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Pubblicato in data: 15/01/2002

TRENT'ANNI DI TEORIA E PRATICA DEL MANAGEMENT IN ITALIA ATTRAVERSO LA VICENDA DI SVILUPPO & ORGANIZZAZIONE. CON UNA INTERVISTA A PIETRO GENNARO

di Stefania Iannuzzi

 

Il contesto

Le origini, la nascita e la collocazione della rivista nel campo dell’editoria manageriale

Una panoramica delle scuole di management in Italia.

Sviluppo & Organizzazione nel corso del tempo

La direzione di Pietro Gennaro (1970-1973)

La direzione di Andrea Rugiadini (1973-1987)

La direzione di Raoul C.D. Nacamulli (1988-…)

I temi emergenti

Focus sulle tematiche d’attualità

Trent’anni

Appendice

Intervista a Pietro Gennaro, primo Direttore della rivista

Il contesto

A partire dal 1963 l’andamento della nostra economia non fu più lineare: presero ad alternarsi, da allora, periodi di più o meno acuta depressione a periodi di ripresa espansiva.

Negli anni Settanta cominciano a incidere sull’andamento via via più precario della nostra economia anche eventi di carattere internazionale che coinvolgono l’intero mondo capitalistico: la crisi del dollaro e gli aumenti vertiginosi del petrolio. Vengono così a mancare i presupposti che avevano consentito all’Italia, e all’Europa, di godere di un lungo periodo di prosperità crescente. E ha inizio una stagione di ‘tempeste monetarie’, aumenti dei costi, lotte sindacali che avrebbero potuto provocare conseguenze gravissime, se non si fosse corsi tempestivamente ai ripari con profonde modificazioni delle strutture economico-politiche delle pratiche manageriali.

È in questi anni che ha inizio in Italia il lungo processo di ristrutturazione dell’industria che prevede:

Il momento è maturo per attingere alle enormi riserve del paese di potenzialità di:

Accanto alla trasformazione sociale cambia l’organizzazione strutturale della produzione.

Le aziende, al fine di mettere in grado i propri quadri e dirigenti di operare al meglio nella realtà delle mutate istanze socio-economiche e dei grandi mercati comunitari, cominciano a rendersi conto, seppure molto gradualmente, della particolare importanza di una qualificazione dei propri uomini chiave, secondo i criteri più attuali, per:

Quindi, nonostante il non positivo stato di salute economico e sociale, o forse proprio in virtù di questo, si assiste nel nostro paese, in questi anni, a tentativi concreti di lavorare sull’educazione manageriale.

E’ in questo periodo che nasce l’idea di istituzionalizzare e standardizzare a livello nazionale le varie attività di formazione manageriale e i diversi modelli teorici, con l’obiettivo di qualificarne l’offerta e di sviluppare la cultura di gestione in Italia [1] . Occorreva rendere consapevoli le aziende del loro bisogno reale di formazione manageriale diffusa e di alto livello, poiché, come avrebbe sostenuto qualche anno dopo G. Spallaci nel suo intervento al convegno dell’ASFOR: “Generalmente non è presente nelle nostre aziende un consistente spessore di strategia, una prospettiva di medio-lungo termine in funzione della quale sia possibile dar vita ad una coerente linea di sviluppo delle risorse umane…Il sistema industriale del paese ha prodotto a caso, al di fuori di una logica di pianificazione, di un’organica gestione economica e politica”. [2] Carenze reali, ma mal percepite in un momento in cui le aziende dovevano pensare fondamentalmente alla loro sopravvivenza quotidiana e poco si ponevano il problema di definire le strategie di successo per il futuro.

Con questi presupposti, in questi anni, vengono fondate nuove istituzioni, enti e consorzi la cui attività è prevalentemente rivolta alla formazione manageriale e allo sviluppo organizzativo. Le società di consulenza e gli Istituti di ricerca cominciano a diffondersi. Si aprono nuovi spazi di collaborazione con l’Università che, dal canto loro, avviano i primi piani di ristrutturazione dei programmi dedicati a queste discipline. 

Alcune aziende  rilanciano e potenziano questa attività all’interno della propria struttura o appoggiandosi a specialisti esterni: la Rinascente, l’Upim, la Pirelli, la Lepetit, tanto per citarne qualcuna.

Il 1970 vede nascere:

e avviano Progetti di Formazione manageriale:

Nel 1971 nasce:

l’ Asfor [4] , i cui soci promotori sono: IFAP, Formez, CUOA, Istud, Scuola di

Amministrazione di Torino;

e prendono avvio:

il Pfm [5] , espressione della volontà della Confindustria di affermare la cultura manageriale in Italia;

la SDA [6] , istituzione senza fini di lucro, fondata dall’Università Bocconi, che lancia attraverso di essa il nuovo corso di Direzione Aziendale.

Tra le società di consulenza e i centri specializzati per la formazione di questi anni troviamo:

Hay italiana -  Ismo -  Pool -  RSO -  Telos.

Infine nel campo dell’editoria nel 1970 compaiono:

Sviluppo & Organizzazione, Studi organizzativi, Impresa e Società, I Quaderni di Formazione Pirelli. [7]

Le origini, la nascita e la collocazione della rivista nel campo dell’editoria manageriale

Il numero uno di Sviluppo & Organizzazione, periodico bimestrale della società Edizioni Scientifiche Tecniche Europee, esce nel settembre del 1970, con autorizzazione del Tribunale di Milano n. 29 del 23/7/1970. Ne assume la direzione Pietro Gennaro, in collaborazione con un Comitato di redazione composto da Carlo Bazzana, Giovanni Billia, [8] Gianfranco Braghi, Paolo Braccialarghe, Luigi Guatri e Giovanni B. Massa [9] e con l’ISTUD, con l’intento di costituire: “uno strumento di informazione e orientamento sulla evoluzione del pensiero nella organizzazione delle imprese”. [10]

Pietro Gennaro, Presidente della società di consulenza Gennaro-Boston Associati [11] , docente dell’Istituto Studi Direzionali di Stresa [12] (3), docente di statistica all’università di Pavia, ex docente dell’IPSOA, aveva già posto, fin dagli anni Cinquanta, particolare attenzione allo sviluppo e alla diffusione della formazione manageriale.

