BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 29/03/2004

LA FORMAZIONE AZIENDALE INCONTRA L'ORIENTE CON IL TAI CHI CHUAN

di Daniela Fregosi

Nulla al mondo è più docile dell'acqua; più di essa nulla al mondo il duro erode. Vince il debole il forte e il molle il duro. Tutti lo sanno e nessuno lo pratica.

Lao Tse dal “Tao Te Ching”

Le riflessioni che seguono nascono da 12 anni d'esperienza nel campo della formazione aziendale come consulente, dall'interesse e dal credere nell'efficacia di una formazione che non sia solo quella tradizionale d'aula ed infine da oltre 2 anni di pratica del tai chi chuan , disciplina psicofisica cinese. Praticando tai chi chuan non ho potuto evitare di cogliere le innumerevoli implicazioni e metafore formative non solo rispetto alla vita personale ma anche in riferimento al proprio vivere l'azienda ed interpretare il ruolo professionale. E' necessario però chiarire alcune premesse prima di proseguire:

•  Le considerazioni che seguiranno sono finalizzate ad un uso metaforico del tai chi chuan in azienda allo scopo di sviluppare precise competenze professionali che rappresentano l'obiettivo formativo (l'obiettivo non è quindi l'insegnamento della pratica del tai chi chuan in sé che rappresenta una scelta di vita personale e richiederebbe comunque anni ed anni di apprendimento).

•  L'uso del tai chi chuan a scopo formativo non richiede l'adesione ai principi del taoismo, sua fonte filosofica ispiratrice (che rappresenta comunque un modo di pensare e vivere la vita e non una religione).

•  Il tai chi chuan può essere utilizzato da chiunque (anche da persone di una certa età) perché non ci sono prerequisiti fisici richiesti.

•  Il tai chi chuan , pur essendo anche un'arte marziale, è una disciplina che salvaguardia la sicurezza fisica dei partecipanti in quanto non fa uso della forza muscolare come le altre arti marziali esterne ma semplicemente della propria energia interna. I movimenti sono lenti ed armonici.

Ma chiariamo meglio che cos'è il tai chi chuan . Antica disciplina psicofisica cinese basata sui principi della filosofia taoista può essere definita come forma di ginnastica dolce, metodo terapeutico basato sui principi della medicina tradizionale cinese, arte marziale interna (che non usa la forza muscolare ma l'energia interna che ognuno di noi possiede), così come forma di meditazione. Il Tai Chi Chuan metodologicamente considera l'adulto in apprendimento nella sua unità mente-corpo utilizzando l'esperienza fisica come come fonte di apprendimento da tradurre e decodificare poi anche per la mente e viceversa. Questa modalità presenta il vantaggio creare un apprendimento più concreto, veloce,  stabile nel tempo e significativo proprio perché viene coinvolto tutto il sistema mente-corpo all'interno di una formazione che presenta una visione olistica della persona e dell'apprendimento. Un apprendimento che passa dal corpo, inoltre, è l'unico che permetta un vero confronto con le conseguenze dirette dei propri comportamenti e quindi aumenta la possibilità, passando attraverso l'autoconsapevolezza di essi, di innescare un meccanismo di cambiamento. Nel tai chi chuan , quindi, qualsiasi apprendimento sul proprio comportamento e sul modo di relazionarsi con gli altri passa da un'esperienza vissuta con il proprio corpo attraverso una numerosa serie di esercizi.

La possibilità di legare alcuni degli esercizi proposti dal tai chi chuan al contesto lavorativo è collegata alle potenzialità della loro dimensione metaforica. Di seguito elenco alcune delle pratiche che maggiormente contengono una metafora organizzativa e si prestano ad essere usate all'interno di interventi formativi:

•  Posizioni fisiche statiche e dinamiche ( Qi Gong ) individuate allo scopo di sviluppare la percezione/conoscenza del proprio corpo facilitando il riconoscimento dei segnali che esso invia sulle proprie rigidità, tensioni, ansie e quindi la conoscenza di se stessi.

•  Tecniche di visualizzazione creativa allo scopo di acquisire consapevolezza su come la mente ed il pensiero possano influire e determinare il conseguimento dei nostro obiettivi.

