BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 07/03/2005

L'AMBIGUO FASCINO DEL CHIAMARSI FUORI

di Morpeheus

Con pena e dispetto ho visto che questo libro, appena tradotto italiano da Bompiani, è entrato nella lista dei best seller. Ritengo utile ripubblicare qui il commento apparso su Persone & Conoscenze, 4, settembre 2004 (www.personeeconoscenze.it). F.V.

Spopola in Francia, e stimola recensioni e commenti sulla stampa internazionale il furbo libretto di

Corinne Maier, Bonjour paresse.

Presto, certamente, arriverà in Italia. E troverà da noi terreno fertilissimo e largo credito. Perché, senza essere esterofili, abbiamo motivi fondati per supporre che l’organizzazione dell’EDF –Electricité de France– dove lavora come economista Maier, non è peggiore dell’organizzazione di imprese italiane paragonabili –prima fra tutte, senza offesa, ENEL. E perché credo che, per quanto riguarda pigrizia, menefreghismo ed atteggiamento negativo rispetto al lavoro qui da noi abbiamo poco da imparare. Spero naturalmente di sbagliarmi, e chiedo venia se il lettore di queste righe si riterrà offeso dalla mia affermazione.

Di fronte ad un libro come questo, la prima reazione è quella di ignorare. Ma forse vale invece la pena di insistere sull’argomento, se non altro perché la tesi sostenuta da Maier è l’esatto contrario dei presupposti che stanno alla base di questa rivista.

Secondo Maier, non c’è scampo. Le organizzazioni sono, senza rimedio, insensate. Non offrono nessuna opportunità alla persona. I lavoratori sono sempre e solo sfruttati, e dunque non esiste nessuno spazio per chi voglia imparare, crescere o provare qualche soddisfazione lavorando.

Perciò, sostiene l’autrice, l’unico obiettivo che un lavoratore sensato può darsi è fare il meno possibile, stare a girarsi i pollici, imboscarsi, tirare a campare. Fare della pigrizia il proprio credo.

Onore al merito: così si costruiscono i best seller. Basta dire cose ovvie, scontate, sollecitando le paure, le difese e la tendenza all’autogiustificazione dei lettori. La tesi, infatti, è facilissima. Nessuna difficoltà, per ogni lettore, nel trovarne conferme. Chiunque potrà dire: ‘E’ tutto vero’, ‘E’ proprio così’, ‘E’ una fotografia perfetta del funzionamento della mia azienda’.

Eppure proprio per questo si tratta di un libro riprovevole, indegno, vorrei anzi dire immorale.

Infatti, anche dove si assuma che le organizzazioni sono per loro natura riprovevoli, indegne, immorali, quale comportamento è utile, costruttivo, saggio per la persona, per il singolo lavoratore, per me che comunque dedico al lavoro così tanta parte del mio tempo edelle mie energie?

Con buona pace di Corinne Maier, noi, ognuno di noi, anche il lavoratore costretto a muoversi nel contesto più deprimente, lavora innanzitutto per se stesso. Dove gli altri, capi o colleghi, non capiscono il valore del nostro lavoro, noi tutti lavoriamo comunque cercando di fare del nostro meglio. Lo facciamo non perché siamo degli schiavi, non perché siamo succubi – ma al contrario perché abbiamo una dignità, abbiamo rispetto per il nostro valore. Lavoriamo perché ci rendiamo conto che, nonostante tutto, cedendo alla pigrizia, danneggeremo l’immagine che abbiamo di noi stessi. Verremmo meno alla responsabilità che abbiamo nei confronti della nostra identità, della nostra integrità.

Non a caso, ognuno di noi sa bene che, al di là di tutto, non si lavora ‘solo per i soldi’. Tanto è vero che se l’azienda per la quale lavoriamo ci costringe alla pigrizia, non dandoci lavoro da fare, il ‘lavoro’ –l’attività capace di dare senso al nostro tempo e alla nostra volontà di creare– andiamo a cercarcelo nel ‘tempo libero’.

Se poi l’organizzazione, non valorizza e non remunera adeguatamente il nostro lavoro, se l’azienda per la quale lavoriamo funziona in modo inadeguato o insensato – allora affrontiamo la questione. Individualmente o collettivamente. Diamoci da fare. Non è vero che non si può fare niente. Che non si può far niente, lo sostiene solo ci è in cerca di alibi per non provarci nemmeno. Si può anzi sostenere che più il sistema è complesso –come lo è l’organizzazione alla quale Corinne Maier fa riferimento– più è sensibile ad azioni provenienti dai sotterranei e dalla periferia: un piccolo gesto può provocare un effetto valanga.

Dunque, oltretutto, la tesi dell’autrice, secondo la quale si è comunque perdenti e qualsiasi gesto del lavoratore è vano, è priva di veri fondamenti teorici. E si radica solo nell’incapacità dell’autrice di farsi carico del proprio progetto di vita, del proprio futuro. Corinne Maier: la portabandiera del popolo del ‘piove governo ladro’. La rappresentante di tutti quegli ambiziosi frustrati che siccome non sono riusciti a fare carriera, allora sostengono che l’azienda fa schifo. L’esponente esemplare di quella categoria di persone che attribuiscono all’organizzazione la colpa di ciò che loro, come persone, non hanno saputo fare: accettare il cambiamento, accettare di continuare ad imparare. l’ esponente

Perciò, non seguite Corinne Maier lungo un cammino che può portarvi solo a perdere fiducia in voi stessi. Pensate piuttosto che ognuno ha il diritto-dovere di confrontarsi con le difficoltà, e di costruire comunque un proprio futuro, senza scaricare sugli altri –sull’organizzazione cattiva– responsabilità che sono proprie della persona.