Per far sviluppare una cultura dei metodi di gestione delle imprese, ricorda Gennaro, “occorreva ancorare le elaborazioni concettuali alle esperienze reali in azienda”. “Questa è sempre stata la mia visione e, allora, la rivista, l’ho subito impostata così (…) Noi dobbiamo cercare di identificare il significato di quello che avviene e dare un contributo concettuale a una conoscenza e ad un avanzamento anche dei metodi di gestione delle imprese, partendo però dalle esigenze espresse dalle imprese e dalle soluzioni che loro via via più o meno inconsapevolmente vanno elaborando”. [13]

Come si rileva dall’Editoriale del  primo numero, [14] egli vedeva il progresso economico svolgersi in un processo dialettico con il miglioramento della condizione umana, attraverso  mutamenti dotati di specifici obiettivi.           Il processo di esplicitazione degli obiettivi a lungo termine è caratterizzato da una ricerca di razionalità nelle scelte strategiche e richiede, per potersi svolgere efficacemente, allora come adesso, di una chiara consapevolezza delle implicazioni sulle norme e sulle regole dell’organizzazione che deve realizzarla.

"È su questi due temi, relativamente nuovi e che a nostro avviso meritano una concentrazione di sforzo intellettuale, che vorremmo raccogliere e diffondere contributi validi di tutti coloro che su di essi sviluppano esperienze e riflessioni critiche capaci di far avanzare non solo la comprensione della realtà, ma anche la capacità di operare su di essa per farla evolvere nell’interesse della convivenza umana. Come si può vedere in questo primo numero della rivista, sarà spesso un discorso tecnico, ma, desideriamo dichiararlo, mai tecnocratico…” [15]

Pietro Gennaro, che dal 1948 al 1954 ha lavorato in Olivetti, condivideva molte delle idee di Adriano Olivetti, in particolar modo per quanto riguarda la rilevanza attribuita alla scienza e alla   tecnica nella società di allora. “Sono stato molto influenzato dalla mia permanenza alla Olivetti, periodo in cui Adriano Olivetti aveva esattamente questa visione. Io non ho mai condiviso le sue scelte politiche, però questa parte della sua visione mi aveva naturalmente influenzato”.

Tuttavia, il professor Gennaro  considerava la scienza e la tecnica non come fini, ma come mezzi. Strumenti, che dovevano essere necessariamente gestiti dagli uomini, che, con il loro ausilio, avrebbero raggiunto un maggior grado di sviluppo civile: “…non tralasceremo di richiamare l’attenzione anche sugli obiettivi più generali di sviluppo di una società moderna e sui problemi di collegamento ad essi che la struttura organizzativa aziendale non può trascurare di considerare; ritrovando la giustificazione della sua attività nel comporla dialetticamente con il processo di sviluppo della intera società umana.”[16]

Una panoramica delle scuole di management in Italia

Il modello italiano delle Business Schools americane trova le sue prime realizzazioni in Italia negli anni ’50. Ricordiamo  l’IPSOA di Torino (1952-1965) e l’ISIDA [17] siciliana (1956-1976). Ma il primo esempio veramente maturo è l’ISTUD di Stresa (dal 1970 ad oggi).

Il mondo delle imprese richiedeva esplicitamente interventi di formazione volti generalmente al mantenimento della conformità e dello status quo. Ma il mondo delle scuole di management considerava errato adattarsi acriticamente alla domanda manifesta delle imprese: questo significava infatti  relegare in una posizione marginale le attività educative di più ampio respiro, orientate a promuovere lo sviluppo. [18]

Dal piano programmatico fornito dagli atti della conferenza delle scuole europee di management del 1981 di Nijenrode [19] , si rileva la necessità che le scuole di management,  per non perdere la loro identità distintiva, debbano mantenersi a giusta distanza tra due poli su un continuum che vede ai due estremi

- da una parte, un eccessivo coinvolgimento  con l’impresa, che ha il limite di portare a seguire in maniera acritica le mode imperanti del momento (da qui il dibattito sulla ‘formazione apparente’ apparso anche su Sviluppo & Organizzazione);

- dall’altro, una eccessiva estraneità dai problemi reali delle stesse, che ha il difetto di portare alla elaborazione di modelli, tecniche e approcci inadeguati. [20]

Al fine di trovare nuovi modi efficaci di gestione aziendale, appare indispensabile il mantenimento di una certa estraneità e di una distinzione netta delle due parti in gioco. Nel contempo si rende necessario un canale comunicativo che velocizzi il processo che va dalla elaborazione alla diffusione ed applicazione di nuovi modelli di gestione. Le Scuole di Management,  per essere in grado di svolgere una copiosa, innovativa ma utile attività, necessariamente non possono perdere di vista l’input iniziale e il feedback finale del mondo delle imprese: “Essenziale, a questo proposito, è che le grandi trovate, le invenzioni nei sistemi di gestione sono nate nelle imprese. Un esempio tipico è il budget, non è stato inventato da un professore, ma è stato inventato dalla Dupont, per poi essere applicato alla General Motors sessant’anni fa. Poi sono venuti i professori che hanno teorizzato, ma in ambiti specifici di un’impresa. E così è avvenuto per quasi tutte le tecniche diffuse nell’impresa” [21]

Allo scopo e col desiderio di colmare questo gap comunicativo nascono le Business School italiane e la “piccola iniziativa imprenditoriale” di Pietro Gennaro, rappresentata dalla creazione di Sviluppo & Organizzazione, una rivista che vuole costituire un’arena aperta alla “fertilizzazione incrociata” dei due mondi.

