BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 09/12/2002

PERCHE' AGRICOLTURA BIODINAMICA

di Loredana Galassini

L’agricoltura, ovvero “l’arte di coltivare la terra per ricavarne prodotti utili all’uomo” secondo il dizionario Garzanti, è diventata, soprattutto negli ultimi 50 anni, sempre meno arte e sempre più “prodotto industriale”. Infatti, secondo dati raccolti da Greenpeace, ogni anno vengono immesse nella biosfera 250 milioni di tonnellate di prodotti organici di sintesi, di cui 2 milioni di tonnellate sono pesticidi, la categoria in cui si concentrano le sostanze più gravi, tossiche e persistenti. Nel 1855 venne aperta la prima fabbrica di concimi fosfo-potassici e, subito dopo la prima guerra mondiale, con l’introduzione della concimazione azotata, iniziarono i primi disastri e i primi processi degenerativi di tutto il sistema vivente: gli animali nutriti con fieni concimati perdevano fertilità, i terreni diventavano sempre più poveri ed asfittici e l’alimentazione umana faceva un salto nel buio rispetto alla qualità. Malattie, allergie, intossicazioni, ma anche inquinamento delle acque e dei suoli, si affacciavano nella quotidianità di milioni di persone mentre la “scienza” iniziava ad indirizzare le società verso il circolo vizioso dell’avvelenamento e dell’antidoto in nome del progresso.

Nel 1923, il filosofo Rudolf Steiner, fondatore dell’Antroposofia, ma anche dell’agricoltura biodinamica, pronunciò parole profetiche in una conferenza tenuta nella svizzera cittadina di Dornach: “…immaginate ora che a questo bue venga in mente di dirsi: che scocciatura pascolare e dover brucare questa erba. Potrei procurarmi il cibo prendendolo da un altro animale: mi mangio direttamente questo! Bene, il bue inizierebbe dunque a mangiare carne. Ma esso è anche in grado di produrre carne! Porta in sé le forze per farlo. Che cosa accade se invece di brucare erba mangia direttamente la carne? Così facendo il bue lascia inattive tutte quelle forze che in lui possono produrre carne!…La forza che però va perduta nel corpo animale non si può semplicemente perdere. Questa forza rimane in lui, c’è di fatto, e compie qualcos’altro. E ciò che essa compie genera in lui ogni sorta di putridume. Invece di venir prodotta carne si generano sostanze nocive…se il bue si cibasse direttamente di carne, in lui verrebbe a prodursi un’enorme quantità di sali urici: questi andrebbero al cervello e il bue impazzirebbe. Se noi potessimo fare un esperimento: alimentare di punto in bianco una mandria di buoi con dei colombi, quel che otterremmo sarebbe una mandria di buoi completamente pazzi. Questo è quello che accadrebbe. Nonostante i colombi siano così miti, i buoi impazzirebbero…”

L’esperimento, come purtroppo sappiamo, è stato fatto su scala industriale, la mucca pazza è una realtà che ha riempito le cronache dei giornali senza suscitare neanche grandi pietà per quei roghi di rottamazione a cui milioni di bovini sono stati immolati.
“Il futuro della Terra. Rapporto con la tecnica, lavoro con il vivente” è stato il titolo del convegno internazionale di agricoltura biodinamica che si è tenuto dal 28 novembre al 1 dicembre a Gazzada (Varese), con relatori-star come l’indiana Vandana Shiva o Klaus Merckens e Guy Kastler e l’impegnata partecipazione delle avanguardie italiane tra cui Marcello Lo Sterzo, agronomo biodinamico, che abbiamo intervistato.
Ma in cosa consiste l’agricoltura biodinamica? È metodo o filosofia di vita?