Accettare i consigli di Corinne Maier, in fondo, significa introiettare, fare propria l’insensatezza dell’organizzazione, trasferendola nel proprio modo di essere. Come dire: se l’organizzazione distrugge l’uomo, accetto il modello e mi faccio carico in proprio di distruggere me stesso. Come dire: se l’organizzazione è un lager, rinuncio a sentirmi vivo, mi comporto da condannato a morte.

Infatti, che cos’è la pigrizia sul posto di lavoro, la passività, l’azzeramento dell’attenzione costruttiva orientata alla conoscenza, se non una forma di morte.

Corinne Maier, Bonjour paresse
Persone & Conoscenze

1.

Sei uno schiavo dei tempi moderni

Per te non c’è nessuna possibilità di realizzazione personale

Lavori soltanto per lo stipendio che prendi a fine mese.

1.

Sei un uomo libero

Per te c’è sempre un possibilità di realizzazione personale

 

Lavori sempre anche per te stesso, per la tua dignità, per dare spazio alla tua creatività, non solo per lo stipendio

2.

E’ perfettamente inutile cercare di cambiare il sistema: tentare di opporre resistenza non fa che renderlo più forte

2.

E’ sempre possibile cambiare il sistema: la tua rinuncia a fare quanto ti è possibile lo rende più forte

3.

Quello che fai non ha alcun rilievo

Potresti essere rimpiazzato da un giorno all’altro dal tuo vicino di scrivania

Perciò: lavora il meno possibile

 

 

e coltiva una rete di rapporti personali, così da stare al sicuro al prossimo giro di cambiamenti

3.

Quello che fai, ha sempre e comunque un rilievo

Da un giorno all’altro, potresti trovarti a rimpiazzare il tuo vicino di scrivania

Perciò: fai il tuo lavoro cono coscienza, ma cerca anche di comprendere come si muove il lavoro attorno a te

e coltiva una rete di rapporti personali, così da avere opportunità al prossimo giro di cambiamenti

4.

Non vieni giudicato in base al merito, ma a come appari

Usa il più possibile il gergo tecnico, sembrerai uno addentro ai segreti del lavoro

4.

Troppo spesso non è premiato il merito, ma l’apparenza

Fai il possibile per capire come funzionano le cose, al di là dei gerghi tecnici; ti avvicinerai così a capire i segreti del lavoro

5.

Non accettare ruoli di responsabilità per nessun motivo

Non faresti che lavorare molto di più per guadagnare solo un pugno di noccioline in più a fine mese

5.

Accetta ruoli di responsabilità appena te ne è data l’opportunità

Se non altro, eviterai che a coprire quel ruolo di responsabilità vada una persona peggiore di te

6.

Punta con decisione alle posizioni più inutili nella gerarchia (Ricerca, Strategie, Business Development), quelle cioè in cui è impossibile valutare il tuo contributo alla crescita dell’azienda

Evita i ruoli di prima linea

6.

Impara a disprezzare e –nei limiti delle tue possibilità, a combattere– chi si imbosca in posizioni in cui è impossibile valutare il tuo contributo alla crescita

 

Se ne hai l’opportunità, mettiti in gioco in prima linea, è un gioco con te stesso per vedere quanto vali

7.

Una volta che sei riuscito ad assicurarti il posto giusto, non muore più un dito

 

 

Soltanto i più esposti rischiano il licenziamento

7.

Una volta che credi di essere riuscito ad assicurarti il posto giusto, pensa che esiste sicuramente un posto ancora più giusto per te, e più stimolante

I primi a rischiare il licenziamento sono gli imboscati

8.

Cerca di identificare quelli che come te hanno capito che il sistema è assurdo

Li riconoscerai da piccoli segni nell’abbigliamento, nelle battute, nei sorrisi

8.

Cerca di identificare quelli che come te hanno capito che il sistema è assurdo

Li riconoscerai da piccoli segni nell’abbigliamento, nelle battute, nei sorrisi

Continua, come hai fatto fino adesso, a collaborare con loro per ovviare fin dove è possibile all’assurdità del sistema, e per far sì che l’organizzazione funzioni nonostante tutto

9.

Sii molto gentile con quelli che hanno un contratto a termine: sono gli unici che lavorano sul serio

9.

Mostrati disponibile con quelli che hanno un contratto a termine: loro hanno molto da imparare e tu hai molto da insegnare

10.

Ripeti a te stesso che l’assurda ideologia che sta dietro l’organizzazione aziendale non può durare in eterno

Farà la stessa fine del materialismo dialettico nel sistema comunista

 

Il problema è sapere quando

10.

Ripeti a te stesso che l’assurdo modo di funzionare dell’organizzazione aziendale non può durare in eterno

Nessun modello dura all’infinito; nessun modello giustifica e spiega tutto

 

E’ importante per te capire il momento e le manifestazioni del cambiamento: puoi riuscirci se mantieni desta l’attenzione e la curiosità – se non cedi alla pigrizia.


Corinne Maier, Bonjour paresse, Michalon, 2004; trad. it. Buon giorno pigrizia, Bompiani, 2005.

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