BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 15/03/2004

ESSERE O NO
di Loredana Galassini

Una persona a me cara, mi spediva qualche sera fa, un e-mail in cui diceva “mi viene di parlarti della traduzione di Amleto che ha fatto Mario Luzi; la trovo straordinaria.
Per esempio il ...to be or not to be…, tradotto sempre "essere o non essere?", Luzi lo traduce..."essere o no?"
Non commento la sottile ma enorme differenza: sostituisci essere con amare e gli orizzonti diventano infiniti.
Avevamo prima Montale che nel monologo iniziato con...to be or not to be… traduceva :...Morire, dormire, nulla più...questa è la consunzione da invocare devotamente....
Mentre Luzi...Beh, morire, dormire...sarebbe una soluzione ardentemente da invocare..."
Soffermandoci un attimo su “essere o no”, ci accorgiamo che il più delle volte ci lasciamo affibbiare un’errata identificazione di noi stessi e che spesso finiamo per cadere nell’angosciosa e angosciante condizione di chi lotta, soffre e magari muore, per conseguire gli scopi di qualcun altro.
Essere o no?
Lo spreco di attenzione e di energia che gli accadimenti di tutti i giorni, ineluttabilmente portati avanti dalla macchina mediatica del potere, ci fa dimenticare che noi non siamo padri, madri, professionisti, lavoratori, figli, consumatori, ma svolgiamo temporaneamente la funzione di…così come sappiamo, più o meno consapevolmente, che non siamo felici o infelici, scontenti, depressi o arrabbiati, ma che viviamo un’infinità di identificazioni temporanee. Ma chi siamo?
Sull’architrave del tempio di Delfi era scritto “Conosci te stesso”, ma cosa significa essere o no, se poi la pedagogia dell’assenza da noi stessi, praticata quotidianamente nel modello unico dominante, devia verso la schiavitù delle menti e dei corpi?
“Che senso ha – ha scritto il lama Ngakpa Chogyam – fare tanta strada, tanti sforzi, solo per ritrovarsi in un altro stato limitato dell’essere, con in più una sensibilità estremamente acuita per…gustare meglio le occasioni di estrema sofferenza che l’attuale situazione mondiale ci propina senza soluzione di continuità?”
Per metabolizzare l’angoscia che risveglia “essere o no”, c’è bisogno di una soluzione pratica per il presente, oltre che un motivo di speranza per il futuro. Solo incrementando la nostra “misura umana”, la nostra capacità di amare, si potrà compiere una vera e propria evoluzione antropologica e smettere di soffocare all’interno di modelli mentali articolati sulla base di miti inadeguati, di impoverimento mentale che conducono la specie verso i comportamenti precocemente demenziali.
La produzione di infelicità è la vera economia globale che funziona su tutto il pianeta, ma non si tratta di studiare a tavolino formule più o meno astratte o utopiche, ma di “praticare” quotidianamente la comprensione, di e-ducere ovvero tirar fuori le qualità che producono empatia e corrente calda capace di sprigionare energia vitale nelle relazioni tra esseri umani. Essere è esistere, ma per cambiare la nostra percezione della realtà, dobbiamo imparare a conoscere la nostra sostanza, liberandoci da cognizioni obsolete che non ci permettono di amare.

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