BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 25/10/2004

IL MANIFESTO DELLO HUMANISTIC MANAGEMENT. UN NUOVO MODO DI ESSERE E FARE

di Marco Minghetti e Fabiana Cutrano

I paradigmi e le formule imprenditoriali, sviluppatisi negli ultimi cento anni a partire dalle comuni radici dello scientific management, si mostrano tanto più inadatti a offrire letture convincenti dell'impresa e strumenti operativi efficaci per la sua conduzione, quanto più il cambiamento è divenuto il normale stato delle organizzazioni contemporanee, ormai permanentemente “mutanti”.

Alle imprese oggi occorre non un nuovo paradigma, non una nuova verità assoluta, assiomatica, ma piuttosto un nuovo tipo di discorso. Un discorso che ci parli di come si coglie l'emergere del nuovo, di come si impara ad imparare, di come si è determinati dal mondo a cui apparteniamo, e allo stesso tempo di come il mondo è (anche) frutto di un nostro contributo creativo. Se, con la crisi del fordismo, entrano in crisi i significati prescritti e prevedibili, occorre pensare all'organizzazione come un “mondo vitale” connotato dallo sforzo collettivo di generazione di senso, secondo la prospettiva del sensemaking di Karl Weick.

Ecco allora che diviene possibile immaginare una teoria e una prassi alternativa allo scientific management, che potremmo chiamare humanistic management, incentrata sull'‘arte' quale ci è mostrata in massimo grado da poeti, romanzieri, drammaturghi: da “umanisti” nel senso rinascimentale, narratori di storie, “facitori di senso” (sensemakers, appunto) tramite il romanzo, la poesia, l'autobiografia, il teatro, il cinema.

Animati da tale intuizione, abbiamo pensato alla possibilità di interloquire con un gruppo di prestigiosi esperti, uniti da una riflessione che, fino ad oggi, ciascuno aveva portato avanti singolarmente, ma anche partecipando, sia pure in misura diversa, al dibattito che su questi temi è stato condotto dal 1997 al 2003 sulla rivista Hamlet , in parte sintetizzato nel volume L'impresa shakespeariana . L'idea è stata di chiedere la loro collaborazione per redigere un “Manifesto” finalizzato a proporre una nuova visione del management umanisticamente orientata. Ne è risultato un testo diviso in due parti.

Dapprima, una Introduzione in cui noi, come ideatori e curatori del progetto, abbiamo sintetizzato alcuni concetti di base, sostanzialmente condivisi da tutto il team. Tuttavia, anche a differenza di chi in tempi recenti ha adottato la forma “Manifesto” per ragionare sui temi della comunicazione e della cultura d'impresa, non abbiamo voluto esprimere tesi “fondative”, ma piuttosto “temporanee”, “transitorie”, “incostanti”: “impermanenti”, come è la realtà che oggi abitiamo. “Variazioni” in senso musicale, intese come modificazioni di un tema sotto l'aspetto ritmico, armonistico, contrappuntistico, timbrico, tale che il tema stesso possa essere sempre riconoscibile in forme continuamente diverse.

L'idea di lavorare per Variazioni definisce una scelta di campo ben precisa: lo stile plasma il contenuto. Troppo spesso testi che lavorano sulla zona di convergenza tra management e scienze umane propongono concetti innovativi attraverso canali espressivi troppo tradizionali. Espressione e contenuto dovrebbero invece costruire una "doppia cattura" un territorio mobile in cui quello che si dice e il modo in cui lo si dice permettano un rilancio reciproco.

Uno studioso di semiotica come Paolo Fabbri parlerebbe di biplanarità del segno: una faccia rivolta al contenuto, un'altra rivolta all'espressione. I due piani devono coesistere per poter "dire" il cambiamento in atto. L'idea musicale di Variazione pensa proprio questa persistenza nel cambiamento. La musica, poi, ha la possibilità di lavorare sulla coesistenza di tempi diversi (che poi è uno dei problemi tipici del lavoro: come conciliare tempi diversi senza costringerli in un tempo unico e lineare?).

