BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 26/02/2007

IL TFR, I FONDI PERDUTI E LA RIPROGRAMMAZIONE DEI CYBERBANCARI

di Domenico Iodice

Il silenzio-assenzio

Ultimi mesi di attesa. Poi potrò esprimere sconcerto per quei miseri, biechi lavoratori che inspiegabilmente avranno scelto di riversare il proprio TFR nei fondi di previdenza complementare. Nel frattempo, accanto a chi (calcolatrice alla mano) perde tempo in basse valutazioni di convenienza economica, c’è chi invece  eroicamente approfitta del periodo per mettere in discussione se stesso, per riscoprire la  propria dimensione ontica.  L’Illuminazione  segue tre filoni fondamentali del sapere. Il primo, di ispirazione socratica, considera la “non-scelta” del lavoratore come unica possibile forma di libertà contro l’ingiustizia di Stato: meglio il veleno che l’incoerenza! Questi saggi hanno teorizzato il “silenzio-assenzio”.
Il secondo filone si nutre dell’esistenzialismo kierkegaardiano. I suoi adepti ben sanno che dietro l’apparente natura pratica del problema  TFR si cela l’essenza tragicamente morale del Dilemma. Tali virtuosi però non incideranno mai sulle statistiche, perché quei rozzi della Neurodeliri quando li sentono citare l’”Aut-Aut” non hanno dilemmi: li rinchiudono, ripetendo a loro volta (mentre roteano l’indice): “Out, Out”. I Seguaci del terzo filone, dichiaratamente gandhiani, praticano la non-violenza, respingendo ogni sollecitazione alla scelta (e, da ultimo,  persino la busta-paga). Gemellati con i lavoratori  di Bangalore, profetizzano che il loro coraggioso silenzio cambierà l’INPS. Questi Maestri di virtù hanno un piano rivoluzionario: quando verranno richiesti di scegliere tra le opzioni di investimento del proprio Fondo di previdenza (tra un profilo a componente azionaria  e uno di tipo conservativo), si dichiareranno obiettori di coscienza. Terranno le mani alzate, di fronte ai banditi che li costringeranno a scegliere tra la Borsa e la Vita. Nessuna pistola sparerà, ma essi si riterranno lo stesso ingiustamente “liquidati”.

Accordi di climax

Se Leopardi fosse stato un bancario, avrebbe scritto “Il venerdì del villaggio (globale)”. Avrebbe decantato il fugace attimo di felicità di ogni lavoratore taglieggiato e depresso che, giunto finalmente a casa  la sera del venerdì, si accinge a togliersi le scarpe e a indossare i panni della propria identità smarrita. Ma il fantasma della libertà,   illusoriamente acchiappato al termine di ogni  lunedimartedimercoledigiovedivenerdì, già svanisce nella proustiana ricerca del sabato degli acquisti. Ed è subito sera: la sera del dì di festa. Che annuncia un nuovo ciclo di penose, fantozziane reincarnazioni, in attesa del nirvana pensionistico.
E finalmente qualcuno buca la scena del “Truman show”, scoprendo che anche il bancario ha un’anima, da rispettare e valorizzare persino nell’ambiente di lavoro. I primi “ambientalisti” aziendali ritengono che basti migliorare la circolazione dell’aria nelle anguste celle della produzione, dando vita agli Accordi di climatizzazione. Successivamente altri studiosi scoprono le potenzialità dello yoga, da insegnare ai Manager per prevenirne i vessatori sbalzi d’umore: nascono così i primi Accordi di climaterio. Sindacalisti di matrice freudiana intuiscono infine che per superare l’apatia lavorativa occorre favorire la promiscuità sessuale nei luoghi di lavoro: sono i padri fondatori degli Accordi di climax.
Io, bancario minimalista e crepuscolare, amo invece le buone cose di pessimo gusto. Mi accontenterei di togliere qualche volta le scarpe in ufficio (così, solo per sentirmi a casa) e di poter trattare con disarmante spontaneità e semplicità colleghi e clienti.

Il fondo perduto

A dire degli economisti più trendy, il problema dell’INPS e delle nostre pensioni è che si vive troppo e si fanno pochi figli; che cioè non funziona più quella meravigliosa catena di sant’Antonio che trasferiva i costi della previdenza sulle giovani generazioni. Posti crudamente di fronte all’evidenza abbiamo mutuato, da quel modello di democrazia (da esportazione) che è l’America, l’innovativo concetto di “scarsella”del lavoratore.  Lasciando ai tecnici grafici e teorie, il complesso meccanismo funziona pressappoco così: ognuno si gode, da vecchio, ciò che ha potuto mettere da parte da giovane. L’INPS avrà, d’ora innanzi, il solo compito (altamente professionale) di applicare questo luminoso principio di equilibrio.  E pensare che i superstiti Padri della Costituzione, ormai barbosi bisnonni, si accaniscono a difendere i morti  principi di solidarietà socio-generazionale; che qualcuno ancora mette in dubbio le inconfutabili ed eleganti leggi della statistica, che affermano l’insostenibilità finanziaria, e perciò anche morale, del nostro modello di stato sociale.  La “pensione” viene definita dai giuristi come una forma di retribuzione differita; l’art. 36 ne indica la doverosa misura minima: “in ogni caso sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa”.  Per favore, che nessuno ironizzi sull’argomento, sostenendo che le future pensioni basteranno a malapena a garantire un pasto al giorno! Per risolvere tali modeste contraddizioni, la politica sta seriamente lavorando su più fronti:  a) evidenziando che il nuovo regime alimentare corrisponde in pieno alle indicazioni del Ministero della salute;  b) eliminando, pezzo dopo pezzo, la vecchia e logora Carta costituzionale; c) democraticamente persuadendo i lavoratori a rimpinguare privatamente la propria “scarsella” pensionistica.  Lo Stato, ridefinito (a)sociale, ha lanciato in tal senso un nuovo spot di pubblicità-progresso: “al tuo futuro pensaci tu, che non ci pensa più nessuno!”

