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Pubblicato in data: 13/02/2000

MEZZI E MESSAGGI NELLA GRANDE RETE E NEL PICCOLO QUOTIDIANO

di Emanuele Fontana

La comunicazione è efficace nel momento in cui raggiunge lo scopo di recapitare un messaggio ad un ricevente, facendolo passare, il messaggio, attraverso un canale di trasmissione appropriato. L’ente che emette il messaggio rende efficace la sua azione se il messaggio è suscettibile di essere misurato in termini di comprensione.

Per quanto riguarda la chiarezza, traducibile in efficienza, è necessario una verifica che tenga conto dell’intero processo. La fonte emittente deve essere in grado di generare azioni di auto controllo nel momento dell’elaborazione e azioni di feed back sul ricevente.

Da questa impostazione scolastica e forse riduttiva della comunicazione in genere il messaggio è il contenuto che sostanzia il processo di comunicazione.

Complicando un po’ il ragionamento - e per complicarlo, come ormai tutti sanno,  basta applicare i concetti alla realtà ovvero cercare di paralizzare la realtà con delle determinazioni - un messaggio può anche proporsi in una funzione diversa da quella di contenuto.

Un messaggio, può cambiare, riformulare la funzione di un canale di trasmissione. Per dirla tutta può anche modulare le capacità ricettive del ricevente, ma qui si ritorna al contenuto, cioè a quello che il messaggio contiene.

Quello che invece fa a livello strutturale, intervenendo sul sistema, è il cambiamento del sistema stesso o di sotto sistemi che lo compongono, generando così nuovi adattamenti e nuove relazioni.

Impossibile non riconoscere in questo ragionamento un richiamo serrato alla complessità “canonica” dei sistemi viventi, applicata poi alle altre scienze.

Proprio di questo sconfinamento ha goduto la scienza della comunicazione, improntata alla gestione complessa di contenuti, mezzi, e soggetti.

E’ dalla relazione, complessa, fra questi elementi che il sistema comunicazione genera e rigenera sia contenuti che mezzi. Per i soggetti si parla di generazione e rigenerazione in termini di soggettività.

Un messaggio, cioè un contenuto organizzato in un prodotto che abbia un senso in termini di comunicazione, utilizza un mezzo di trasmissione ma quanta parte dell’azione va poi a modificare il mezzo stesso? Senza dubbio dipende dal mezzo ma anche dal messaggio.

Un mezzo può essere generato o rigenerato dal contenuto più o meno efficace del messaggio ma, se vogliamo approcciare la complessità delle relazioni nell’ambito dei processi di comunicazione, un messaggio agisce come leva di cambiamento sul mezzo prima del contenuto. Prima cioè che la decifrazione del contenuto palesi il suo senso.

La struttura del messaggio di per se presa, cambia, e lo fa in modo rilevante, il mezzo. E’ un cambiamento appunto a livello di forma, perciò agisce negli schemi di una sorta di percezione primaria. Utilizzando termini derivati dalla grafica computerizzata potremmo utilizzare il verbo apprezzare.

Il cambiamento nella percezione del messaggio traduce il mezzo in qualcosa che ha senso solo nel momento in cui trasporta quel messaggio, non altri.

Il messaggio per il semplice motivo di avere quella struttura diventa una fonte di stabilizzazione o destabilizzazione delle caratteristiche costitutive del mezzo.

L’esempio emblematico lo abbiamo di fronte quotidianamente: Internet.

Le news, le informazioni su quello che accade e che è accaduto - meglio limitarsi a questo, già sconfinato, campo di analisi, senza andare a disturbare le migliaia di altre interazioni culturali - sono il messaggio che struttura il mezzo. Le news su Internet sono, rispetto alle news proposte con altri mezzi, cosa altra, diversissima. Ma Internet è, anche per la presenza di quelle news, casa diversa, altra, da qualsiasi media.

Su internet le news appaiono con stili diversi rispetto a come appaiono per esempio in un quotidiano. E’ diversa la lunghezza, il linguaggio specifico, la grafica, le modalità in cui se ne fruisce, nonché il modo in cui si apprezzano visivamente.

La diversità nella strutturazione di un messaggio, attraverso il mezzo e oltre il mezzo, diviene funzione non solo del contenuto ma anche del mezzo stesso. Generando cambiamenti dentro il contenuto e nel mezzo di comunicazione.

Come funzionerebbe Internet senza che milioni di persone si collegassero ad esso per la sete, istintiva o ragionata, di conoscere gli ultimi accadimenti mondiali?

Non sarebbe così diretto, semplice, efficace, a volte monotono, se non fosse strutturato in modo da fornire tante e tali informazioni, quotidiane, orarie, e talvolta contemporanee, che ne strutturano la forma.

Non sarebbe quello che è se non portasse al suo interno le news. Ecco perché lo generano e lo rigenerano costantemente come mezzo di comunicazione.  

E un quotidiano? Un quotidiano di informazione si trasforma in una cosa diversa dal quotidiano di informazione, nel momento in cui il messaggio cambia. Ma non cambia nel contenuto. Cambia nella forma, nella struttura percettiva che lo rende messaggio. Esempio ne è il Corriere della Sera al venerdì. Il giornale fatto come l’abbiamo conosciuto da sempre diventa qualcosa di diverso il venerdì. Si trasforma in un bollettino di annunci economici, lasciando alle notizie uno spazio minimo, ritagliato fra i moduli dove campeggiano le ricerche di personale.

Qui il messaggio, aldilà del contenuto, rigenera il mezzo facendolo divenire altro.

Messaggio che cambia il mezzo, mezzo che a sua volta agisce sul messaggio. Il contenuto poi genera a sua volta altro. E i soggetti non stanno certo a guardare: percepiscono e rielaborano. Il sistema è necessariamente complesso. Ha bisogno di questa complessità per sopravvivere, per negare l’entropia.

Lecito è domandarsi adesso quanti a quali cambiamenti saranno generati per o con il messaggio e quali cambiamenti per o con il mezzo. Lasciamo stare tutte le problematiche legate poi ai soggetti ed alla soggettività in relazione al sistema comunicazione: qui la misurazione di cambiamenti diventa troppo complessa già nel momento in cui si cita.

Allora quali cambiamenti saranno generati dai mezzi di comunicazione e quanti dai messaggi? E quali cambiamenti? E il contenuto che propone? E le persone?

E’ noto che non vi sia risposta. Non esiste una risposta alla complessità.

Il modo di ragionare però deve tener conto, per non ridurre troppo grossolanamente, della propensione all’aumento della complessità nel momento in cui interagiscono dei sistemi. Il mezzo internet genera messaggio, i messaggi generano e rigenerano Internet. Lo stesso vale per i quotidiani che cambiano la loro funzione di generatori di cultura per divenire mercati. Fortunatamente aperti al cambiamento. Tutto cambia e si ricrea in una vegetazione che l’uomo può solo interpretare. 


Bibliografia

“L’arte di comunicare”, Carlo Majello, De Agostani-F.Angeli, Milano, 1993.
“Autopoiesi e cognizione”, R. Maturana, J. Varala, Marsilio, Venezia, 1985.
“Cattiva Maestra Televisione”, K.R. Popper, J. Condry, Reset, Milano, 1996.    

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