BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 14/06/2010

TWITTARE

di Nicola Gaiarin

Su tutto ciò di cui non si può twittare occorre tacere
LudwigWittgenstein IV

 

Immaginiamo una situazione vicina a quelle che Philip K. Dick avrebbe chiamato ucronie. Siamo in uno scenario di guerra. Impegnati in una missione di peacekeeping in Medio Oriente, i soldati che fanno parte del contingente austriaco dell'ONU vengono attaccati da un gruppo di guerriglieri. Un colpo di RPG ha appena messo fuori uso uno dei blindati utilizzati abitualmente per le missioni di pattugliamento. I soldati saltano fuori dal mezzo ormai in fiamme e si rifugiano in una buca nella sabbia, sul bordo della strada. Colpi di kalashnikov che arrivano da tutte le parti, proiettili di mortaio che cadono da una collina poco distante. Mentre i commilitoni cercano di abbozzare una parvenza di difesa, uno di loro si blocca. Ha un'idea. Tira fuori da una tasca del giubbotto mimetico il BlackBerry, da cui non si separa mai e che è riuscito a portare in missione, trasgredendo qualche migliaio di regolamenti. Indifferente al pericolo, concentrato su un ragionamento che evidentemente  aveva cominciato a sviluppare prima che il blindato venisse attaccato, digita sulla piccola tastiera una frase che potrebbe suonare più o meno così: "Il mondo è tutto ciò che accade". Il  nome di quel soldato austriaco è Ludwig Wittgenstein IV.
Il lettore avrà sicuramente riconosciuto in questa frase il celebre incipit del Tractatus Logico Philosophicus, scritto dall'altro Wittgenstein, quello vero, nelle trincee della Prima guerra mondiale. Nei paradossi delle ucronie, ovviamente rimarrebbero alcuni punti irrisolti. Se immaginiamo un mondo in cui il Tractatus deve ancora essere scritto, si tratterebbe sicuramente di un mondo in cui la filosofia si sarebbe sviluppata in direzioni diverse. Forse non avrebbe più senso scriverlo. Forse sarebbe già stato scritto, da qualcun altro. Forse saremmo in una situazione alla Borges, in cui Ludwig Wittgenstein IV sta semplicemente riscrivendo il Tractatus in modo letterale, compiendo un'operazione metafilosofica o intraprendendo un gioco di ripetizioni come quello descritto in Pierre Menard autore del Chisciotte.
In ogni caso, postando la sua frase su Twitter, potrebbe fare arrivare il messaggio alla sua rete di contatti (magari ci potrebbe essere un discendente di Bertrand Russell, pronto a ritwittare, cioè a girare il messaggio dell'austriaco alla propria rete di contatti, diffondendo rapidamente su scala planetaria la frase "Il mondo è tutto ciò che accade" e mettendo a parte la comunità filosofica internazionale del fatto che un nuovo genio è nato e che, speriamo, non è morto, centrato magari dal fuoco amico).
Potremmo poi immaginare una serie di altri scenari. Ludwig sopravvive, e continua a postare su Twitter le altre proposizioni del Tractatus (fate la prova contando le battute, buona parte del testo delle proposizioni potrebbe stare comodamente nei canonici 140 caratteri di Twitter). Il discendente di Russell, riconoscendo il genio del collega potrebbe in realtà essere un Russell maligno, pronto a trascrivere i messaggi ma intenzionato, dopo aver stretto un accordo truffaldino con gli altri destinari, a non ritwittare il post, per appropriarsi del testo nel caso in cui Ludwig cadesse in azione.
In ogni caso, ci troviamo in uno scenario possibile, per quanto improbabile. Forse più plausibile sarebbe il caso di Nietzsche, che, in preda a un attacco di querulomania, avendo a disposizione un computer, avrebbe potuto inviare i biglietti della follia torinesi a tutti i suoi conoscenti (oppure li avrebbe postati direttamente sul suo blog, a firma "Dioniso" o "Il crocifisso"). O che avrebbe potuto riprendere col telefonino il cavallo maltrattato dal carrettiere in piazza Carlo Alberto, inviando il filmato a qualche amico, oppure caricandolo su YouTube. Al di là dell'aneddoto, potremmo incontrare qui tutti i problemi squisitamente filosofici sollevati da Jacques Derrida in Sproni. Se vale la pena chiedersi cosa ce ne facciamo della frase "Ho dimenticato il mio ombrello" o della lista della spesa trovata tra i frammenti inediti di Nietzsche, allora potrebbe essere interessante chiedersi quale statuto dare a frammenti editi, come quelli, appunto, postati su Twitter, di un filosofo. O dei post usciti sul suo blog oppure, ancora, dei commenti postati sul blog di qualcun altro. Siamo nel pieno della riflessione sulla scrittura e sul destinatario. Abbiamo a che fare con lettere che arrivano (o non arrivano) a destinazione. Con le deviazioni che costituiscono la traiettoria della scrittura (qual è il destinatario "giusto" di un messaggio postato su Twitter, ad esempio?). Con l'impatto della tecnologia sulla scrittura o con la sopravvivenza della scrittura come tecnologia fondamentale rispetto a qualsiasi device informatico sopravvenuto in seguito.

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