Catenaccio all’italiana

Siamo per la quarta volta Campioni del mondo. Praticando un calcio operaio, panesalamesco: il nostro modello vincente rimane il classico “catenaccio”. In economia ci aveva provato pure Fazio, ma senza successo: bisognava essere dei … Draghi per riuscire nell’impresa di mantenere l’impresa tricolore. Per fortuna c’è stata Intesa, lassù, con San Paolo. E mentre le stelle europee stavano a guardare, e il D.G.  Modiano giocava a … carte a Capri, nasceva la prima Banca europea di matrice italiana. Gioiva il Passera solitario, finalmente in compagnia, mentre i vertici celesti dell’Istituto piemontese esclamavano: “Meglio Bazoli che male accompagnati”. Calando inatteso l’asso, nasceva l’asse Milano–Torino e le leggi razziali a tutela della purezza della moneta. Dopo il decreto anti-Cina a difesa del pomodoro e del concentrato italiano, si attende ora un provvedimento legislativo per favorire le … concentrazioni doc: si chiamerà, secondo indiscrezioni, Decreto Salza.
Realpolitik argomenta che la libera concorrenza non esiste, è un fantasma; che in fin dei conti è meglio un oligopolio made in Italy oggi che uno straniero domani. Ma se proprio devo essere figlio di un Male Minore, perché mai dovrei accettare pure un modello (dichiarato) di governance alla tedesca … abortito a metà del processo democratico? Perché non esigere onestà intellettuale da chi nel colosso propone lo stile dei “due consigli” (di gestione e di supervisione) escludendo qualsiasi concorso decisionale dei rappresentanti dei lavoratori?
Ci sono circa 100.000 nani sulle spalle del nuovo gigante del credito; di questi, 15.000 potrebbero essere lavoratori in esubero. E’ questo il prezzo da pagare per rimanere italiani? Dubito, ergo sum

Mezzogiorno di fuoco

C’erano una volta la cultura della solidarietà, la Cassa per il Mezzogiorno e le cattedrali nel deserto. Poi i politici del partito di Finanza Globale si scoprirono laici e negarono agli oranti persino il conforto di una chiesetta; in compenso, al suo funerale il Mezzogiorno ebbe la… cassa. La “questione morale” dei neoliberal-ambientalisti esigeva  pulizia degli spazi al Sud: il deserto tornò deserto, dove le Volpi scorrazzavano indisturbate.
Un tale annunziò la scoperta di un nuovo filone, denominato lavOro, e subito fu osannato come Cavaliere. L’ateismo di Stato spinse allora i Seguaci del Pane quotidiano verso i templi economici del Nord, fino ad ameni fonti battesimali, tra Bossi e ligustri. Gli oracoli “delfini” poterono infine vaticinare la Verità della Statistica, annunziare il nuovo miracolo economico: la disoccupazione al Sud era in calo!
E mentre ora l’America rispolvera l’”adhocrazia” di Mintzberg e rialloca i centri decisionali sui territori, l’Italia paneuropea raziona le risorse, sperimentando la sua prima, vera siccità… intellettuale. Mezzogiorno di fuoco.

Matricola A31

Matricola A3123 a rapporto (download) gerarchico (scanning in corso…) Cybor-bancario recentemente riprogrammato mediante microchip sottocorticale denominato “Vendi e sorridi”. Tre programmi di laurea, master con licenza d’uso in tecnocommercio finanziario, otto traduttori simultanei, simulatore di eticità incluso, Il grado di soddisfazione virtuale raggiunto con erogazione di bytes-bonus per l’anno in corso  impone di escludere dai miei circuiti l’area della consapevolezza personale. Pericoloso retaggio del passato (insieme ai corsi di formazione, alla critica, al sindacato e al diritto di sciopero), i Programmatori affermano che tale “coscienza” operi come un virus autoreplicante, che mina il sistema di felicità individuale introducendo valori come “solidarietà” e “inviolabilità della persona”. Nessuno deve distruggere la Matrice a massimizzazione individuale per cui noi cyber-lavoratori siamo programmati: i nemici del sistema vanno “terminati”. (Fine scannerizzazione. 1 virus “Trojans” individuato e distrutto, denominato: “Comunista”).

Speculum

Specchi contrapposti: magia d’immagini che si clonano all’infinito, creando illusorie profondità.
Dal latino “speculum” derivano termini come “speculare” e “speculazione”. Prerogativa dello specchio è riflettere. In senso filosofico, la riflessione speculativa è l’attività più nobile della corteccia cerebrale. In senso economico-finanziario, invece, speculazione è ”insieme di operazioni intese a ricercare un guadagno”. Qual è il tratto comune tra accezioni così diverse? Anche fusioni d’azienda, cessioni di rami o di interi tronchi e scorpori sono frutto di riflessione umana, applicata a fini “speculativi”. Sono operazioni “speculari”: in un refrain di luci ed ombre, esse creano la partita doppia della disinformazione e dell’inganno, disorientando chi crede di fare investimenti e ne rimane, invece, investito.
L’informazione pubblica e privata (passi la tautologia) sostiene di non avere colpe: di essere neutrale.  Ma davvero il gioco di scatole cinesi (importate senza dazi) di società controllate da società a loro volta controllate -e mi fermo per esigenze di spazio- irretisce solo il risparmiatore malaccorto: quello che non riflette?  Io, più ci… rifletto, e più mi convinco che si spacciano per opere di “specchiata” ingegneria d’impresa autentici “specchietti” per allodole!

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