L'IMPRESA
DELLO SPIRITO
di Loredana Galassini
Gestire, amministrare.
Programma di sviluppo, idea di movimento. Organizzazione. Dappertutto ci sono
fermenti in questo senso, sia a destra che a sinistra, sia tra globalizzanti,
non globalizzanti e inglobalizzanti. Sarebbe il caso di tenerlo presente sempre
quando si entra in relazione con gli altri.
Singolarmente siamo disponibili alle aperture, alle scoperte. E' vero, ci chiudiamo
tutti i giorni per ore dentro delle automobili, ma acquistiamo la velocità,
la mobilità autonoma di chi guida la propria vettura. Adesso, certa scienza,
ci promette addirittura l'immortalità attraverso mescolamenti di cellule,
microcellule e quant'altro. Se poi non ci riesce, passiamo proprio a diventare
macchine, così risolviamo il problema all'origine: estinzione. E come
macchine non soffriremmo neanche l'inquinamento..
Nel film di Steven Spielberg, "Intelligenza Artificiale", dei flessuosi
extraterresti cercano di studiare il robot-bambino perché vorrebbero
capire che fine ha fatto lo spirito dell'uomo. Scomparso addirittura prima ancora
che morisse l'ultimo uomo.
Gestire, amministrare. Programma di sviluppo, idea di movimento. Organizzazione.
Sempre nel film, l'uomo contro, quello che si accorgeva di come le macchine
sostituissero il "sentire" più profondo, aveva trasformato
in uno spettacolo terrificante e crudele la distruzione delle macchine. Uno
spettacolo che alimentava l'odio, il disprezzo, la crudele volgarità.
Ebbene, gli spettatori reagiscono diversamente e tanta cattiveria suscita pietà,
compassione, anche se il gestore continua a gridare "è proprio questo,
il trucco, farli tanto simili a noi che li difendiamo".
Penso che singolarmente le persone potrebbero cominciare a prendere in considerazione
l'idea di ragionare con la propria testa su gestione, amministrazione, programmi
di sviluppo, idee di movimento e organizzazioni.
Gestire la propria vita o un'azienda non comporta grandi differenze se si guarda
ad un solo modello di sviluppo. Organizzare consumi e modelli trabant per garantire
il passaggio della specie e dell'ambiente ad altre forme di economia, può
essere un'idea di movimento, globalizzata ma efficace. D'altronde il capitalismo,
il postfordismo, il neoliberismo (ogni nome ha sfumature diverse) vuole imporre
il pensiero unico e usa tutti i mezzi per riuscirci. Fa robot-talebani così
brutti che quando comincia lo spettacolo sono pochi quelli che provano pietà
e vogliono salvare no Bin Laden, ma la bambina dai grandi occhi scuri, profondi
come il dolore di avere davanti un futuro di arti artificiali.
L'invenzione di nuovi modi di vivere, di organizzarsi e di continuare a svilupparsi
non può prescindere dall'essere umano inteso singolarmente. Il millennio
delle masse è tramontato e avanzano, come è termine corrente,
le moltitudini che sono composte da singoli che hanno la loro vita, i loro affetti,
le loro differenze e la loro bellezza.
Condividere è il nuovo capitale, la nuova bibbia. Il futuro.
Per ora condividiamo solo smog, ma impareremo ad organizzarci per combattere
l'inquinamento e fare scelte energetiche diverse, anche andare a piedi, se non
ci sono idee migliori. Per ora siamo circondati da bombe ma come dice Bertold
Brecht: "Generale, il tuo carro armato è una macchina potente./Spiana
un bosco e sfracella cento uomini./Ma ha un difetto: ha bisogno di un carrista./Generale,
il tuo bombardiere è potente./Vola giù più rapido d'una
tempesta e porta più di un elefante./Ma ha un difetto: ha bisogno di
un meccanico./Generale, l'uomo fa di tutto./ Può volare e può
uccidere./Ma ha un difetto: può pensare".
Condividere un'idea di pace è l'unico modo, il modello unico per risolvere
il problema della fame o dell'abbondanza nel mondo, il problema della giustizia.
Della libertà nella differenza, del particolare nel generale, per eliminare
lo smog, salvare gli alberi e amare con rispetto le altre forme di vita.
La pace non è un sentimento, ma un modello di sviluppo. La pace non è
ancora amore, ma una transizione, una nuova economia, una nuova organizzazione.
Fare la pace è il gesto che indichiamo ai nostri bambini quando vivono
un contrasto dovuto all'aggressività, che pure esiste ed è una
molla dell'esistere. Ma fare la pace è educazione ed è questo
lo sforzo volontario, singolare, che ciascuno deve organizzativamente sviluppare
nelle società che ci circondano. Da soli, ogni giorno, dobbiamo allenarci
alla pace. Insieme dobbiamo trovare i modelli di gestione da condividere. Non
ci sono soluzioni organizzative, manager illuminati, politici fulminanti, ma
tanta gente che singolarmente comincia a dire basta. Che non vuole più
essere corresponsabile, se non complice, dell'omicidio, della crudeltà,
di un modello di potere economico che vuole annullare lo spirito dell'uomo.