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Pubblicato in data: 15/01/2002

Cattivi & Maestri n° 7

Immigrare e lavorare all'estero

di Nicola Gaiarin & Gianfrancesco Prandato

Frantic, 1988. Di Roman Polanski, con H. Ford, E. Seigner.

La trama. Un medico americano si trova a Parigi per un congresso. Appena arrivato in albergo la moglie sparisce. Il dottor Walker viene così risucchiato in un intrigo spionistico internazionale e nel mondo della droga. Il primo giorno di permanenza nella città da cartolina si trasforma in un incubo, una corsa frenetica (frantic, appunto) attraverso un territorio sconosciuto e inospitale.

In territorio ostile

Frantic è il più bel film di Polanski. Un film che possiamo definire come ispirato da Hitchcock. E' una definizione banale perché, probabilmente, quasi tutto il cinema moderno ha un grosso debito con questo regista. Più in profondità Frantic si rifà a degli schemi strutturali del cinema di Sir Alfred. Un esempio è la casualità del male e del bene, che le vittime di Psyco, scelte senza movente, puramente per la sfortuna di essere passate per di là, conoscono bene. E il film si apre con una sorta di piano sequenza di una lunga conversazione in camera d'albergo tra i due coniugi e il piano sequenza finisce proprio nella doccia, con Harrison Ford che si fa rapire la moglie, perché non sente o non capisce, poiché parlano un'altra lingua. Si tratta di muoversi in un territorio che crediamo di conoscere, che sembra familiare, ma non lo è, andare oltre la visione da cartolina di una città, di una cultura. Frantic ridicolizza il nostro mito del viaggio. Frasi come "sono stato a NY e mi è piaciuta", o "amo Parigi" detto dopo un viaggio di una settimana.
Frantic descrive un percorso spaesante e lo fa in un crescendo, incanalando segnali, parole, linguaggi e musiche.

Segnali deboli di una tragedia a venire, il campanello che squilla tre volte e nessuno apre perché la moglie è scomparsa; lei che gli spiega cosa succede, ma il dottor Walker non sente perché è sotto la
doccia.

"Non ti sento, non ti sento,.." urla e tutto è compiuto, la signora è scomparsa. Siamo ancora nei dintorni del grande Hitch.

La ricerca comincia con dei goffi tentativi di mostrare la foto della moglie a un fiorista. Ne nasce l'equivoco linguistico più evidente: il fiorista crede che lui voglia regalare dei fiori.
Prosegue poi con un colloquio surreale con uno spacciatore, che gli rifila della cocaina invece delle indicazioni su dove si trova sua moglie. E lui avanti da buon americano, tentativo dopo tentativo sconfitta dopo sconfitta, con le indicazioni giuste fornite dalle persone più improbabili, un barbone, una piccola giovane drogata che vive di espedienti, interpretata dalla magnifica e bravissima Seigner.

Dalla polizia riceve un trattamento speciale, ma crede di essere discriminato, perché non ha lo standard americano di servizio.

"Mi aspetto che mi prendiate seriamente!"
"La stiamo prendendo seriamente!, altrimenti avrebbe dovuto compilare questo e mettersi in fila con gli altri!"

Tenta di pagare una informazione ottenuta in una palestra da un insegnate di aerobica e questo lo guarda stupito,
"Soldi, no perché..!"
Enfatizzando la dissociazione da un tipico comportamento americano: pagare, interpretare ogni rapporto in termini di compravendita.

La conversazione al telefono, in cui sua figlia che sta facendo un party a San Francisco e ascolta la stessa musica che percorre la Parigi notturna, La vie en rose, cantata da Grace Jones. Così apparentemente uguali e così distanti.

Come nel Fuggitivo, Harrison Ford deve lottare per la sua famiglia, ma qui l'ambiente è ostile: a prima vista sembra uguale a quello americano, ma in continuazione emergono soluzioni di continuità, differenze, che per quanto piccole si accumulano e scavano un enorme baratro, rendono impotenti. La ricerca della moglie si snoda attraverso un groviglio di false piste e di equivoci.

Non è solo la lingua a creare barriere: è la cultura, più complessivamente, che porta a delle incomprensioni.
Provare e riprovare, ascoltare, farsi aiutare. Polanski, immigrato polacco negli USA ci racconta la sua storia personale, drammaticamente segnata dall'uccisione della moglie, accaduta per caso ad opera di un maniaco (Charles Manson e la sua setta), come in un film di Hitchcock. Una storia personale che viaggia tra la Polonia, la Francia e gli Usa. Come il film con un cast internazionale, sospeso tra una moglie scomparsa e una nuova compagna. Il lieto fine familiare è del tutto posticcio e fatto per il mercato.

Il "cattivo maestro" in questo film è lui, il regista e Frantic è la sua vita errante e tormentata da apolide.

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