BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 09/02/2004

TI CAMBIO I CONNOTATI. BREVE SGUARDO SULLA FORMAZIONE CHE CAMBIA

di Emanuele Fontana

E’ ovvio come la formazione sia una esperienza di apprendimento svolta o “subita” nell’età adulta. Si sono affermati anche altri contesti ma comunque una prima definizione deve tener conto di questo principio.
Il concetto di formazione implica una definizione abbastanza rigida. Formare è plasmare, costringere quasi, a prendere forma. In sostanza la sintesi semantica del verbo formazione nel contesto aziendale si riferisce ad attività tese a plasmare un lavoratore per svolgere compiti propri di una mansione.
Nei processi di riorganizzazione aziendale, nelle sessioni di inserimento in azienda di neo assunti e in momenti di contingente cambiamento tecnologico, la formazione evidenzia la sua missione istituzionale mettendo in campo processi di trasformazione delle competenze individuali.
In un sistema organizzativo definito tutte le procedure formative assolvono o meglio assolvevano a questa funzione principale.
Da alcuni anni però il progresso tecnologico e soprattutto la rivoluzione informatica e telematica hanno decretato un radicale cambiamento negli scenari in cui si muovono le esperienze di formazione o più in generale le esperienze di apprendimento nell’età adulta.
In considerazione del fatto che il significato di formazione non è più lo stesso anche la terminologia in questo senso tende a non essere più sufficiente.
Per descrivere esperienze di apprendimento dell’età adulta sarebbe forse più opportuno ricorrere a termini come orientamento piuttosto che formazione.
Orientamento implica non più un plasmare, costringere in una forma ma diventano sinonimo di apertura, allargamento degli orizzonti.
Orientare al lavoro ma anche, e qui risiede il cambiamento, a vivere esperienze di apprendimento come momenti di arricchimento culturale oltre i classici cicli scolastici della scuola e dell’università.
Ad una prima analisi della domandi di formazione si nota che alle richieste vincolate dalla necessità di avere competenze spendibili in contesti specifici si affiancano richieste di formazione (orientamento) ad aspetti che non sembrano direttamente connessi allo sbocco lavorativo.
Fioccano infatti a livello di CFP (centri di formazione professionale) richieste che spesso esulano dal contesto di inserimento diretto nel mondo del lavoro. Spesso, l’esperienza di dirigere un CFP e il confronto con i colleghi di mezza Italia, me lo dicono, coloro che si rivolgono ad un CFP per avere formazione si orientano ad esperienze che non sono direttamente finalizzate al lavoro e che non vanno a completare i curricula gi acquisiti. Chiedono corsi, iniziative, momenti di confronto su aspetti generali della cultura. Quasi a delegare alla formazione le carenze che la scuola o l’università no hanno saputo colmare.
Si va verso un deciso ricorso alla formazione per la ricerca del benessere e della crescita personale anziché ricorre al corso per l’addestramento su specifiche tematiche che magari aprono possibilità lavorative immediate.
Il caso emblematico è l’interesse crescente per i corsi di sommelier che vedono parteciparvi in maggioranza cittadini non direttamente legati al mondo dell’enologia.
Ancora il corsi di informatica di base, telematica, i corsi che sviluppano la creatività sul web, non sono più fruiti da futuri addetti ma da liberi cittadini che vogliono risposte di arricchimento culturale piuttosto che inserimento nel mondo del lavoro.
Già negli anni 60 le grandi aziende fornivano programmi di formazione non direttamente connessi con l’addestramento professionale ma ora il discorso è diverso.
Prima ancora dell’entrata nel mondo del lavoro le persone chiedono orientamento, arricchimento del proprio bagaglio culturale senza interessarsi alla finalità lavorativa.
Si generano in questo modo istanze civili che chiedono di essere esaudite non più e non solo dalla scuola o dall’università perché c’è bisogno di modalità flessibili di organizzazione che i CFP, gli enti locali, le associazioni di categoria, i sindacati e perfino le piccole e medie imprese possono senza dubbio fornire.
Se è vero che siamo nella società della conoscenza è altrettanto vero che non è più possibile che enti di formazione, sindacati e imprese non si facciano carico, magari attraverso strutture delegate, di questi bisogni.
E’ fuor di dubbio che questi bisogni esistono, è necessario pertanto che tutti si facciano carico di promuovere e portare avanti iniziative di crescita personale. Tutti ne trarranno beneficio ed in particolare il sistema economico delle imprese potrà sfruttare queste dinamiche sotto due aspetti.
Da un lato è evidente che personale con interessi diversi ma colto, uscito da esperienze di arricchimento della cultura personale, sia più propenso ad imparare una specifica mansione. Sia in un certo senso formato ad apprendere.
Da una altra prospettiva c’è da considerare che la tanto richiamata flessibilità potrà finalmente essere perpetrata quando la forza lavoro anche a livello di competenze di base avrà a un bagaglio culturale più elevato anche se meno specialistico.
Se un operaio è anche un esperto di vini, perché è venuto nel mio CFP a formarsi su questo tema dopo il lavoro in fabbrica, avrà sviluppato una sensibilità, una cultura che gli potrà permettere di affrontare i momenti di flessibilità imposta con la consapevolezza di saper fare altro. Non avrà difficoltà a trovare impiego in una cantina, in un ristorante o lavorare in proprio.
Da queste brevi note emerge chiaro che la formazione non è più pensabile come solo ed esclusivo momento di addestramento al lavoro o nel lavoro. Da oggi in poi bisogna fare i conti con una domanda diversa, che verte sulla voglia di apprendere e di migliorasi delle persone.
Facendocene carico tutti, sindacati, associazioni di categoria, imprese enti locali, sapremo rispondere ad un quesito insistente della società della conoscenza diffusa: divenire tutti più colti.

Bibliografia.

C. Argyris – A. Schön , Apprendimento organizzativo, Guerini e associati, Milano, 1998.
F. Agli – A. Martini , Spazio, tempo, eventi, Armando Editore, Roma, 1989.
G. Bateson , Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1972.
S. Bergamini , Formazione e lavoro. Percorsi formativi e storie di vita di lavoratori e imprenditori dell’area veronese. Metodologia e risultati di ricerca, F. Angeli, Milano, 1998.
P.L. Berger e T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna, 1969.

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