•  Tecniche per la gestione delle rigidità fisiche e delle difficoltà emotive (posizioni fisiche statiche o dinamiche per capire la differenza tra rigidità e lasciarsi andare, tra aprirsi e chiudersi agli altri, tra avere paura e fidarsi dell'altro, ecc…).

•  Posture fisiche ( Yi Gong ) che, metaforicamente, sono collegate ad una migliore capacità di conseguire i propri obiettivi attraverso una maggiore attenzione al processo (si sviluppa la chiarezza mentale, la volontà, la capacità di fare “vuoto” dentro di sé per non forzare troppo l'intenzione verso il risultato finale).

•  Esercizi in coppia per comprendere meglio i propri schemi mentali e gli atteggiamenti/comportamenti che tendiamo ad adottare con gli altri, soprattutto in situazioni di difficoltà (per esempio uno degli esercizi di coppia più utilizzato è il test dell'energia dove una persona, con una leggera pressione della mano via via crescente, aiuta il compagno a percepire la stabilità fisica, e quindi emotiva, della postura assunta).

•  Singole sequenze della Forma della Famiglia Yang (successione di posizione predefinite da ripetersi sempre esattamente nella stessa sequenza in modo lento, fluido e continuo). Ogni posizione della Forma corrisponde ad un'applicazione marziale (rappresenta quindi un metodo per reagire e gestire un attacco). Per esempio la posizione loi (ritirarsi ruotando) può essere sfruttata per sensibilizzare i partecipanti a non resistere o tentare la fuga di fronte all'aggressività (fisica e verbale) dell'altro ma ad accoglierlo e neutralizzarlo.

•  Tui Shou: Si tratta di una pratica a coppie chiamata anche "spinta con le mani" fondamentale come esercizio di comunicazione interpersonale, ascolto dell'altro ed adattamento flessibile del proprio comportamento ai movimenti del compagno. Durante tale esercizio i due partecipanti sono posti in piedi l'uno di fronte all'altro ed entrano in contatto appoggiando il polso della mano destra a quello dell'altro. Alternativamente ogni partecipante spinge con la mano in avanti mentre l'altro lo accoglie neutralizzandolo ed iniziando successivamente a sua volta a spingere.Durante tale esercizio si cerca di entrare in contatto con il proprio partner in maniera morbida ed armoniosa, per stabilire una sorta di equilibrio dinamico. L'insieme costituito da due persone che praticano il Tui Shou correttamente, modificando in modo complementare il proprio stato yin-yang, in un movimento oscillatorio senza fine, è forse una delle più fedeli rappresentazioni viventi del "Tai Chi". Questa pratica rappresenta a tutti gli effetti uno degli esercizi più “potenti” del Tai Chi Chuan dal punto di vista formativo. Si tratta di un eccellente strumento di auto-osservazione, autoconsapevolezza ed ascolto di se stessi, del proprio modo di spingere l'altro, delle sensazioni e dei pensieri provati mentre si effettua la spinta (per esempio la spinta è troppo leggera?, si ha paura della propria aggressività? oppure è troppo forte ed eccessiva rispetto all'obiettivo che si vuole raggiungere?) o mentre la si riceve (per esempio ci si chiude, si indietreggia, si resiste irrigidendosi oppure ci si apre accogliendo ed assorbendo l'altro, si accetta l'altro mantenendo stabilità fisica ed equilibrio emotivo?). E' chiaro, quindi, come questo esercizio possa essere utilizzato per far emergere blocchi, resistenze, dinamiche che caratterizzano il singolo e la sua relazione con gli altri, soprattutto gli interlocutori vissuti come "nemici" (capi, colleghi, clienti...). Lo stesso atteggiamento che il partecipante evidenzia nei confronti dell'esercizio stesso può essere utilizzato a scopo formativo: si sta in silenzio cercando di capire il proprio comportamento e le reazioni dell'altro?, si parla, magari anche del più e del meno, per mascherare l'ansia che l'esperienza può far emergere?, si vede l'altro come un nemico o come una possibile fonte di apprendimento?. Grazie al Tui Shou il partecipante può a concentrarsi su se stesso, divenire sempre più stabile (fisicamente e psicologicamente), ascoltare l'altro adattandosi ai suoi comportamenti.

