LA FESTA
DELL'ALTRA ECONOMIA
di Loredana Galassini
La festa dell’Altra
Economia 1 è sempre un momento intenso di alternatività
possibile, di modello consapevole della propria forza di consumatore , ma questa
quinta edizione che si è tenuta a Roma dal 12 al 15 dicembre, brillava
per la comunicazione, per lo sforzo e la facilità di scambio tra proposta
e azione, come si è evidenziato nella tavola rotonda “Perché
un’altra economia. Una possibile alternativa al profitto, al consumo e
alla velocità”. Prima c’era stata la presentazione del portale
italiano della cooperazione allo sviluppo, www.ong.it,
la rete del solidale, il tentativo di mettere in comunicazione tante realtà
che, altrimenti, potrebbero sentirsi isolate anche drammaticamente, a volte,
e che invece possono diventare una forza. E’ l’intuizione antica
del piccolo che avanza e che diventa consapevolezza, con linguaggi che conoscono
il proprio limite: granello di sabbia, gocce d’acqua, lillipuziani, botteghe,
locale, ma che diventano mare, globo, universo se l’infinitesimalmente
piccolo e l’infinitesimalmente grande cominciano ad attrarsi e muoversi
in cambiamenti armoniosi e vitali. E ci sono comportamenti da metabolizzare
e fare propri, gesti quotidiani, piccole scelte fatte di piccoli filtri per
i rubinetti che fanno risparmiare due litri d’acqua ogni 10 secondi e
che costano pochi soldi, ma anche il grande sogno collettivo che un altro mondo
è possibile.
Walter Veltroni, sindaco della città e Luigi Nieri, assessore alle Politiche
per le Periferie, per lo Sviluppo Locale e per il Lavoro, nei loro saluti portano
i segni del cambiamento di Roma, la città più solidale d’Italia,
raccontano le difficoltà di destreggiarsi nella pratica difficile di
essere diversi amministrativamente: scelte nei materiali di nuove costruzioni;
lo spostamento all’economia locale delle mense scolastiche perché
la scelta del biologico ha portato all’incremento delle piccole realtà
produttive agricole; la guerra sottile alle mafie dell’attacchinaggio
pubblicitario con le normative comunali per liberare la città dal massacro
mediatico perché, come ha detto un’anziana romana nel suo intervento,
“la pubblicità vuole possedere la mente, mentre l’economia
invade i bisogni psichici”. Si discute sugli errori: la sponsorizzazione
Nike per la realizzazione di campetti sportivi periferici che si è dimostrata
un boomerang e che comporta criteri diversi nelle scelte.
“L’attenzione è stata più sulla realizzazione di campi
sportivi, ma bisogna essere più attenti agli sponsor – dice il
sindaco – e allora ci vuole maggiore collaborazione, una mappa possibile
da fare insieme, per discriminare quelle aziende che violano eticamente guardando
alle multinazionali che sono sotto boicottaggio, ma senza incorrere in faziosità
pericolose. La città deve crescere compatibilmente, guardando alle variabili
sociali e alle innovazioni”. Edifici pubblici con energia solare; scelte
economico-politiche come quella di far diventare il Comune di Roma, socio di
finanza etica; creazione di un mercato permanente equo e solidale: partecipazione,
condivisione, dialogo, perché come dice Miriam Giovanzana, direttrice
di AltrEconomia, “siamo realtà tutte molto complesse. Siamo tutti
molto complessi e dobbiamo studiare, conoscere, sperimentare, utilizzare le
nostre diversità perché è difficile lavorare insieme”.
Francuccio Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo interviene sul progresso
tecnologico che, come tutti verifichiamo, non serve a lavorare meno ma fa lavorare
di più e “così si rimane affogati in un sistema impostato
da chi sta sul <ponte di comando> , cioè dai mercanti il cui obiettivo
è arricchirsi, arricchirsi, arricchirsi. Bisogna rompere lo schema per
vivere bene le varie dimensioni dell’essere umano, sia spirituali che
sociali, orientando le scelte tecnologiche a liberare il tempo. Ma come?”.
La risposta la dà Cristoph Baker, scrittore e saggista, presentando il
suo “Lentezza, ozio, nostalgia”
2 perché è arrivato il momento, dopo
la caduta psicoemotiva del progresso così inteso, di mettere “i
sogni al centro del tavolo, liberandoci dal tabù del lavoro. Impieghiamo
tutta la nostra vita per guadagnarla e invece dobbiamo spezzare il mercato,
aprire la nostra testa, aprire la finestra e diventare interlocutori non solo
degli umani, ma cominciare a dialogare anche con i tramonti, comunicare con
il vento. Rallentare, ascoltare. La lentezza come modello di sviluppo capovolto,
per cercare una nuova armonia. Scegliere il sostantivo piuttosto che l’aggettivo”.
Alex Zanotelli, missionario comboniano, soave come sempre, ci ricorda “l’altro
noi”, quello che per festeggiare questo scintillante Natale spenderà
750 milioni di dollari solo in Usa e in Europa, mentre vengono contati “oltre
un miliardo di esuberi umani, mentre ogni due secondi muore un bambino, 150
milioni non faranno mai la prima elementare e i bimbi morti in guerra, negli
ultimi due anni, sono più di 2 milioni. Ma se il costo della guerra già
in corso varierà dai 100 ai 1900 milioni di dollari nei prossimi 10 anni,
il cambiamento nasce dal basso e il commercio equo e solidale è uno strumento
politico perché ogni bottega è una piccola comunità, un
modo per stare insieme, per acquisire coscienza. Il commercio equo e la bioagricoltura
si devono unire per diventare strumenti di autosostentamento, dal produttore
al consumatore. L’industria così com’è ci uccide,
mentre andando oltre il mercato, applicando una solidarietà di beni alla
base della collettività, si spezza il mercato, si costruisce un sistema
che, con il contributo di tutti libera dalla necessità e lavorare solo
quanto basta”.
Per fare questo, però, ricorda Miriam Giovanzana “bisogna avere
un quadro complessivo, scrivere le regole del sogno e sperimentare come si sta
nell’economia”.
Note:
1 - www.altreconomia.it. I libri di AltrEconomia si trovano in libreria, nelle botteghe del commercio equo e solidale e per strada, con i venditori di “Terre di mezzo”.
2 - Cristoph Baker, Decalogo mediterraneo: ozio, lentezza, nostalgia