 Sviluppo & Organizzazione nel corso del tempo

Sviluppo & Organizzazione ricalca le orme e l’orientamento teorico che si ricava dalla lettura delle origini e dello sviluppo delle prime scuole di management  in Italia. In particolare, ci riferiamo alla struttura organizzativa dell’IPSOA di Torino e dell’ISTUD di Stresa, soprattutto di quest’ultimo, dal momento che è stato anch’esso promosso dal Professor Pietro Gennaro. Ovvero è stata l’eredità dell’IPSOA e lo stretto collegamento con la Harvard Business School ad ispirare la filosofia iniziale di Istud e pure di Sviluppo & Organizzazione. Eredità rappresentata da un collegamento fisico dato da una rete di rapporti: ex docenti, ex assistenti, ex partecipanti ai corsi, e di rielaborazione di modelli americani adottati; due aspetti strettamente collegati e in parte persino sovrapposti. [22]

Le finalità di maggiore importanza che la rivista persegue nella sua fase iniziale, maturano dunque dalle esigenze [23] del contesto economico e sociale di quegli anni. Possiamo riassumere questi scopi collocandoli in un’architettura concettuale al cui interno troviamo l’idea principale di promuovere e stimolare un processo di facilitazione volto al raggiungimento di una maggiore integrazione tra scuole e imprese, tra teoria e azione, tra cultura di gestione e pratica di gestione.

All’avviamento dell’attività, il primo Direttore di Sviluppo & Organizzazione, insieme ai componenti del primo Consiglio d’amministrazione e al Comitato di Redazione, si propongono di favorire uno scambio di informazioni multifunzionali, inizialmente sopratutto tra studiosi. Si tratta di un approccio teorico ‘stile  Harvard’ volto all’elaborazione concettuale. Una elaborazione collegata, tuttavia, ai bisogni nelle aziende italiane.

L’orientamento di Sviluppo & Organizzazione, nel corso del tempo, rimane manageriale e multifunzionale, non specialistico. In questo quadro, l’approccio sarà pertanto influenzato dai direttori, i quali lo orienteranno diversamente rispetto alle discipline (economia, statistica, psicologia), piuttosto che  alle aree funzionali (il marketing, la produzione, la finanza, ad esempio).

È possibile individuare tre fasi, corrispondenti ai tre direttori che si sono succeduti nel tempo. In ordine cronologico:

Pietro Gennaro 1970-1973;

Andrea Rugiadini 1973-1987;

Raoul C.D. Nacamulli 1988-2000.

Più o meno in corrispondenza delle tre tappe direzionali vediamo succedersi tre differenti periodi istituzionali, dati da connessioni o da rapporti di appartenenza con:

ISTUD 1970-1977

SDA 1977-1987

CRORA 1988-1999    

Dal 1999 la rivista diventa completamente indipendente.

La direzione di Pietro Gennaro (1970-1973)

Sotto l’impulso di Pietro Gennaro la rivista, in questi primi anni, seppur autonoma, instaura di fatto un canale preferenziale con l’Istud, dal quale riceve svariati contributi.

L’orientamento manageriale è multifunzionale, con temi prevalenti di marketing, finanza e organizzazione –sopratutto cambiamento organizzativo e tecniche gestionali–, ma anche di programmazione e controllo.    

La struttura organizzativa, del primo anno di attività, è già abbastanza articolata ed  è così composta:

- un comitato di redazione composto da 7 autorevoli membri, già menzionati, che sono:

Carlo Bazzana, Gianni Billia, Gianfranco Braghi, Paolo

Braccialarghe, Pietro Gennaro, Luigi Guatri, Giovanni

B. Massa;

- la redazione, che in questi anni ha sede in via Larga, 23 a Milano e che nel 1970 è costituita da:

- un Direttore Responsabile: Pietro Gennaro

- un Redattore Capo: Andrea Rugiadini

- una responsabile Impaginazione: Grazia Bocchi

- una responsabile per la Copertina: Ornella Garavelli

- un incaricato per i Disegni: Franco Nicora

- L’Amministrazione e la Pubblicità, che in questi anni hanno sede in via S.A. Sauli, 3 a Milano.

Il sommario della rivista , oltre alle rubriche, presenta in questi anni dai 4 ai 5 titoli di articoli, di cui almeno due sono di autori stranieri, e un numero di pagine non superiore a 65.

Le rubriche sono 3:

- La ricerca scientifica;

- Contributi ed esperienze di pianificazione aziendale;

- Schede bibliografiche, 

e riassumono sostanzialmente il piano programmatico enunciato da Pietro Gennaro nell’editoriale del primo numero che abbiamo sopra esposto e che qui riassumiamo in concetti-chiave:

- l’importanza della scienza e il ruolo determinante delle tecnologie;

la necessità di ancorare le teorie all’esperienza in azienda;

l’importanza dello scambio di conoscenze.

La struttura si amplia gradualmente e nel 1973, anno che vede il passaggio del testimone nella direzione, arriva a comprendere 11 membri nel comitato di redazione, 3 redattori e un responsabile per la pubblicità, che adesso viene curata internamente alla casa editrice E.S.T.E..

La sede della Redazione, dell’Amministrazione e della Pubblicità viene a coincidere ed è spostata in via S.A. Sauli, 3 a Milano.

Il ruolo di direttore responsabile di Sviluppo & Organizzazione cominciava ad essere troppo gravoso per Pietro Gennaro,  impegnato anche a gestire la sua società di consulenza, le docenze all’Istud e all’Università di Pavia, la stesura di saggi e di libri [24] . A marzo lascia il posto ad Andrea Rugiadini, pur rimanendo nel Consiglio di Amministrazione e all’interno del Comitato di Redazione.

La direzione di Andrea Rugiadini (1973-1987)

A partire dal n.17, bimestre maggio-giugno del 1973, Andrea Rugiadini, presente nell’organigramma fin dal primo numero di Sviluppo & Organizzazione, passa dal ruolo di Redattore Capo alla responsabilità della Direzione. La struttura organizzativa e l’orientamento della rivista, durante questo periodo, rimangono fondamentalmente le stesse, purtuttavia con le seguenti modifiche.

Sviluppo & Organizzazione allenta gradualmente il suo legame preferenziale con l’Istud e si avvicina sempre più alla SDA Bocconi, fino a diventarne una sua rivista nel 1977, anno in cui vediamo comparire tra i nomi del Comitato di redazione anche quello di Vittorio Coda, già presidente della SDA.

Negli anni Ottanta segnano emerge e si afferma un manager realista, pragmatico e capace di conseguire risultati concreti e visibili.  In un’epoca in cui si genera una positiva e diffusa crescita di attenzione e di sensibilità verso i temi di organizzazione e gestione aziendale, Sviluppo & Organizzazione  porrà particolare cura nell’inquadrare gli aspetti tecnici e le formule manageriali entro appropriati riferimenti: non solo teorici, ma anche sociali, culturali, legali ed economici.

