BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 26/11/2001

Cattivi & Maestri n° 3

Training e Manipolazione

di Nicola Gaiarin & Gianfrancesco Prandato

Cape Fear (Il promontorio della paura), 1991. Di Martin Scorsese, con R. De Niro, N. Nolte, J. Lewis

Cape Fear, remake del film interpretato da Robert Mitchum nel 1962, è una parabola nera sull'apprendimento come forma estrema di manipolazione. È la storia di un criminale che, appena uscito di prigione, cerca di vendicarsi dell'avvocato che, invece di difenderlo, lo aveva incastrato. Insidia la tranquillità del suo nemico, lo minaccia e lo tormenta prendendo di mira sua moglie e sua figlia. La resa dei conti avverrà su una barca alla deriva durante una furiosa tempesta. Questo film è interessante perché introduce il tema del plagio, del vantaggio manipolativo che il docente può avere nei confronti del discepolo. Non è un caso che la scena chiave del film, di cui riportiamo i dialoghi, avvenga nel teatro della scuola.

Max Cady è un cattivo maestro ma, soprattutto, è un individuo che tenta di oltrepassare i limiti strutturali che impediscono una comunicazione senza residui: non vuole trasmettere un sapere, ma condividere integralmente un'esperienza. Il suo insegnamento si confonde con il plagio, la manipolazione, la seduzione. Per lui la conoscenza non è un'astrazione, ma un processo di trasformazione effettiva che viene letteralmente inciso sulla pelle dell'individuo. Non a caso il film inizia con il primo piano dei tatuaggi di ispirazione biblica che gli solcano tutto il corpo. Max Cady non cita la Bibbia, è la bibbia. Non possiede una vision o una mission, perché coincide interamente con le idee porta avanti. Il vantaggio competitivo in termini di carisma e autorità è molto più importante del guadagno reale che potrebbe derivare dalle sue azioni. Vuole trasmettere la propria knowledge per portare a termine un personale progetto manipolativo: vendicarsi del torto subito facendo passare l'avversario attraverso le sofferenze che ha patito in prigione. Come capita con i cattivi maestri, suoi tratti scivolano poco a poco nell'immaginario diabolico.

Formazione è manipolazione

Il personaggio chiave del film è Danielle, la figlia adolescente dell'avvocato. Max Cady, per vendicarsi, vuole colpire il punto debole del rivale e ha deciso di agire su di lei. Ha attirato Danielle nel teatro della scuola, e la attende in una casetta di cartapesta. Il set sembra quello di cappuccetto rosso, la ragazza scende le scale incerta e parla per prima:

"Salve"
"Salve, ti ho spaventato?" Replica Cady, sorridente.

L'atmosfera assume subito i contorni della fiaba. Cady è il lupo, il seduttore che vuole catturare la figlia del rivale. Il primo passo verso l'apprendimento e la trasmissione del sapere è l'impatto inconscio, non razionalizzabile. Bisogna lasciar cadere le barriere e i pregiudizi per accettare le nuove regole del gioco. L'apprendimento viene presentato come un rito di passaggio, l'entrata in uno spazio diverso da quello quotidiano.

"Lo sa che quando ci siamo parlati al telefono, ieri sera, lei diceva cose molto interessanti, secondo me, e io ci ho riflettuto un sacco."
"Sono le verità della vita, tesoro, è tutto lì. Il teatro consiste in questo. Il libro che hai lì, Angelo guarda il passato, parla tutto della scoperta di sé, l'esplorazione dell'io"

La proposta del cattivo maestro è chiara: offrirà alla sua allieva un sapere prezioso. In fin dei conti la posta in gioco di ogni seduzione è la scoperta di sé. Danielle se ne rende conto e si abbandona al "lupo" perché le promette un incremento conoscitivo. Più avanti Cady è ancora più esplicito:

"Tutti noi portiamo un alone diabolico intorno alla testa come un'aureola, tuo padre compreso. Ogni uomo, ogni uomo deve attraversare l'inferno per raggiungere il suo paradiso. Lo sai che cos'è il paradiso?"
"No."
"La salvezza! Perché tuo padre non è felice, tua madre non è felice, e sai che ti dico? Neanche tu sei felice. O mi sbaglio?"
"No, non sono felice."

Il progetto di vendetta di Max Cady si attua attraverso la manipolazione. Seduce Danielle promettendole una forma di felicità: il training sarà difficile e faticoso ma alla fine gli sforzi verranno premiati con un incremento della conoscenza. Cady, però, vuole trasformare l'insegnamento in plagio per poi utilizzare l'allieva come strumento della sua vendetta. Anche se verrà sconfitto, il cattivo maestro avrà portato a termine il proprio progetto. I valori su cui l'avvocato basava la sua esistenza sono stati rovesciati. La ristrutturazione cognitiva è stata ormai portata a termine e alla fine del film è Danielle che si rivolge agli spettatori rendendo evidente la vittoria di Max Cady:

"La nostra vita non tornerà mai ad essere quella che era prima della sua venuta. Ma in fondo non è un male, perché se si resta attaccati al passato si muore un po'ogni giorno e, per quello che mi riguarda, io so che preferisco vivere."

Apparentemente Cady è stato sconfitto, ma alla fine riesce nel proprio intento. Il nemico è stato trasformato in un discepolo e il discepolo accoglie, volente o nolente, i messaggi del maestro. L'avvocato scopre di non essere diverso dallo psicopatico. I valori si confondono e il bene e il male, nel terreno ambiguo della manipolazione, diventano indiscernibili. Eppure l'ambiguità si può rivelare una risorsa decisiva perché da essa nascono nuove strategie di azione. Per sopravvivere, individui e organizzazioni devono mutare, trasformarsi, adattarsi al ritmo del cambiamento.

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