BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 19/07/2002

Il Brainstorming: una invenzione di gruppo

di Elena Nascimbene

Tutti o quasi tutti almeno una volta nella vita professionale e non solo hanno partecipato a un brainstorming, quel modo che hanno inventato gli americani di pensare collettivamente e che significa letteralmente " tempesta di cervelli ".
Il brainstorming serve per trovare qualcosa di nuovo; come è noto, è particolarmente utilizzato dai pubblicitari e dai creativi in genere per arrivare a formulare un titolo, uno slogan, una qualsiasi formula possibilmente evocativa di tutta una serie di concetti, per arrivare a determinare una sintesi.
Chi conduce il brainstorming, se lo fa scientificamente, deve seguire alcune regole, la prima delle quali vieta rigorosamente di censurare qualunque idea venga proposta.
I partecipanti al brainstorming tirano fuori le loro idee in ordine sparso.Queste vengono scritte su una lavagna e ognuno aggiunge le sue idee. E' vietato vietare; il gioco consiste nell'aggiungere.
Sembra banale raccontato così, ma è incredibile come questo modo di pensare insieme possa produrre risultati apprezzabili.
E' interessante osservare come si svolge un brainstorming.
All'inizio le persone tendono a essere irrigidite, sono molto condizionate dal compito, per esempio trovare il nome giusto per quel prodotto, e si tengono fortemente legate ai dati razionali di partenza. Le prime proposte che escono tendono a essere banali, impacciate, ripetitive, timide.
Anche se la regola vieta di vietare, scatta potente una forte censura interna, una autocensura, che a volte è ancora più severa di quella esterna, che bisbiglia nell'orecchio: "questo non lo puoi dire", "questa idea è troppo pazza", "così ti coprirai di ridicolo", "non si può osare a tal punto".
Poi qualcuno osa e butta lì la prima idea che va un po' più lontano delle altre: è qualcuno che prende il coraggio di divergere dal contesto di realtà, di andare oltre, anche di scandalizzare un po'.
Il gruppo è in grado generalmente di assorbire immediatamente questa iniezione di fiducia nelle proprie risorse creative e tende a rilassarsi.
Certi gruppi andrebbero filmati durante questo processo, perché è straordinario vedere come cambiano le espressioni delle persone. All'inizio sono tutti molto preoccupati, molto sorvegliati, stanno seduti con le braccia conserte e un'aria corrucciata come chi è di fronte a un compito la cui soluzione appare impossibile.
Poi qualcuno comincia a sorridere a un'idea di un altro, o perché la trova buffa o perché gli piace, gli corrisponde, gli dice qualcosa, gli fa venire in mente delle altre idee.
L'espressione sembra voler dire "così stiamo cominciando ad avvicinarci a una soluzione interessante" e a questo punto il ritmo delle proposte aumenta. Aumenta la velocità con cui le persone si passano le idee. L'idea di uno del gruppo viene ripresa da un altro che ci aggiunge un pezzo, il suo pezzo che in qualche modo tiene conto di quello che sta succedendo nel gruppo.
Poiché un altro elemento molto forte che si determina in un gruppo che si concentra in un brainstorming è il senso di essere lì in un presente assoluto che sembra annullare qualsiasi memoria precedente o preoccupazione circa il futuro.
Quello che importa per quel gruppo in quel momento è quello che sta succedendo lì, proprio lì nell'emozione e nell'eccitazione di essere generativi di qualcosa di nuovo, nell'essere protagonisti di un atto di creazione.
Perché la soluzione che verrà individuata come ottimale dal gruppo è proprio una sorta di nascita.
E, come nella nascita, il bambino c'è già e deve solo uscire fuori, così anche l'idea giusta c'è già, è già dentro la mente e il cuore del gruppo: deve solo uscire fuori. E questa "scoperta" comporta senz'altro anche una specie di travaglio.
Solo che invece di essere un travaglio individuale è un travaglio collettivo e le persone continuano a sforzarsi finchè non riconoscono che l'idea " buona" che sta nascendo è un'idea del gruppo, è un po' figlia di tutti, contiene un pezzo della personalità e della fatica di ciascuno.
E' molto bello veder come le persone nel gruppo si comportano quando l'idea giusta comincia a nascere: c'è chi si distende sulla poltrona, chi si alza perché non può più star seduto a contenere l'entusiasmo che gli viene da dentro, chi fa cenno di sì con la testa, chi cambia posizione e si va a sedere vicino a qualcun altro.
Il gruppo si muove fisicamente, perché si è mosso emotivamente; del resto, a essere quieti non si scopre niente sosteneva Gino Pagliarani, pensatore e protagonista della ricerca psicosocioanalitica contemporanea.
E il guardare tutto questo movimento fa venire in mente proprio una festosa tempesta; sarà per quello che lo chiamano brainstorming, tempesta di cervelli.

Pagina precedente

Indice dei contributi