BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 25/09/2007

DIVAGAZIONI BANCARIE

di Domenico Iodice

 

Rape e rapine
I tempi cambiano. Fino a qualche lustro fa, se un criminale entrava in banca esclamando minacciosamente: “Fermi tutti: questa è una rapina!”, tutti alzavano le mani e si zittivano per la paura. Oggi la stessa scena produce di frequente reazioni d’interesse da parte di clienti e dipendenti. Non è raro il capannello di persone che circondano l’avventore di incredule manifestazioni di apprezzamento: “Ma sarà vera?” oppure: “Non è mica transgenica?”. E lì ecco il malvivente che si prodiga in rassicurazioni e dettagli dell’offerta: “La rapina è piccola e bruttina perché biologica. Non è la dozzinale rapa da supermercato!”. Insomma: siamo condizionati dai media. La gente crede al “naturale” come sinonimo di “sano”, e questo mito sostiene un fatturato in costante crescita. Invece la provvida e prodiga tecnologia alimentare, che pure è pronta a sfamare il mondo nel suo intero ordine di arrivo (primo, secondo, terzo e oltre) rimane al palo, incompresa e vituperata.
Triste e parallelo destino quello dell’ABI: nelle sue “Linee Guida per prevenire i crimini” offre quanto di meglio e di più sofisticato l’informatica è in grado di creare per la sicurezza; e i sindacati cosa fanno? Invece di riconoscere l’illuminata ispirazione del Genio, si battono testardamente per il ritorno alla preistoria: la guardia giurata, con tanto di clava. Sicurezza è sinonimo di informatica! Ormai tutto è sicuro, perché affidato a computer a prova di black-out; anche la stesura di quest’artic--- (caduta di tensione)--------

La banca dei diversi
“Siamo diversi”. Così recitano slogan bancari ad effetto, inquietanti anzi che no: danno l’impressione di sponsorizzare i DICO nel terziario avanzato, invece che serie alternative all’attuale oligopolio creditizio.
E, con registro diverso: “Differenti per forza”. Quale? Quella della rivalsa collettiva dei soci-consumatori, della testimonianza esemplare?    
Per carità: se si tratta di uscire dalle… nicchie del mercato, ben vengano anche le missioni popolari e il contagio della religiosità finanziaria di massa. Ma non si portino a spalla modelli da culto: eticità, trasparenza, partecipazione democratica, responsabilità sociale non sono confinabili, riducibili a questioni di fede individuale. Così già fanno gli agnostici della globalizzazione finanziaria, subdolamente dribblando le esigenze della fede pubblica. Che è, invece, valore laico e giuridicamente pregnante, per cui si rischia ancora la galera, non l’inferno. Per fortuna.

Il cammello e il moscerino

Provo a “bruciare” le comuni sinapsi scodellando qui un ardito confronto: tra Costituzione europea e Società europea. Il sottotitolo dell’esperimento potrebbe essere: “Come ingoiare il cammello e filtrare il moscerino”. Sì, perché se da un canto gli Organi consultivi dell’Unione europea pedantemente rimarcano l’esigenza di dialogo sociale come chiave del processo di integrazione, d’altro canto i referendum dei singoli Stati dell’Unione sembrano bocciare il processo di armonizzazione politica, e inoltre l’economia europea continua ad essere governata dai mercati finanziari. A tale schizofrenia politica si cerca di porre degli argini culturali, oltre che legislativi: in tale direzione vanno le Direttive istitutive di CAE e SE. In sostanza, si cerca di recuperare spazi di dialogo sociale e di partecipazione all’interno del mondo d’impresa, atteso l’insuccesso del processo di integrazione squisitamente politico. Tale sforzo è sicuramente encomiabile, perché intellettualmente onesto e strategicamente lungimirante: mediante la sapiente combinazione di carota e bastone (risparmio fiscale per le aziende previo accordo sindacale sulle prassi di consultazione) si possono creare meccanismi virtuosi. Ma che senso ha parlare di ciò senza stigmatizzare che la recente riforma del Diritto Societario italiano ha trascurato i temi dei diritti di informazione, consultazione e partecipazione dei lavoratori? Che nel nostro Paese il valore-integrazione non è unanimemente inteso come istanza di unificazione politica e di pacificazione sociale? Che si propone un modello europeo ed evoluto di Costituzione a chi fa persino fatica a preservare la visione solidaristica della Costituzione italiana del 1948?   

Mezzogiorno di fuoco

C’erano una volta la cultura della solidarietà, la Cassa per il Mezzogiorno e le cattedrali nel deserto. Poi i politici del partito di Finanza Globale si scoprirono laici e negarono agli oranti persino il conforto di una chiesetta; in compenso, al suo funerale il Mezzogiorno ebbe la… cassa. La “questione morale” dei neoliberal-ambientalisti esigeva  pulizia degli spazi al Sud: il deserto tornò deserto, dove le Volpi scorrazzavano indisturbate.
Un tale annunziò la scoperta di un nuovo filone, denominato lavOro, e subito fu osannato come Cavaliere. L’ateismo di Stato spinse allora i Seguaci del Pane quotidiano verso i templi economici del Nord, fino ad ameni fonti battesimali, tra Bossi e ligustri. Gli oracoli “delfini” poterono infine vaticinare la Verità della Statistica, annunziare il nuovo miracolo economico: la disoccupazione al Sud era in calo!
E mentre ora l’America rispolvera l’”adhocrazia” di Mintzberg e rialloca i centri decisionali sui territori, l’Italia paneuropea raziona le risorse, sperimentando la sua prima, vera siccità… intellettuale. Mezzogiorno di fuoco.

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