Di seguito un elenco (non esaustivo) delle competenze professionali che meglio si prestano ad essere sviluppate attraverso l'uso del tai chi chuan:

a) Flessibilità (allenare a cogliere i segnali deboli per modificare la propria azione/strategia nei confronti dell'altro; portare a rivedere le proprie posizioni ed a cambiare i piani/azioni per adattarsi alla situazione/persona; stimolare a riconosce il “nuovo” e l'imprevisto come opportunità di apprendimento; sviluppare la capacità di uscire da vincoli/regole (soprattutto autoimposte) a favore di comportamenti orientati alla discrezionalità; favorire il riconoscimento e l'accettazione dei comportamenti diversi dal proprio).

b) Equilibrio emotivo (aumentare la consapevolezza degli effetti distruttivi di comportamenti di contrattacco diretto nei confronti delle modalità aggressive dell'altro; aiutare ad individuare comportamenti più costruttivi alternativi alla fuga o al contrattacco; allenare a rimane calmi anche in situazioni di stress senza reagire impulsivamente ma in modo costruttivo per non interferire nel conseguimento dei risultati; aumentare l'autoconsapevolezza ed il riconoscimento dei propri limiti e delle proprie possibilità).

c) Ascolto empatico (aumentare la sensibilità e la comprensione degli stati d'animo e sentimenti dell'altro; spingere a cercare di comprendere le ragioni del comportamento altrui; allenare alla lettura dei comportamenti non verbali dell'altro; sviluppare la capacità di prevede, grazie all'ascolto ed all'osservazione, le reazioni degli altri e risponde adeguatamente).

d) Orientamento al risultato e tenacia (sviluppare la capacità di direzionare la propria volontà in maniera efficace; favorire il perseverare nel raggiungimento degli obiettivi attraverso l'utilizzo delle difficoltà incontrate come fonte di apprendimento; aiutare a porsi obbiettivi sfidanti superando le precedenti conquiste; stimolare ad operare con continuità mantenendo un buon ritmo di lavoro e reggendo impegni prolungati nel tempo; favorire la ricerca del miglioramento e della qualità nella propria prestazione; aiutare a sviluppare la concentrazione anche in un ambiente disturbato focalizzandosi sull'obiettivo pur mantenendosi vigili sulle altre variabili).

Il tai chi chuan può essere impiegato per sviluppare singole competenze chiave (o gruppi di competenze) nei confronti di utenti finali che possono essere professionalità chiamate a gestire le relazioni con l'altro come addetti di front-end, responsabili di risorse umane, venditori e perché no, anche formatori. L'uso del tai chi chuan può essere proficuo anche per singoli manager, imprenditori, professionisti che intendano sviluppare le loro capacità professionali e/o trasversali all'interno di interventi formativi interaziendali o in percorsi di coaching individuale.

E' chiaro come, in un'attività formativa che utilizza una metafora, la presenza e la qualità del processo di traduzione e decodifica al termine delle attività pratiche (debriefing) sia assolutamente determinante per differenziare la qualità di un intervento di formazione da un divertente ed alternativo weekend new age pseudomeditativo ed antistress. Un efficace debriefing dovrà contenere l'analisi dei vissuti a caldo dopo le esperienze pratiche; la rievocazione dei fatti; l'analisi del processo ed interpretazione dei fatti; il trasferimento di principi e tecniche nel contesto professionale di riferimento.

La rassegna di ipotesi di lavoro non vuole essere ovviamente esaustiva rispetto ad un campo di sperimentazione che risulta estremamente vasto. Il tai chi chuan , infatti, raccoglie un'infinità di tecniche, esercizi e possibili metafore formative a cui attingere. Fermamente convinta delle potenzialità formative di questa disciplina e che ormai l'oriente è in occidente e viceversa, continuo ad interrogarmi, riflettere e sperimentare in merito. Ed a praticare tai chi chuan .


Per approfondire:

Associazione LIN www.taichigrosseto.it

Jou Tsung Hwa, Il Tao del Tai Chi Chuan , Ubaldini

Lao Tze, Tao Te Ching. Il libro della Via e della Virtù , a cura di J.J.L. Duyvendak, Adelphi

Francesco Casaretti, Taoismo una via femminile alla conoscenza , Sperling & Kupfer

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