anno 2002.
Un intervento di formazione, dedicato a disoccupati con diploma di scuola media
superiore, della durata di 440 ore con un mix di attività in aula, stage
e project work in “azienda”.
L’idea, come dicevo in premessa, non è da considerarsi un’invenzione
ma, con una punta di orgoglio, la classificherei come innovazione.
Esistono svariati Master in giro per l’Italia. Dagli accreditati ASFOR
della Bocconi e della Luiss, alle esperienze meno prestigiose ma, mi dicono,
interessanti, dell’Università Statale di San Marino e Urbino.
Notoriamente un Master è rivolto a giovani laureati o a persone, anche
non laureate, già attive da un certo periodo di anni nel mondo del lavoro
che vogliono migliorarsi e migliorare la propria organizzazione.
L’offerta formativa delle Università appena menzionate è
pressappoco standardizzata su criteri di progettazione didattica omogenei quali:
lunghezza di circa un anno accademico (150 ore), possibilità di stage,
contenuti simili, placement presso grandi società sportive, soprattutto
del mondo calcistico. Soprattutto la caratteristica in comune riguarda l’orientamento
generale del percorso. Riferito quasi esclusivamente alle società professionistiche.
Si tende a formare un manager delle società sportive professionistiche,
che sappia svolgere un ruolo direttivo, coordinare la comunicazione, gestire
i rapporti con sponsor e fornitori. Rimane fuori, come ovvio, tutti quello che
è legato alla contrattualistica con gli atleti.
Ragionando sull’offerta, monitorata forse nella sua totalità, siamo
giunti alla intuizione che l’offerta non era poi così completa.
Abbiamo allora cercato di definire un nuovo approccio alla carenza dell’offerta
formativa nel settore allargando il campo di intervento.
Riformulando una premessa: che non è possibile limitare il ragionamento
alle sole società sportive professionistiche. Abbiamo tracciato un percorso
diverso, non alternativo ma compatibile: la costruzione di un percorso formativo
per operatori di società sportive dilettantistiche.
Esiste in Italia una miriade di piccole o piccolissime associazioni sportive
ma anche piccole società profit, che gestiscono business legati al mondo
dello sport.
Tutto questo panorama impegna risorse, gestisce pubblicità e iniziative
educative con il semplice ricorso al volontariato, anche laddove occorrerebbe
una seria preparazione gestionale e amministrativa.
Non solo per far “quadrare i conti” ma anche per ottimizzare l’impiego
di risorse, fornire servizi affidabili, progettare iniziative educative degne
di nota e sostanzialmente a pareggio.
Per essere chiari l’intervento voleva essere riferito ad associazioni
sportive dilettantistiche di sport minori ma anche del calcio, a palestre private,
a fitness centre e ad altri soggetti profit o non profit.
Per le caratteristiche della progettazione FSE ci siamo riferiti al mercato
provinciale, iniziando dapprima con una mappatura delle esigenze formative delle
decine di piccole società sportive della zona.
L’analisi dei fabbisogni era semplicemente basata su una serie di domande
sull’attività quotidiana di gestione. Venivano messi a nudo dei
punti critici quali, la gestione dei rapporti con le banche, la redazione del
bilancio, la gestione delle pubblicità, la gestione di progetti educativi
sullo sport. Per la relativamente piccola dimensione del mercato di riferimento
siamo riusciti, nel giro di un mese, a mappare il 40% del totale dei soggetti
operanti nel territorio.
Sostanzialmente le risposte sono state unanimi. Mancava una strutturazione minima
dell’amministrazione, mancavano controlli appropriati sulla gestione,
mancavano in molti casi i criteri di promozione e gestione dell’immagine
essenziali per avere credibilità nel mercato di riferimento. Un po’
meglio le società di gestione della palestre ma anche lì molta
improvvisazione nella tenuta dell’anagrafico clienti, l’organizzazione
delle attività e la promozione.
Non mi dilunga sui risultati dell’analisi, che come si vede presento solo
a sommi capi, per andare direttamente alla elaborazione del progetto e alla
sua gestione.
Con i dati ricavati abbiamo costruito un percorso modulare volto a formare operatori
con competenze trasversali sul processo di erogazione dei servizi e della gestione
amministrativa.
L’articolazione precisa, concordata anche con un esperto del Coni, che
ha funto da consulente nella progettazione formativa, è di seguito riportata:
Modulo 1 Organizzazione – 30 ore
Sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs 626)
Organizzazione aziendale
Modulo 2 Leve attivanti società informazione
– 30 ore
Informatica di base
Informatica applicata
Lingua inglese
Modulo 3 Alfabetizzazione sportiva – 40
ore
Storia dello sport
Discipline
Contrattualistica
Scuola e sport
Lo sport nel mondo
Modulo 4 Gestione amministrativa – 60
ore
Elementi di economia aziendale
Elementi di finanza aziendale
Controllo di gestione e contabilità analitica
Gestione pubblicità
Pianificazione aziendale e business plan
Modulo 5 Evoluzione del ruolo – 40 ore
Principi di telematica e navigazione in Internet
Tecniche e tecnologie realizzazioni web
Stage in strutture convenzionate
6 settimane presso associazioni o società sportive della zona
Project work
Realizzazione campagna pubblicitaria per la diffusione della cultura sportiva
in Provincia.
Così articolato il progetto è
stato presentato all’ente erogatore del FSE.
Una volta approvato siamo partiti con la promozione dell’iniziativa e
nel giro di poche settimane siamo giunti alla selezione per la definizione della
classe.
I dodici partecipanti hanno poi seguito tutto il percorso con interesse via
via crescente e con risultati encomiabili.
Abbiamo così formato degli esperti per la gestione di società
sportive dilettantistiche. Dei veri e propri manager che già in fase
di stage avevano messo le mani sulle criticità delle società coinvolte,
fra cui due società calcistiche di C2, la gloriosa palestra comunale
di pugilato della città, due palestre private, altre due società
calcistiche del campionato nazionale dilettanti e infine le società di
basket femminile di Arezzo e San Giovanni, rispettivamente militanti in A2 e
B.
Come si vede l’esperienza è stata applicata a società di
diversi settori sportivi con storie diverse e soprattutto con diversi bilanci.
Gli allievi hanno speso del loro per razionalizzare i processi interni, riqualificare
l’immagine, impostare politiche di reperimento delle risorse con criteri
di mercato.
Hanno avviato il lavoro non lo hanno concluso. Anche perché in sei settimane
non si fanno miracoli.
Ma i miracoli li faranno, perché tutti i protagonisti del percorso formativo
sono stati impiegati, con modalità diverse, nelle strutture dello stage.
Forse c’era bisogno di innovare.
Bibliografia
Bessone Mario, Casi e questioni di diritto privato. Vol. 20: La responsabilità nello sport, Giuffrè, 1999.
Barbieri Nicola Dalla ginnastica antica allo sport contemporaneo. Lineamenti di storia dell'educazione fisica, CLEUP, 2001.
Arnold Peter J., Educazione motoria, sport e curricolo, Guerini e Associati, 2002.
Bona Marco, Castelnuovo Andrea, Monateri P. Luigi, La responsabilità civile nello sport, IPSOA, 1999.