“Alla luce delle opere scientifiche di Goethe, tenendo conto in particolare della teoria della Metamorfosi delle piante e degli animali – scrive Francesca Oppesidano – Steiner considerò la natura nel suo carattere dinamico e non già nella stasi rarefatta del “divenuto”. Alla base del principio goethiano di organicità si trova l’idea che in natura le forme evolvano l’una nell’altra, secondo una necessità interna al loro sviluppo… i fronte a questa costante metamorfosi delle forme della natura, il compito dello scienziato, del pensatore e dell’agricoltore, è quello di lasciare libero il diveniente di divenire e di intuire ciò che di invisibile e di vitale opera al suo interno. Ma questo compito non si limita alla pura contemplazione fenomenologia della natura: esso consiste soprattutto nella capacità di trovare un margine d’intervento sulla natura…In ogni singolo fenomeno della natura è presente in potenza ciò che esso sarebbe al minimo e al massimo grado del suo sviluppo, se altre forze concorrenti, ma necessarie, non si frapponessero al suo progetto originario, allo scopo di mantenerlo all’interno di un sano complessivo equilibrio biologico. Due fenomeni opposti ma egualmente originari, come la fecondazione e la maturazione, possono essere stimolati o controllati fino ad un certo grado e nel pieno rispetto delle necessità biologiche del terreno. Tra questi due opposti può operare l’agricoltore biodinamico, riequilibrando e governando di volta in volta le eccedenze o le mancanze dei terreni agricoli, sapendo quali elementi naturali sono in grado di convivere sullo stesso terreno senza sopraffarsi e quali elementi possono collaborare tra loro incrementando un sano sviluppo agricolo”.

L’agricoltura, quindi, è un’impresa biologica, che richiede la conoscenza della vita che è sempre caratterizzata da movimento, costruzione e trasformazione ed è questo il segreto del successo della biodinamica, un metodo che non può essere accettato senza filosofia, senza ritornare alla visione di scienza dello spirito di Goethe e di Steiner. Dice sempre la storica Francesca Oppesidano: “Nel 1924 Steiner tenne il primo Corso di agricoltura in cui trattò l’azione delle forze terrestri e cosmiche in relazione alla vita animale e alla crescita delle piante. E’ un concetto, quello biodinamico, che investe non solo le modalità d’intervento sul suolo, ma l’intera organizzazione agricola: l’azienda diviene essa stessa un organismo produttivo in grado di rispettare i cicli delle stagioni e del calendario lunare, le congiunzioni astrali favorevoli alla semina, l’azione dello zodiaco sulle diverse sezioni della pianta. Estendendo il concetto di produttività ad una visione olistica e cosmologica, l’uomo, l’animale e la natura devono riuscire a dialogare nel rigoroso rispetto delle leggi universali”.

Il libro Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura raccoglie oggi il “dialogo” intessuto da Rudolf Steiner in questo campo ed ecco che l’agricoltura biodinamica usa dei preparati, delle medicine per la terra, affronta il problema della mancanza dell’acqua, cura la crescita della sostanza organica tenendo presente che ogni grammo contiene un miliardo di esseri viventi. Per far crescere dallo 0 all’1 per cento l’humus, occorrono dai 3 ai 5 mila anni. Con la biodinamica, riconvertendo il terreno, l’Agrilatina di Latina, azienda leader che può vantare di avere le serre a cielo aperto più grandi d’Europa, ha aumentato, dal settembre del ’93 al settembre del ’98, da 0 ,5 a 4% di sostanza organica facendo orticoltura intensiva perché, sono dati inconfutabili, le aziende che applicano la biodinamica hanno un rendimento di 1/3 in più rispetto al biologico, al chimico e al transgenico.
E allora perché, invece di rimanere avvelenati dal chimico, rischiare il transgenico, dato che da un punto di vista economico è vincente, in Italia, ci sono solo 250 aziende biodinamiche?
Forse, come sosteneva Steiner, è un problema di conoscenza, di coscienza e vita. Di presenza perché “l’essenza dell’agire umano presuppone quelle dell’origine del pensare”.

