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Pubblicato in data: 13/03/2006

IL DISTRETTO RURALE COME MODALITA' DI VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI FLOROVIVAISTICHE

di Emanuele Fontana

Introduzione.

La Toscana è la prima regione d'Italia per la produzione di fiori e piante ornamentali. Si impone come leader indiscusso per il vivaismo ornamentale che ha la sua culla nella piana Pistoiese.

Da qui si estende in tante aree della Regione. La Toscana rappresenta per eterogeneità e qualità dei suoi prodotti un territorio unico in cui si possono trovare fiori e piante tipiche di tutte le zone del mondo da quelle tropicali coltivate in ambienti protetti a quelle dei climi freddi che si riscontrano nelle zone più interne e nella montagna appenninica.

Con la Legge Regionale n. 21 del 5 aprile 2004 la Regione Toscana ha proposto una disciplina organica del distretto rurale come modello di sviluppo di certe produzioni e territori.

La Legge Regionale n. 21/04.

Già dall’articolo 2 si definisce il distretto rurale come un sistema economico-territoriale avente caratteristiche riconducibili a:

Analogamente viene disciplinata la creazione del distretto con riferimento ad accordi fra soggetti pubblici e privati del sistema produttivo locale (art. 3).

Vi è poi la declinazione operativa che nei successivi 7 articoli indica modalità di realizzazione di accordi, progetti, monitoraggio delle attività di incentivo allo sviluppo locale e dotazione finanziaria per l’intervento regionale. In sostanza infatti la disciplina dei distretti rurali è una modalità per lo sviluppo locale incentivato da un forte intervento finanziario della Regione.

Anche se la dotazione per i primi due anni di attività non è troppo elevata quello che deve essere portato a regime è un modello di sviluppo locale attraverso appunto l’intervento pubblico.

In questa logica la Legge prevede all’art. 5 la creazione di un progetto economico-territoriale che tenga conto delle linee di sviluppo del settore e del territorio nel suo complesso. Devono essere definiti obiettivi e indicatori per il loro raggiungimento e deve essere relazionata annualmente ogni attività in questo senso.

Applicazione del concetto di distretto rurale al florovivaismo.

E’ evidente come un “comportamento aggregato deliberato” [Bellandi, 2003] configuri un sistema economico locale nel quale famiglie, imprese e istituzioni si muovono. La regione, facendo proprie istanze di analisi e progettazione della struttura economica locale identifica dinamiche di sistema al fine di poter rendere operativa una politica coerente di programmazione territoriale. La definizione di distretto è sostanzialmente una semplificazione terminologica che in questo contesto vuole significare un approccio di programmazione. Indipendentemente dalla caratteristiche di base di un distretto la Legge 21 sancisce il riconoscimento di un sistema locale, proprio per coordinare interventi e attività di programmazione.

La normativa sembra tener conto della articolazione fra divisione del lavoro e specializzazione nel sistema solo a fini identificativi di processi di aggregazione comuni. A livello questo livello l’identificazione scrupolosa di certe dinamiche e modalità organizzative tipiche del distretto non sembrano trovare evidenza. Si definisce un distretto rurale in funzione di modalità e compiti di programmazione locale senza tener conto effettivamente di valori, processi e ruoli identificativi dell’assetto distrettuale. E’ ovvio come questa impostazione serve ad una prima identificazione e non ha certo criteri analitici.

Nella definizione proposta dall’art. 2 si parla genericamente di omogeneità storico-tradizionale e di sistema locale come metodo più che come pratica di riconoscimento di un “distretto rurale”.

Indipendentemente da come vengono giocati i ruoli e le dinamiche rispetto a principio di efficienza e principio strategico come assi fondamentali sui quali si sviluppa il percorso di riconoscimento scientifico delle modalità organizzative delle imprese nei sistemi locali [Bellandi, 2003].

Risulta di conseguenza più opportuno parlare di sistema di produzione locale rispetto al settore floroviviaistico. Settore che ha le sue radici nella piana pistoiese.

Il sistema di produzione locale florovivaistico.