In questo contesto, in sostituzione de La Ricerca scientifica, nasce nel 1983 la nuova rubrica Discussioni. Un’altra nuova rubrica, Impresa e ambiente, tende ad evidenziare il rilievo del nesso imprescindibile tra i due soggetti: si comincia qui a considerare indispensabile vedere l’impresa come sistema aperto. A partire dal 1974 viene creata inoltre la rubrica Documenti.

Il numero e la lunghezza degli articoli cresce considerevolmente e in modo graduale.

Dal 1976 viene aggiunto annualmente un supplemento. Si tratta di un reprint monografico dove vengono messi in evidenza alcuni degli articoli che hanno rivestito particolare interesse nel corso dei sei bimestri precdenti.

Nel settembre del 1974 tra i redattori compare per la prima volta il nome di Raoul C. D. Nacamulli, che nel 1981 assumerà il ruolo di vice direttore. Nel 1983 il Dottor Gianni Ceriani diventa responsabile della Pubblicità.     Nel 1985 la sede della Redazione, Amministrazione e Pubblicità  viene spostata in via B. Battaglia, 22 a Milano.

Aumenta inoltre, in questo arco temporale, il numero dei redattori fino a comprendere, nel 1987, 8 componenti:

Roberto P. Camagni, Claudio De Vecchi, Giancarlo Forestieri, Carlo Turati, Severino Salvemini, Augusto Sartorelli, Enrico Caldani, Salvatore Vicari.

La direzione di Raoul C.D. Nacamulli (1988-…)

Dal gennaio 1988 assume la direzione Raoul C.D. Nacamulli, già direttore del CRORA. Finalità della nuova serie di Sviluppo & Organizzazione è di costituire una ‘palestra aperta’ ai contributi qualificati, italiani e stranieri, di accademici, manager, consulenti e cultori delle discipline attinenti l’organizzazione nelle sue varie prospettive.

"Sviluppo & Organizzazione intende continuare il percorso pionieristico di diffusione delle discipline organizzative e manageriali iniziato quasi vent’anni fa, alla luce di significativi cambiamenti che la nostra  società sta attraversando (…)  avendo attenzione specifica al consolidamento delle conoscenze scientifiche e alla diffusione di modelli e schemi interpretativi che consentano di rendere il più possibile efficaci e progressive le scelte organizzative”. [25]

Nacamulli modifica notevolmente la struttura organizzativa della rivista che diventa più articolata e complessa ed esprime da subito un particolare collegamento con il CRORA [26] . A partire dal 1988, Sviluppo & Organizzazione diventa infatti rivista del CRORA, che ne curerà la redazione per undici anni [27] , aggiungendo fin dal n. 105 una sua rubrica: Temi dal CRORA.

Dalla lettura degli articoli si ricava in questi anni una sensibile attenzione della rivista all’evoluzione degli studi organizzativi realizzati parallelamente ai fenomeni di mercato emergenti, in particolare globalizzazione e terziarizzazione della produzione:

“(…) Anche l’ambito di riferimento degli studi organizzativi si è via via accresciuto. Infatti, da un lato i temi tradizionali risultano nuovamente critici in relazione all’avvento delle tecnologie flessibili; dall’altro i problemi di rapporto fra strategie, strutture organizzative aziendali, gestione del personale, relazioni sindacali, progettazione dei meccanismi operativi, disegno delle diverse funzioni aziendali, hanno acquisito, nel momento attuale, maggiore centralità in collegamento a nuovi fenomeni di mercato fra cui, segnatamente i cosiddetti processi di globalizzazione e di terziarizzazione dell’apparato produttivo”. [28]   

Consapevole delle nuove tendenze in atto, Sviluppo & Organizzazione amplia in questo periodo i suoi collegamenti e dal contesto socio-economico italiano passa ai contesti europei e internazionali.

Infatti, al fine di indagare in modo sistematico e rigoroso e con respiro internazionale i temi organizzativi, Nacamulli istituisce  un Comitato scientifico che  annovera gli studiosi e i professionisti, facenti capo ai centri più qualificati di approfondimento scientifico dell’organizzazione del nostro Paese, e i rappresentanti delle maggiori università americane ed europee.

Il Comitato scientifico giungerà nel 2000 ad includere ben 40 nominativi, tuttavia parte già nel 1988 con un considerevole numero di membri, 31: 

Giuseppe Airoldi, Umberto Bertelé, Alberto Bretoni, Daniele Boldizzoni, Roberto P. Camagni, Vittorio Coda, Giovanni Costa, Gianfranco Dioguardi, Aldo Fabris, Franco Fontana, Pietro Gennaro, Luigi Golzio, Luigi Guatri, Giovanni Lorenzoni, Bruno Maggi, Luigi Manzolini, Antonio Martelli, Alberto Martinelli, Massimo Merlino, Giovanni Montironi, lo stesso Raoul C.D. Nacamulli, Sergio Noce, Giovanni Padroni, Giorgio Pagliarani, Giorgio Pellicelli, Adalberto Predetti, Antonio Roversi, Andrea Rugiadini, Severino Salvemini, Tiziano Treu, Giuseppe Varchetta.

"Non è un Comitato scientifico come quello di tutte le riviste che si riunisce una volta al mese, e nemmeno una volta l’anno, anzi sono certo che non si è mai riunito, però è attivo e molto numeroso. (…) Più che essere utilizzato globalmente viene utilizzato singolarmente per scrivere articoli o motivare altri a scrivere …” [29]

Viene al contempo avviata una collaborazione continuativa con otto referenti stranieri:

Howard Aldrich, Jay B. Barney, David J. Hickson, Robert Miles, Jean Padioleau, Jay Russo, Wolfgang Streeck, Henry Tosi.

Viene inoltre ampliato il numero delle rubriche alle quali si aggiungono progressivamente, fino ad arrivare alla situazione attuale, nel 1988 Ossimori a cura di Giovanni Cattaneo, nel 1989 Iconografie organizzative a cura di Cristiano Cassani e Giuseppe Varchetta e successivamente Talete di Fulvio Carmagnola, nel 1991 Organizzazioni artificiali di Massimo Warglien, nel 1992 Il principe di Condé di Francesco Varanini, nel 1997 Bonsai di Paolo Preti [30] , infine nel 1999 Organizzazione & Territorio di  Roberto Camagni e Maria Cristina Gibelli.