Quindi, Capitoli di approfondimento su specifici argomenti, scritti da ciascuno degli esperti, che sviluppano un percorso articolato in quattro passaggi. Nella prima sezione del volume, Piero Trupia, Enzo Rullani e Domenico De Masi illustrano il contesto di riferimento, nelle sue variegate dimensioni: filosofica, ermeneutica, storica, economica, organizzativa, politica, strategica, sociologica. Quindi Franco d'Egidio, Luca, Laura, Maria Ludovica, Riccardo Varvelli e Giampaolo Azzoni esaminano più specificamente il “mondo vitale dell'impresa”, definendo modi e possibilità di valorizzarne l'intangibile: ovvero esperienze, conoscenze, relazioni, intelligenze, emozioni, regole, morali, etiche.

Dalle teorie e dai concetti, si passa quindi alle prassi: nella terza sezione, focalizzando l'attenzione, grazie ai contributi di Duccio Demetrio, Francesco Varanini e Giuseppe Varchetta, sugli strumenti più innovativi per la definizione e la crescita dell'identità individuale, intesa come “cura di sé” (ispirati alla letteratura, all'autobiografia, al cinema); nella quarta, infine, sulle modalità e sulle tecnologie più adeguate a creare l'identità collettiva, tramite “la cura per gli altri”: il networking, inteso come gestione delle comunità e sviluppo della conoscenza negli ambienti virtuali ( Paolo Costa); la business tv (Andrea Notarnicola) il Teatro d'impresa e l'Edutainment (Enrico Bertolino).

E' nato così il volume Le nuove frontiere della cultura d'impresa. Manifesto dello humanistic management , pubblicato da Etas ed in libreria il 27 ottobre 2004, in cui fin dal titolo si è scelto di sventolare la bandiera dello “humanistic management”, al fine di rendere immediatamente il senso della differenza tra 'scientifico' e 'umanistico' e quindi della radicale novità di cui il Manifesto vuole farsi latore 1.

Al centro della nostra proposta si pone infatti un modello narrativo, fondato sulla grande tradizione dell'umanesimo europeo e più specificamente latino. I suoi tratti essenziali possono essere rintracciati nell'accorta combinazione tra razionalità ed emotività, nell'equilibrio fra morale individuale ed etica collettiva, nella cura di ciascuno verso il proprio autosviluppo e verso gli altri, nella ricerca e nella donazione di senso. Lo strumento principale di cui si avvale è l'apertura al nuovo, anche verso ambiti che l'impresa ha sempre considerato a sé estranei -la filosofia, la letteratura, il cinema, il teatro - e al tempo stesso aperto alle nuove frontiere della cultura d'impresa dischiuse dal networking multimediale, dalla business television, dall'edutainment.

Si traccia così il possibile percorso di un management “umanistico”, che non teme di utilizzare tutte le risorse messe in campo dalle nuove tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione, ma che deve imparare a popolare gli automatismi e i sistemi esperti su cui è fondato il sistema di produzione attuale, inceppandone il funzionamento meccanico, irresponsabile. Un management in grado di attribuirsi una alta funzione pedagogica tramite cui fare dell'impresa una comunità epistemica e pratica, un convivio, “uno stare insieme per”.

Un compito che può essere assolto grazie ad un approccio incentrato sulla contaminazione, sulla diversità, sulla metadisciplinarietà. Un umanesimo in cui Dioniso e Apollo, il professionista e il manager, il tecnologo e il romanziere si incontrano, scoprendo, come accade ai due teologi, acerrimi nemici di un famoso racconto di Borges, che agli occhi dell'Essere Supremo sono tutti parte di una stessa molteplice unità.


http://www.etaslab.it/Catalogo/884530793X.jhtml

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