In termini di fatturato aggregato e di estensione di superficie il sistema florovivaistico localizzato nella piana pistoiese rappresenta unsettore importante della produzione agricola della Toscana e si pone come principale luogo di produzione della Regione.

La zona interessata dalla produzioni è quella a cavallo fra le province di Pistoia e Lucca (soprattutto nella zona di Viareggio) con dati aggregati di questa portata:

La produzione rappresenta il 40% della produzione complessiva nazionale;

Le aziende sono più di 2000;

La superficie lavorata è molto estesa e supera i 7500 ettari.

Questi numeri consentono al sistema locale di imporsi come area di interesse di interventi non solo legati alle proposte della L.R. 21 ma anche progetti e proposte di caratterizzazione strutturale svolte e coordinate dalla regione (interventi sulla viabilità, investimenti in infrastrutture in genere).

E' evidente che, anche per le sue caratteristiche di settore in espansione a livello europeo e mondiale, il florovivaismo è uno dei settori su cui la Regione Toscana può fondare lo sviluppo e la qualificazione dell'agricoltura.

Le principali produzioni sono fiori recisi e piante da appartamento e da giardino. Inoltre è in sensibile aumento la produzione di piante per grandi parchi come olivi e piante mediterranee di tutte le varietà e forme.

La domanda di fiori, dopo una lungo periodo di stanca (1995-2000) è ora in espansione. In continua espansione è invece la produzione di piante ornamentali di caratterizzazione mediterranea.

Nel contempo l’offerta si è adattata e le aziende del sistema producono grandi quantità di piante per tutto il mondo. In termini di fatturato aggregato si suddividono le due produzioni in percentuali rispettivamente del 30 e 70% (ARSIA, 2004).

Il distretto rurale così come inteso dalla Regione Toscana si presta ad una identificazione del sistema florovivaistico come sistema di produzione locale, aldilà della efficienza o meno della distinzione terminologica. Appare evidente come la Regione voglia incentivare politiche di sistema che consentano al sistema florovivaistico di sfruttare strumenti e opportunità soprattutto finanziarie.

Investimenti che ad oggi sembrano possibili, sempre nel settore agricolo, sono in questo sistema. Perlomeno se si pensa ad una mole intensa di interventi.

Adattamento del concetto al sistema.

Il distretto rurale della L. R. 21 può sovrapporsi in termini formali con il sistema florovivaistico contribuendo alla definizione di pratiche di investimento pubblico per lo sviluppo locale. Quello che si evidenzia dalla analisi della normativa è che il sistema florovivaistico può rappresentare un primo modello recettivo per la L. R.21. In altri territorio difatti non si assiste a dinamiche così vaste di modellizzazione a livello aggregato di imprese territorio. Né sul settore florovivaistico né, in genere nel sistema agronomico. Ogni territorio ha sue vocazioni e peculiarità che possono conformarsi alla definizione della L. R. 21 ma le dinamiche interne dei sistemi locali sono ben lontane da identificare forme di aggregazione o modelli di sistema produttivo locale.

La diversificazione della produzione e il forte radicamento territoriale consentono invece al sistema florovivaistico toscano di ripercorrere sentieri di sviluppo aggregato. Sulla base di queste considerazioni le aziende florovivaistiche rappresentano un primo modello di sviluppo locale del sistema agronomico della toscana sul quale si possono innestare future dinamiche di sviluppo strutturato.

Innegabilmente la volontà della L. R. 21 è quella di provare a rispondere a domande di programmazione economica locale per uno sviluppo omogeneo dei territori identificati con un certo prodotto. Volontà che non è solo propria del settore agronomico.

Il “distretto vivaistico pistoiese” si è costituito sulla base e per le indicazioni della Legge Regionale 21/04 in data 8/10/2004 alla presenza e cotto il coordinamento della Provincia di Pistoia. Ne fanno parte aziende, associazioni di categoria, sindacati, Regione e CCIAA.Nel piano di lavoro la necessità del massimo sforzo possibile per il coordinamento e lo sviluppo congiunto di tutte le attività agronomiche del settore florovivaistico.

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