Il numero totale delle pagine della rivista, rispetto ai primi anni, è raddoppiato: partiti da 72 pagine del primo numero, si è giunti a 144 pagine nell’ultimo numero consultato, il 182, ultimo bimestre del 2000.

La consistenza della pubblicità è rimasta invece minima: non più di 6/7 pagine inclusa quella riguardante le altre riviste E.S.T.E.: “Sviluppo & Organizzazione è una rivista in cui il massimo storico di pubblicità si aggira sui venti milioni  l’anno”. [31]

I temi emergenti

Dall’analisi degli argomenti trattati emerge un interesse centrale della rivista per i seguenti temi:

- l’Organizzazione [32] ; macro-tema all’interno del quale c’è una percentuale rilevante di articoli sulle Strutture organizzative (il 29%) e sul Cambiamento organizzativo (il 25%), cui fa seguito la tematica dei Meccanismi e degli Strumenti organizzativi. Anche allo Sviluppo organizzativo viene data una considerevole attenzione, con ben 44 articoli, mentre le Teorie hanno un peso relativo (solo il 10%), col che si dimostra l’approccio prevalentemente pragmatico della rivista;

- le Risorse Umane, argomento che viene trattato secondo una prospettiva prevalentemente tecnico-gestionale. Le Tecniche, raffrontate al totale complessivo, corrispondono quasi alla ‘metà della torta’ (45%). Un peso rilevante assumono gli articoli sulla Formazione che, con 56 contributi classificati, contribuisce per un 29%, mentre gli articoli sul Comportamento contribuiscono per il 20%. La tematica delle Relazioni industriali è marginalmente trattata (6%).

Le due principali macro-tematiche sono seguite, in ordine d’importanza, da articoli sull’Economia d’impresa e sul Management.

All’incirca la  stessa rilevanza è data ai temi della Finanza e del Marketing.

Abbiamo rilevato un numero di articoli quasi identico per le Sfide emergenti e lo Sviluppo, inteso come Pianificazione strategica e Sviluppo tecnologico. Il tema della Qualità, considerata la sua più recente apparizione sulla rivista, non viene comunque sottovalutato (abbiamo classificato sotto questa voce 32 articoli). 

Poco spazio occupano invece, se consideriamo l’intero arco di attività, la Programmazione e il controllo, gli scenari di Economia internazionale, la Ricerca & Sviluppo e l’Information & Communication Technology.

La struttura complessiva della rivista si fonda su innumerevoli contributi capaci, nel loro insieme, di offrire una ‘rappresentazione polifonica’ dei temi di attualità, già sviluppati o ancora in divenire, inerenti il mondo delle imprese e talvolta quello istituzionale, quest’ultimo comunque sempre connesso all’azienda.

Per quanto riguarda n particolare il tema della Formazione, il taglio è precisato da queste parole di Nacamulli: “In particolare, il dibattito non è sulla formazione in generale, ma sulla formazione rapportata alle strategie aziendali, altrimenti non ha senso. L’idea è quella di rendere un servizio agli uomini d’azienda (…) I dibattiti sulla formazione di natura filosofica, magari importantissimi, a me non interessano”. [33] Aggiunge Ceriani: “La Formazione, nella rivista, sta avendo un peso certamente rilevante, anche se io personalmente non sono estremamente interessato alla formazione, perché di fatto non muove lire. A me vanno molto meglio gli speciali dedicati alla Logistica, piuttosto che all’Automazione Industriale, a Internet, di fatto smuovono anche il mercato pubblicitario. Per la Formazione non è pensabile di raccogliere i contenuti pubblicitari”. [34]

Il ruolo della Conoscenza, quale risorsa critica per il successo competitivo dell’impresa, comincia già ad apparire negli anni Ottanta [35] , per poi avere un ruolo da protagonista negli anni Novanta [36] , fino ad esplodere nel 2000, periodo in cui Sviluppo & Organizzazione assiste e partecipa da parte sua ad un processo di integrazione delle varie pratiche manageriali all’interno del nuovo paradigma gestionale del Knowledge Management (KM).

Infatti, in questo periodo, numerosi contributi, sia scientifici che operativi, sono dedicati ai  diversi aspetti, tecniche e strumentazioni tecnologiche del KM, come ad esempio: le ‘comunità di pratiche’, il ‘pensiero sistemico’, la ‘gestione del personale con il metodo delle competenze’, la gestione del ‘capitale intellettuale’.

Focus sulle tematiche d’attualità

Sviluppo & Organizzazione  guarda l’organizzazione aziendale in senso lato: le nuove forme di organizzazione e la progettazione organizzativa; i processi di comunicazione, di decisione, di motivazione; l’Human Resource Management, l’innovazione, l’apprendimento e la formazione; gli scenari competitivi, le strategie aziendali, le politiche finanziarie e di marketing.

“(…) Ho sempre cercato di non fare mai una rivista di parte. Abbiamo un comitato scientifico molto ampio, dentro c’è tutta la mia ambizione che un lettore abbia una pluralità di voci. (…) L’idea è quella di coprire un po’ problemi, sfide, temi che riguardano l’organizzazione e il management (…) in realtà la rivista ospita svariati contributi, naturalmente con diversi standard di tipo scientifico, di forma espositiva”. [37]

Trent’anni

Nel duemila la rivista ha compiuto trentun’anni. Abbiamo visto come la sua struttura si sia rafforzata nel corso del tempo. A partire dal 1988, la rivista ha arricchito l’articolazione di competenze presenti nel proprio Comitato scientifico, ha  istituzionalizzato un Comitato di direzione interdisciplinare, e consolidato, attraverso i referenti stranieri, i propri collegamenti con centri di ricerca ed istituzioni europee e di oltre oceano.

La struttura organizzativa, l’impostazione e anche la veste grafica della rivista, nel corso dei 31 anni di attività analizzati, rimangono fondamentalmente le stesse, anche se assistiamo ad un loro accrescimento e, parallelamente col mutare dei tempi, ad una naturale evoluzione dei contenuti trattati: “Sono state aggiunte alcune rubriche e basta, ma sostanzialmente l’impostazione della rivista è rimasta lastessa”, il che rappresenta una testimonianza del successo riscosso dalla rivista. 

