BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 08/01/2007

FINANZIARIA

di Emanuele Fontana

Non è possibile che in Italia, ancora una volta unico paese europeo, si debba discutere, limare e centrifugare così a lungo una legge di bilancio. Quando in qualsiasi altra parte si discute accanitamente per una ventina di giorni e poi, finalmente, si manda ad effetto il provvedimento.

Non è più accettabile in termini di costi sociali, impegno politico, energia mentale di chi ci lavora, investimento mediatico, costo operativo netto che si dedichi così tanto alla legge di bilancio.

Lo strumento lo conosciamo, visto che è dal ’76 che “la finanziaria”, cioè la legge di bilancio che finanzia le attività dello stato per l’anno venturo, è l’unico strumento di programmazione a breve di cui dispone il paese. Sappiamo benissimo, tutti, che deve essere proposta alle camere entro il 31 ottobre di ogni anno e approvata entro il 31 dicembre. E’ noto come da essa dipendano le sorti di molti. Istituti giuridici, persone, enti, ecc.

Non è possibile però che debba diventare l’unico argomento dell’agenda politica per 3 mesi. L’unico vero evento da segnalare e approfondire sui media. Non può diventare l’unica ragion d’essere della nostra vita da cittadini confusi, imprenditori assillati, manager allarmati, professionisti isterici.

Ogni anno, ma quest’anno in particolar modo, si fanno previsioni in agosto, suonano campane allarmistiche in settembre e da ottobre a dicembre si discute e ci si accapiglia su tutto lo scibile umano che dovrebbe essere ricondotto ad una programmazione finanziaria organica. Un po’ NEP leninista, un po’ piano Marshall.

Addirittura vengono scomodate le dimostrazioni di piazza. Legittime, belle da vedere e fare, ma totalmente, drammaticamente inutili. Svolte per fare pressione su chi decide, pur sapendo benissimo che anche chi dovrebbe decidere:

1.Non conosce a fondo la materia;

2.Non ascolta se non il proprio amor proprio e il proprio partito (almeno una volta amor proprio e partito coincidevano….);

3.Non sa drammaticamente che fare.

E’ l’ora, per il buon vivere di tutti, che si faccia in modo di poter decidere di una pianificazione finanziaria, ancorché anacronistica, attraverso diversi strumenti, più snelli e completi. Mirati alle risorse e all’ottica del loro pieno impiego.

Non voglio suggerire niente, non sono in grado. Basta guardarsi un po’ in giro. Ad esempio in qualsiasi altro paese europeo dove vige una “finanziaria” simile, si votano solo le macrovoci di bilancio dello stato: non le migliaia di capitoli del bilancio, come avviene insulsamente qui. Già questo ridurrebbe di molto i tempi.

E’ pur vero d’altro canto che di qualcosa bisogna parlare. Mi riferisco ai media. Ma il mondo è così grande e complesso che si potrebbero benissimo trovare tanti altri delicati argomenti. Altrimenti sono solo esercizi di retorica.

Mi torna in mente costantemente quell’assessore di uno sperduto paese del centro Italia. Lo vidi un giorno andarsene a presenziare ad una riunione sulle “problematiche economiche generate dallo tsunami asiatico del 2004”. Cioè quell’uomo si fece un paio d’ore di riunione su un argomento così enorme, tragico, spaventoso che solo al pronunciarlo dovremmo strapparci i capelli. Se le fece in buona fede, ovvio. Con la buona fede del povero idiota che pensa di poter incidere su quell’immane tragedia parlandone con altri come lui in una stanza di un palazzo lontano migliaia di chilometri dal luogo dell’evento, senza poter disporre di niente che potesse aiutare a risolvere qualcosa.

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