Il Brainstorming: una invenzione di gruppo
Tutti o quasi tutti
almeno una volta nella vita professionale e non solo hanno partecipato a un
brainstorming, quel modo che hanno inventato gli americani di pensare collettivamente
e che significa letteralmente " tempesta di cervelli ".
Il brainstorming serve per trovare qualcosa di nuovo; come è noto, è
particolarmente utilizzato dai pubblicitari e dai creativi in genere per arrivare
a formulare un titolo, uno slogan, una qualsiasi formula possibilmente evocativa
di tutta una serie di concetti, per arrivare a determinare una sintesi.
Chi conduce il brainstorming, se lo fa scientificamente, deve seguire alcune
regole, la prima delle quali vieta rigorosamente di censurare qualunque idea
venga proposta.
I partecipanti al brainstorming tirano fuori le loro idee in ordine sparso.Queste
vengono scritte su una lavagna e ognuno aggiunge le sue idee. E' vietato vietare;
il gioco consiste nell'aggiungere.
Sembra banale raccontato così, ma è incredibile come questo modo
di pensare insieme possa produrre risultati apprezzabili.
E' interessante osservare come si svolge un brainstorming.
All'inizio le persone tendono a essere irrigidite, sono molto condizionate dal
compito, per esempio trovare il nome giusto per quel prodotto, e si tengono
fortemente legate ai dati razionali di partenza. Le prime proposte che escono
tendono a essere banali, impacciate, ripetitive, timide.
Anche se la regola vieta di vietare, scatta potente una forte censura interna,
una autocensura, che a volte è ancora più severa di quella esterna,
che bisbiglia nell'orecchio: "questo non lo puoi dire", "questa
idea è troppo pazza", "così ti coprirai di ridicolo",
"non si può osare a tal punto".
Poi qualcuno osa e butta lì la prima idea che va un po' più lontano
delle altre: è qualcuno che prende il coraggio di divergere dal contesto
di realtà, di andare oltre, anche di scandalizzare un po'.
Il gruppo è in grado generalmente di assorbire immediatamente questa
iniezione di fiducia nelle proprie risorse creative e tende a rilassarsi.
Certi gruppi andrebbero filmati durante questo processo, perché è
straordinario vedere come cambiano le espressioni delle persone. All'inizio
sono tutti molto preoccupati, molto sorvegliati, stanno seduti con le braccia
conserte e un'aria corrucciata come chi è di fronte a un compito la cui
soluzione appare impossibile.
Poi qualcuno comincia a sorridere a un'idea di un altro, o perché la
trova buffa o perché gli piace, gli corrisponde, gli dice qualcosa, gli
fa venire in mente delle altre idee.
L'espressione sembra voler dire "così stiamo cominciando ad avvicinarci
a una soluzione interessante" e a questo punto il ritmo delle proposte
aumenta. Aumenta la velocità con cui le persone si passano le idee. L'idea
di uno del gruppo viene ripresa da un altro che ci aggiunge un pezzo, il suo
pezzo che in qualche modo tiene conto di quello che sta succedendo nel gruppo.
Poiché un altro elemento molto forte che si determina in un gruppo che
si concentra in un brainstorming è il senso di essere lì in un
presente assoluto che sembra annullare qualsiasi memoria precedente o preoccupazione
circa il futuro.
Quello che importa per quel gruppo in quel momento è quello che sta succedendo
lì, proprio lì nell'emozione e nell'eccitazione di essere generativi
di qualcosa di nuovo, nell'essere protagonisti di un atto di creazione.
Perché la soluzione che verrà individuata come ottimale dal gruppo
è proprio una sorta di nascita.
E, come nella nascita, il bambino c'è già e deve solo uscire fuori,
così anche l'idea giusta c'è già, è già dentro
la mente e il cuore del gruppo: deve solo uscire fuori. E questa "scoperta"
comporta senz'altro anche una specie di travaglio.
Solo che invece di essere un travaglio individuale è un travaglio collettivo
e le persone continuano a sforzarsi finchè non riconoscono che l'idea
" buona" che sta nascendo è un'idea del gruppo, è un
po' figlia di tutti, contiene un pezzo della personalità e della fatica
di ciascuno.
E' molto bello veder come le persone nel gruppo si comportano quando l'idea
giusta comincia a nascere: c'è chi si distende sulla poltrona, chi si
alza perché non può più star seduto a contenere l'entusiasmo
che gli viene da dentro, chi fa cenno di sì con la testa, chi cambia
posizione e si va a sedere vicino a qualcun altro.
Il gruppo si muove fisicamente, perché si è mosso emotivamente;
del resto, a essere quieti non si scopre niente sosteneva Gino Pagliarani, pensatore
e protagonista della ricerca psicosocioanalitica contemporanea.
E il guardare tutto questo movimento fa venire in mente proprio una festosa
tempesta; sarà per quello che lo chiamano brainstorming, tempesta di
cervelli.