Gli articoli non vengono redatti internamente, ma arrivano dall’esterno e sono eterogenei. Seguono i temi di cui gli autori si occupano. “Sviluppo & Organizzazione non è nata in funzione di fare business diretto. Sviluppo & Organizzazione e ES.T.E. hanno sempre smosso più soldi di quanto effettivamente fatturassero. [38]

“(…) La rivista si è un po’ spostata verso discorsi collegati a gruppi di persone che in qualche modo vedevano l’organizzazione in una certa maniera, attraverso un discorso di pluralità di linguaggi, di complessità... In realtà, inizialmente la rivista aveva come standard soprattutto il discorso di Harvard. Successivamente si è innestata di più in un dibattito europeo, italiano. Però direi attraverso un processo molto evolutivo. Da un lato catturiamo i temi che sono emergenti, ma la nostra non è una rivista tesi che seleziona in una chiave molto precisa, nel senso che la nostra è una palestra…”. [39]

Desideriamo, a questo punto, inquadrare quella che è stata,  e quella che si propone di essere per il ‘Duemila ed oltre’ [40] , la missione della rivista. Proponiamo quindi un breve excursus storico, a scansione decennale, che evidenzia il cambiamento e l’evoluzione delle pratiche degli studi manageriali.

- Anni Settanta. Nel nostro Paese, nascono e muovono i primi timidi passi molte delle infrastrutture, oggi consolidate, di formazione, di consulenza e di servizi nel campo dell’organizzazione e del management fra cui Sviluppo & Organizzazione.

- Anni Ottanta. Segnano l’era dell’iniziativa manageriale nella quale il ruolo emergente è quello del manager realista, pragmatico e capace di conseguire risultati concreti e visibili. E’ questa un’epoca in cui si genera una positiva e generalizzata crescita di attenzione e di sensibilità verso i temi di organizzazione e gestione aziendale. In questo contesto Sviluppo & Organizzazione pone particolare cura nell’inquadrare gli aspetti tecnici e le formule manageriali entro appropriati riferimenti non solo teorici, ma anche di ambiente sociale, culturale, legale ed economico. Ciò rinforzando la propria identità di arena aperta al dibattito ed al confronto e di canale di collegamento fra i mondi degli operatori aziendali e quelli dell’accademia, delle scuole di management e dei consulenti di direzione. Il 1989 è un anno speciale, poiché segna il passaggio da un’epoca ad un’altra. Infatti, con la distruzione del muro di Berlino, cessa definitivamente l’assetto politico bipolare del mondo nato nel dopoguerra, rivoluzionando gli equilibri istituzionali e sociali che avevano resistito per quasi quarantacinque anni. Ciò determina il fabbisogno di raccogliere sfide organizzative radicalmente nuove, in larga misura non ancora compiutamente risolte .

- Anni Novanta. Con l’avanzare degli anni novanta (fino ad arrivare al duemila), il ruolo critico che le competenze organizzative e manageriali rivestono nei processi di sviluppo economico e sociale appare chiaro, non più soltanto agli addetti ai lavori (siano essi operatori aziendali oppure studiosi), ma diviene palese anche ai politici, alle istituzioni e persino al largo pubblico. E’ in questi anni che si comprende diffusamente come le capacità organizzative siano un fattore cruciale che condiziona il successo. 

- Duemila ed oltre. Sono cambiati i parametri per la valutazione delle aziende e delle istituzioni. Gli indicatori sono adesso le abilità nel coltivare, affinare e sviluppare le proprie competenze organizzative chiave. Nel duemila è aumentata, e sembra destinata a continuare ad aumentare, la coscienza di quanto alto sia il valore delle capacità organizzative nel determinare il successo delle aziende e delle istituzioni, mentre cresce parallelamente la domanda d’investimenti organizzativi. Contemporaneamente, tuttavia, diminuiscono le certezze sullo stesso significato della parola organizzazione. Se una volta la parola organizzazione aveva il significato univoco di ordine e sistematicità, in prospettiva non appare più così. La sfida organizzativa emergente sembra finire per essere la capacità di comprendere, di dare un senso e di governare le complesse evoluzioni che le aziende ed i sistemi economici e sociali si trovano a vivere. In conclusione, i cambiamenti radicali, provocati dal rapido evolversi delle tecnologie dell’informazione, non si limitano a rivoluzionare i ritmi della vita sociale ed economica ed a creare delle nuove ‘forme di organizzazioni flessibili’ [41] . Essi finiscono, anche, per mettere in profonda discussione sia il bagaglio teorico tradizionale delle discipline organizzative che la ‘cassetta degli attrezzi’ dei manager.

In questo contesto la missione di Sviluppo & Organizzazione continua più che mai ad essere quella di favorire e di stimolare ‘processi di fertilizzazione incrociata’ –torniamo agli intenti del fondatore Pietro Gennaro– fra esperienze pratiche, ricerche sul campo e riflessioni teoriche nell’area dell’organizzazione e del management. Ciò mettendo a disposizione strumenti professionali, conoscenze teoriche ed interpretazioni dei trend organizzativi e manageriali a chi opera entro le aziende e le istituzioni, ai  liberi professionisti e agli studiosi, sempre con l’intento, che è stato per primo di Pietro Gennaro, di migliorare la produttività, promuovere le capacità d’innovazione organizzativa ed innalzare la qualità della vita sociale delle istituzioni del nostro Paese. [42]

Appendice

Siamo ormai giunti alla fine del nostro ‘viaggio di ricerca’ e la testimonianza del nostro ‘viaggiare’ è data da questo scritto.

Il significato di questa storia non è solo quello di apportare un contributo scientifico fine a se stesso, ma vuole essere anche diario di un’esperienza. Perciò, al di là delle fonti cartacee, abbiamo sentito il bisogno di attingere alle fonti vive, che hanno con le loro gocce piano piano, e con cadenza regolare, segnato la via, scavato la roccia della ‘non-conoscenza’ , e che continuano a sgorgare ricche di inesauribili contributi e spunti di riflessione.

