BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 18/03/2002

GLOBALE, LOCALE, SINGOLARE

di Loredana Galassini

Franco Bolelli ha lanciato la sfida verso due tabù della comunicazione: la globalizzazione intesa solo come pratica economica neoliberista e l'antiamericanismo culturale.
"piùmondi" edito da Baldini&Castoldi 1 ci racconta che non dobbiamo accettare l'identificazione dell'umanità nella versione più mediocre, più piatta, altrimenti non si riesce a cogliere "il grande potere (personale e condiviso) degli esseri umani" e che "a un'umanità inerte, o soltanto rabbiosa, o paralizzata nel vittimismo, puoi dare tutti i diritti del pianeta ma sarà sempre preda dei poteri esterni (siano essi locali, globali o extraterrestri) proprio perché sarà sempre preda della propria debolezza". E, invece, per Franco Bolelli, bisogna riesercitare il potere umano e vitale perché "nel nuovo universo comunicativo, la merce più preziosa è la relazione. E' la vastità e la ricchezza dei contatti, degli incontri, degli scambi, delle possibilità di combinare informazioni, visioni, energie, e tutta la ricchezza dell'esperienza vitale".
Sembra Porto Alegre, sembrano le manifestazioni sempre più internazionaliste, ma ancora non è chiaro se i noglobal sono global o meno, mentre per l'autore è chiaro che "per imparare la globalità dobbiamo innanzitutto imparare a mescolare il globale con il nostro locale e il nostro singolare" e parla dell'energia calda che si sprigiona nella relazione umana e del fatto che molta parte della cultura contemporanea planetaria "scaturisce dalle combinazioni di mondi molteplici".
L'America. "l'America è fin dal principio sospinta dal vento di una radicalità non logica ma biologica" perché in America "le regole creano -per metabolismo- le proprie eccezioni". Ma anche l'America è un "locale più grande e più avanzato degli altri", ma un locale.
Il mondo globale è tutto da scoprire, da inventare e stiamo tracciando la nostra epica.

CINQUE DOMANDE ALL'AUTORE

In un momento in cui le conflittualità esplodono drammaticamente in ogni parte del mondo, lei, Franco Bolelli, parla di esseri umani espansi, poteri personali e planetari, di una percezione fisica dell'onda evolutiva della specie che porterà l'umanità, se sarà capace di cavalcarla, ad una ricchezza di carattere diverso per tutti. Dice sul serio?

Dico dannatamente sul serio. Io ho la fortuna di essere ogni giorno in
contatto con centinaia di esseri umani che sono proprio così, che creano,
progettano, mettono al mondo, accendono fuochi, esprimono potenza vitale.
Non credo siano figure geniali isolate, semplicemente esprimono una
ricchezza che è negli esseri umani, solo che non è allenata. Proprio in un
momento così drammatico, si tratta di portare alla luce e di evidenziare chi
esprime questa ricchezza. per rivelare esemplarmente che si può avere una
relazione con il mondo molto, molto superiore alla rassegnazione o al
risentimento.


Lei dice che la relazione è la merce più preziosa. Quando parla di suo figlio Daniele, parla di relazione. Anche quella mercificata?

Credo che dobbiamo imparare ad abbracciare la complessità delle cose, la
loro totalità. Faccio un esempio: io ho un carattere molto, molto forte, che
è una bella cosa ma è anche un gran pasticcio, in particolare per gli altri.
Oppure, tutti gli amori intensi si portano dietro anche contrasti e
drammaticità. ma non per questo li buttiamo via. La relazione è il
fondamento dell'essenza umana, nel bene e nel male. Ci sono le relazioni
mercificate? certo, accidenti. ma mi hanno insegnato che buttar via il
bambino con l'acqua sporca....


"Con il paradosso conquistiamo il terzo occhio, il quinto punto cardinale". E, scrive ancora, il paradosso "è quando il pensiero non sente il bisogno di difendersi". E, finalmente, espandersi.

Sì, credo davvero che i pionieri, i surfer, gli esploratori, le menti
paradossali, siano il prototipo dell'evoluzione. Detesto che tutto questo
-che è assolutamente essenziale- sia catalogato come bizzarria,
avanguardia, trasgressione, e quella roba lì. Il paradosso non è una
stranezza, è il metabolismo stesso del progetto vitale, che procede da
sempre per squilibri, per slanci e ripiegamenti, mai attraverso la stasi e
le categorie logiche. Il paradosso è il modo di sentire più in sintonia con
la ricchezza del mondo senza confini e degli umani senza confini.


Nel suo libro usa volutamente il desueto termine "matrimoni" per raccontare l'incontro tra mondi. Poi si dichiara con impudenza un uomo con le palle. Sono provocazioni?

No, sì, non so. Sì, ho davvero le palle, ho coraggio e carattere. E poi
sono fragile, pasticciato, scostante. "Matrimonio" è qualcosa di più di un
legame o di un vincolo: parlo di matrimoni di mondi per dire che è nel
contatto, nella combinazione imprevista, che si accende qualcosa di
superiore. Non ho teorie sul matrimonio fra umani, solo esperienze. Non ce
n'è uno uguale a un altro, le cose che vanno bene per me non vanno bene per
altri. A me comunque piacciono i matrimoni in case separate...


Com'è "il mondo vissuto non come una formula ma come un'energia?

Voglio dire che chiudere il progetto vitale in uno schema (ideologico,
politico, religioso,culturale, ...) non è una buona cosa. A me interessa
tutto ciò che accende -in sé e negli altri- energie, potenza, desiderio,
slancio. Tutto ciò che attiva la nostra forza di creazione. non si tratta né
di interpretare il mondo -come fanno gli intellettuali- né soltanto di
cambiarlo: si tratta di crearlo, concretamente, materialmente. ma già lo
stiamo facendo: quando il movimento dice "un altro mondo è possibile" dice
una cosa vecchia.... perché molti altri mondi sono non soltanto possibili ma
già esistenti... sono quelli creati appunto da chi ogni giorno inventa
progetti, eventi, gesti, energie, e li mette in condivisione.


1 Franco Bolelli, Più Mondi, come e perché diventare globali, Baldini&Castoldi, 2002.

Pagina precedente

Indice dei contributi