Dottor Lo Sterzo quali sono i principi dell’agricoltura biodinamica?
L’obiettivo è la ricreazione dell’azienda a ciclo chiuso, poiché solo un organismo autosufficiente è sano. Esso mira tra l’altro a recuperare la fertilità della terra dove si deve intendere la struttura umica e colloidale quindi l’humus.
Chi si vuol occupare di agricoltura biodinamica deve innanzitutto lavorare per sviluppare una individualità umana nell’azienda, che purtroppo ahimè l’agricoltura chimica ha fatto perdere. Applicando il metodo biodinamico l’agricoltore ritrova il piacere di lavorare la terra e di vivere in armonia con la natura, non è più un robot. Ritrova la capacità di giudizio e di comprendere i processi e di non farsi abbindolare da false e facili promesse come sono attualmente gli ogm. Nessuno deve scordarsi che anche negli anni ’40 l’agricoltura chimica prometteva un facile guadagno e successo, i risultati di 50 anni di agricoltura chimica sono davanti ai nostri occhi.

Quali sono gli esempi più riusciti di aziende agricole in Italia che hanno scommesso sul biodinamico?
Ve ne sono molte tra i tanti possiamo citare Le Cascine Orsine alla Zelata di Bereguardo (PV) azienda di 600 ha con 300 frisone che fornisce il latte alla Scaldasole con cui viene fatto il famoso yogurt; la Coop. Agrilatina che si trova a Sabaudia (LT) che ha una superficie di circa 130 ha e che fornisce ogni giorno ortaggi per 20.000 famiglie in tutta Europa; la Nuova Cappelletta che si trova a Vignale Monferrato (AL) che produce degli ottimi vini che vengono esportati in tutto il mondo. Tutti i settori produttivi (zootecnico, orticolo, frutticolo, trasformazione, agriturismo, prodotti tipici) possono essere condotti con il metodo biodinamico.

C’è differenza tra agricoltura biologica e agricoltura biodinamica?
L’agricoltura biodinamica è l’evoluzione dell’agricoltura biologica che l’uomo ha praticato dal 4000 a.c. sino a dopo la seconda guerra mondiale, ma per recuperare in tempi rapidi la fertilità del terreno si usano gli strumenti e gli insegnamenti di Rudolf Steiner, cioè i preparati biodinamici. Questi si distinguono in preparati biodinamici da spruzzo 500 o cornoletame e 501 o cornosilice e preparati biodinamici da cumulo 502 achillea, 503 camomilla, 504 ortica, 505 quercia, 506 tarassaco, 507 valeriana. Ovviamente all’uso dei preparati biodinamici si deve abbinare una corretta pratica agronomica. L’Italia è la prima nazione al mondo per prodotti tipici, per cui le piccole realtà possono produrre specialità tipiche locali che altrimenti andrebbero perse oltre a salvaguardare il territorio non scordiamoci che negli ultimi decenni le montagne si sono spopolate, ma il ritorno al piccolo, piccole aziende, piccole produzioni non invasive, il recupero delle produzioni locali, possono rappresentare una reale alternativa. Tra gli ultimi arrivati c’è il Parco Nazionale delle Cinque Terre dove dal 9 al 14 dicembre si svolgerà un corso di formazione in agricoltura biodinamica rivolto a tutti gli operatori e gli agricoltori del parco. Finalmente le autorità politiche cominciano a vedere il contesto reale e la possibilità di cambiamento.

Qual è il consiglio che si sente di dare a chi è pronto ad accettare questa sfida?
Di avere coraggio, professionalità e intelligenza. Se la natura viene rispettata questa contraccambia con grande amore come dimostrano anche i risultati di 21 anni di sperimentazione condotti dal FIBL (istituto di ricerche sull’agricoltura biologica della Svizzera) che confrontando i risultati tra chimico, biologico e biodinamico, quest’ultimo è stato quello che dimostrava la maggiore vitalità nel suolo.

Questo è il titolo dell'articolo classificato su le scienze
Paul Mäder, Andreas Fließbach, David Dubois, Lucie Gunst, Padruot Fried, and Urs Niggli, Soil Fertility and Biodiversity in Organic Farming. Si trova all’indirizzo: www.sciencemag.org/cgi/content/full/296/5573/1964/DC1

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