Queste ‘fonti vive’ sono le persone. Tante persone coinvolte, a titolo diverso, ma tutti con grande professionalità e passione, nella vicenda di Sviluppo & Organizzazione . Delle interviste raccolte, proponiamo qui l’intervista al prof. Pietro Gennaro.

Intervista a Pietro Gennaro, primo Direttore della rivista

Domanda. Professore, Sviluppo & Organizzazione, nei suoi inizi ha avuto una sua filosofia autonoma, oppure ha seguito un dibattito esterno e, in tal caso, a quali teorie si è agganciata?

Risposta. E’ difficile ricostruire, perché si parla di tanti anni fa. Direi che fondamentalmente mi ero posto il problema della mancanza in Italia  di uno strumento di informazione e orientamento sulla evoluzione del  pensiero nella organizzazione delle imprese e ho deciso di farla io, quindi non ho avuto stimoli esterni, né opportunità esterne. E’ stata proprio una piccola iniziativa imprenditoriale.

Il punto di partenza è stato questo. Poi l’ho proposto a un gruppo di docenti interessati a questi temi, che allora erano pochissimi, con la convinzione che occorreva ancorare le elaborazioni concettuali alle esperienze reali in azienda. Essenziale, a questo proposito, è che le grandi trovate, le “invenzioni” nei sistemi di gestione sono nate nelle imprese. Un esempio tipico è il budget, non è stato inventato da un professore, ma è stato inventato dalla Dupont, per poi applicarlo alla General Motors sessant’anni fa. Poi sono venuti i professori che hanno teorizzato, ma in ambiti specifici di un’impresa. E così è avvenuto per quasi tutte le tecniche diffuse nell’impresa. Questa è sempre stata la mia visione e, allora, la rivista l’ho subito impostata così.

Noi dobbiamo cercare di identificare il significato di quello che avviene e dare un contributo concettuale a una conoscenza e ad un avanzamento anche dei metodi di gestione delle imprese, partendo però dalle esigenze espresse dalle imprese e dalle soluzioni che loro via via più  o meno inconsapevolmente vanno elaborando.

Al di là del puro strumento di comunicazione che è una rivista, bisognava fare qualcosa di più, ecco perché poi ho pensato di fondare l’ISTUD, dopo la mia esperienza all’IPSOA di Torino.

Domanda. Mi può dire se, secondo lei,  c’è stata una evoluzione dei contenuti formativi trattati su Sviluppo & Organizzazione in relazione alle turbolenze dello scenario economico-sociale?

Risposta. Le rispondo in generale, lasciando a lei la verifica sulle pagine di Sviluppo & Organizzazione.

Si è passati dalla formazione al marketing allo studio dei problemi di struttura organizzativa (razionalizzazione della distribuzione dei ruoli e allocazione competenze e capacità), e successivamente allo sviluppo delle risorse umane (valutazione e sviluppo competenze e capacità, revisione dei sistemi retributivi, ecc.); per arrivare allo studio delle alternative strategiche, cioè delle decisioni che determinano la sopravvivenza e lo sviluppo dell’impresa a medio termine. Oggi ritengo che dovrebbe acquistare rilievo lo studio dei processi di negoziato (tema sul quale troverà un mio “Dialogo” su Sviluppo & Organizzazione), che sono stati il mio oggetto di studio negli ultimi dieci anni.

Domanda. Quali sono le modalità del rapporto dei contenuti formativi con le strategie aziendali e con lo sviluppo tecnologico su Sviluppo & Organizzazione?

Risposta. Il rapido mutamento degli scenari tecnologici (la new economy) e politico-sociali richiede ai managers di sviluppare le loro capacità di osservazione e valutazione, e soprattutto di negoziato con i diversi “stakeholders”: azionisti e finanziatori, dipendenti e sindacati, rappresentanti del potere politico a livello locale, nazionale e internazionale, ecc.

Domanda. Quali sono, secondo Lei, le tappe fondamentali della riorganizzazione nelle aziende che ha seguito Sviluppo & Organizzazione  e quale il nesso tra evoluzione della domanda di formazione a livelli più bassi  e l’esigenza di migliorare il rapporto con la clientela?

Risposta. Tentando di generalizzare esperienze sempre molto diverse, forse si possono riassumere nelle seguenti:

- contabilità industriale e controllo di gestione;

- presa di coscienza della criticità del rapporto con i clienti finali e con la distribuzione: organizzazione delle vendite e sviluppo delle analisi di mercato;

- orientamento alla pianificazione strategica;

- sviluppo della funzione Finanza, in parallelo con lo sviluppo delle istituzioni finanziarie al di là del tradizionale rapporto bancario ( ormai anche in Italia, che è stata per anni in ritardo);

- presa di coscienza della criticità del fattore umano, e apprezzamento degli investimenti in formazione, e della funzione Gestione e Sviluppo delle Risorse Umane;

- ricongiungimento (appena iniziato) della formazione con l’esigenza di assicurare il rapporto con la clientela (il cosiddetto CRM, Customer Relationship Management).

Domanda. Qual è il grado di evoluzione effettivo del Total Quality Management e il grado di evoluzione del nesso tra lo sviluppo della qualità totale e la formazione?

Risposta. TQM: sono sostanzialmente tecniche per assicurare comportamenti organizzativi conformi all’esigenza di  rispondere sempre ai bisogni del mercato.

Domanda. Con la globalizzazione è vero che si apre un’altra fase nella formazione, la FAD (Formazione a Distanza)? E, a suo avviso, come si evolverà il dibattito sulla formazione?

Risposta. Direi piuttosto che si allargano i contenuti dei programmi di formazione; che devono preparare le persone a vivere il loro ruolo come cittadini del mondo.



[1] Il problema della carenza qualitativa e quantitativa dei quadri direttivi era avvertito e ritenuto grave, come risulta dall’indagine (svolta dal marzo all’ottobre 1967 e reperibile negli archivi dell’ISTUD) avviata dal Prof. Gennaro dopo uno scambio epistolare con l’Ing. Martinoli (ex direttore generale tecnico dell’Olivetti) su quaranta esponenti del mondo economico italiano privato e pubblico, le cui risposte furono fatte analizzare da Seymour Tilles, partner del Boston Consulting Group

[2] G. Spallaci, dagli atti del convegno su “Formazione manageriale in Italia: cause del ritardo e prospettive” Novembre 1976, presso Camera di Commercio di Milano, archivio ASFOR, cit., pag. 458 Gemelli G. (a cura di) (1997), Scuole di Management. Origini  e primi sviluppi delle business schools in Italia, Bologna, il Mulino.

