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Pubblicato in data: 01/11/2004

THE CELTIC TIGER

di Emanuele Fontana

La Tigre Celtica. The Celtic Tiger per gli anglofoni. E’ questo il nic-name della nazione che ad oggi sembra essere la più dinamica a livello europeo. L’Irlanda delle patate e della pecore ha lasciato il posto ad un nuovo sistema paese che è in grado di attirare notevoli quantità di capitali stranieri grazie alla bassa tassazione sulle imprese, far insediare sul proprio territorio società multinazionali dei settori strategici dell’economia mondiale, grazie all’oggettivo vantaggio di parlare una lingua veicolare per il mondo industrializzato, e sfruttare in maniera efficace i trasferimenti della UE attraverso una attenta politica sociale.
All’origine del miracolo stanno due oggettivi vantaggi nella competizione fra paesi europei. L’inglese è la lingua veicolare per tutta la comunità del business mondiale, tanto che in tutte le multinazionali è la lingua ufficiale persino nel paese di origine della società (Es. Nokia originatasi in Finlandia ma che ha assunto la lingua inglese come idioma ufficiale anche nel proprio paese).

Parlare l’inglese significa poter conversare con tutti gli stakeholders in tutti i mercati del mondo senza distinzioni. Il fatto che l’inglese sia la lingua ufficiale degli irlandesi è noto quanto il fatto che comunque, per complicarsi la vita, abbiano scelto di adottare anche l’idioma gaelico. Ricco strumento di cultura, fra l’altro fino ad un certo punto, ma indubbiamente povero strumento di comunicazione per il mondo odierno. Fortunatamente però, a testimonianza del deterioramento del “valore” celtico, che da noi sembra un must di virilità più che un paradigma culturale del passato, gli irlandesi concedono al druidico idioma poca attenzione pratica parlandolo, come seconda lingua, in 25 casi su 100. La praticità vince comunque sempre su tutte le dietrologia. E non è un concetto qualunquista. Dai fatti si passa alla sovrastruttura, diceva uno che pose il proprio orgoglio al servizio della gente contro ogni qualunquismo.

Altro vantaggio strategico essenzialmente oggettivo è rappresentato dal fatto di essere stato un paese povero. A metà anni ’70, per non parlare dei periodi precedenti, era uno dei fanalini di coda dell’Europa virtuale di allora. A metà ’80 venne investita di un flusso enorme di fondi strutturali per ovviare alle deficienze di equità con gli altri paesi.
I fondi strutturali, un importante strumento per la realizzazione dell’equità delle condizioni a livello di singolo paese membro dell’UE, hanno generato un costante, progressivo miglioramento delle possibilità di sviluppo. Sono state create infrastrutture che prima non potevano essere realizzate. Con il ricorso ai contributi comunitari sono state create strutture governative, agenzie e imprese indipendenti sbilanciate a favore dell’innovazione di processo, di prodotto. Ad oggi l’Irlanda ha una infrastruttura telematica spaventosa. Le fibre ottiche permeano il paese da nord a sud. I cavi giungono nelle località di isolate già da alcuni anni. Insomma ci sono vere e proprie autostrade informatica percorse da miliardi di dati.

La proliferazione di progetti per inserimenti e reinserimento lavorativo ha generato conoscenza diffusa, innalzamento della scolarizzazione di base e lo sviluppo di un solido approccio alla life long learning sostenuto dal governo. Tutta una serie di iniziative e progetti efficaci, sobri, monitorabili nei risultati e misurati negli effetti specifici. Si consideri che ad oggi il tasso di disoccupazione è intorno al 2%.

Il fatto che gli abitanti dell’Irlanda siano non più di 4 milioni e mezzo, su un territorio vasto come tre regioni italiane grandi, completa lo scenario.
A tutto questo si è aggiunta una sana e coerente politica economica volta ad attirare investitori stranieri e avvantaggiare l’insediamento produttivo nel paese. Fatto sta che la Microsoft e la Intel hanno risposto immediatamente facendo della terra dei drudi i loro quartieri generali in Europa.
Naturalmente questo ha poi generato la proliferazione di aziende legate alle filiera dell’ICT e altre strutture di staff per l’erogazioni di servizi paralleli.
Improvvisamente, da 5 anni a questa parte, si sono riversati sull’Irlanda, flussi migratori consistenti. Avvenimento straordinario per un paese che dal 1845 al 1856 vide un quinto della propria popolazione partire per l’America in cerca di fortuna.

Meglio formarci qui. Ma è indubbio che la Celtic Tiger non si fermerà per un bel pezzo. Per dare il senso dell’aggressività del sistema paese Irlanda rimando ad un dato sulla tassazione della imprese risalente al 1996. La tigre ha spiccato da lì il suo balzo.


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