[3] Istituto per gli Studi Direzionali S.p.A. di Varese, poi trasferito a Stresa.

[4] L’Associazione per la formazione alla direzione aziendale con sede a Milano

[5] Progetto di Formazione Manageriale

[6] Scuola di Direzione Aziendale, oggi scuola di management leader in Italia e una delle maggiori a livello internazionale

[7] U. Morelli., . Varchetta  (1998), Cronaca della formazione manageriale in Italia: 1946-1996 Retablo, Milano, Franco Angeli (pp. 59-67).

[8] Nel 1997 Presidente dell’INPS.

[9] Primo direttore dell’Istud dal 1970 al 1977 (ex docente di analisi economiche e controllo di gestione presso  IPSOA e CUOA)

[10] Intervista a Pietro Gennaro, in appendice.

[11] Una delle prime aziende di consulenza italiane, sorta a cavallo tra gli anni ’30 e gli anni ’60 a Milano, oggi la PGA – Strategia e Organizzazione

[12] L’ISTUD S.p.A. (attuale scuola di management riconosciuta a livello internazionale come istituzione scientifica e culturale, luogo di produzione e diffusione di conoscenza esperta sui problemi di gestione delle organizzazioni) fu fondato nel 1970 per iniziativa di Assolombarda e di un gruppo di grandi aziende italiane e multinazionali (fra cui Pirelli, Olivetti, IBM) allo scopo di offrire alle imprese un servizio di formazione dei quadri direttivi a livello delle istituzioni internazionali più qualificate. La prima facoltà dell’Istituto era composta da professori della Harvard Business School affiancati da professionisti italiani della consulenza direzionale.

[13] Intervista a Pietro Gennaro, in appendice.

[14] Pietro Gennaro  (1970), “La spirale virtuosa”, Editoriale, Sviluppo & Organizzazione n.1, Milano, E.S.T.E.

[15] Intervista a Pietro Gennaro, in appendice.

[16] Pietro Gennaro (1970), “La spirale virtuosa”, Editoriale, Sviluppo & Organizzazione n.1, Milano, E.S.T.E.

[17] Istituto Superiore per Imprenditori e Dirigenti d’Azienda.

[18] Pasquale Gagliardi, (1984), Oltre la formazione apparente. Investimenti in educazione e strategie d’impresa, Milano, ed. del Sole 24 ore, (pag. 290 e cit. pp.283-292).

[19] Sulle strategie dei centri di management per gli anni Ottanta e sui cambiamenti necessari da attivare per portarle avanti

[20] Pasquale Gagliardi, (1984), Oltre la formazione apparente. Investimenti in educazione e strategie d’impresa, Milano, ed. del Sole 24 ore,

[21] Intervista a Pietro Gennaro, in appendice.

[22] G. Gemelli (a cura di), (1997), Scuole di management. Origini e primi sviluppi delle Business Schools in Italia, Bologna, il Mulino (pp.389-403). 

[23] Percepite, raccolte ed elaborate da Pietro Gennaro e dagli altri docenti facenti parte del comitato di redazione

[24] Di questi anni Pietro Gennaro, La misura dell’atteggiamento verso il  rischio, Milano 1972 e Strategia e Organizzazione nell’Impresa. Testo e casi, Milano 1974.

[25] Raoul C. D. Nacamulli, (1988), Editoriale, Sviluppo & Organizzazione n. 105, Milano, E.S.T.E.

[26] Centro di Ricerca sulla Organizzazione Aziendale dell’Università L. Bocconi

[27] Fino al 1999, anno in cui la rivista diventa completamente indipendente

[28] Raoul C. D.Nacamulli, (1988), Editoriale, Sviluppo & Organizzazione n. 105, Milano, E.S.T.E.

[29] Intervista a Gianni Ceriani, nel tempo Direttore Operativo, Amministratore Delegato e Presidente della Casa Editrice E.S.T.E.

[30] Rubrica che sostituisce Temi dal Crora, anch’essa curata da Paolo Preti.

[31] Intervista a Gianni Ceriani, nel tempo Direttore Operativo, Amministratore Delegato e Presidente della Casa Editrice E.S.T.E.

[32] Soprattutto aziendale, trattandosi di rivista di studi manageriali

[33] Intervista a Raoul C.D. Nacamulli, Direttore di Sviluppo & Organizzazione.

[34] Intervista a Gianni Ceriani, nel tempo Direttore Operativo, Amministratore Delegato e Presidente della Casa Editrice E.S.T.E.

[35] Non a caso è in questi anni che autori come Itami e Drucker identificano nella conoscenza la nuova base per la competizione nella società post-industriale.

[36] Il paradigma della ‘gestione della conoscenza’ prende slancio nel n.162 del 1997 con la presentazione del libro di Nonaka e Takeuchi dal titolo The Knowledge-Creating Company, all’interno della rubrica curata da Arnaldo Camuffo

[37] Intervista a Raoul C.D. Nacamulli, Direttore di Sviluppo & Organizzazione.

[38] Intervista a Gianni Ceriani, nel tempo Direttore Operativo, Amministratore Delegato e Presidente della Casa Editrice E.S.T.E.

[39] Intervista a Raoul C.D. Nacamulli, Direttore di Svilupp & Organizzazione.

[40] Facciamo qui riferimento al titolo dalla convention: “Il Management delle Risorse Umane oltre il Duemila”, Assolombarda,  giugno 2000, coordinata da Raoul C.D. Nacamulli, nel corso della quale è stato presentato il volume: “Management delle Risorse Umane” a cura di Daniele Boldizzoni, che raccoglie gli articoli più rappresentativi sul tema pubblicati da Sviluppo & Organizzazione

[41] Le reti, le partnership, le adhocrazie, ecc.

[42] Raoul C.D. Nacamulli, Editoriale (1999) n.171 Sviluppo & Organizzazione, Milano, E.S.T.E.

 

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