BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 13/12/2004
LA TURBO LENTEZZA DEGLI INTANGIBILI

di Alessandro Orefice

Tavole rotone e seminari

La trasparenza dei mercati presenta oggi una ricca e varia nomenclatura di strumenti e munizioni di competitività per l'impresa: modelli organizzativi e stili di gestione nelle architetture dei sistemi informativi, supporti per opzioni progettuali di sistemi di valutazione, compenso e coinvolgimento di persone e gruppi, valorizzazione del capitale umano e degli intangibili, eccetera.

Per chi opera in azienda le sollecitazioni sono indubbiamente molte, a giudicare dai numerosi consigli a partecipare a tavole rotonde e seminari organizzativi che riceviamo in ufficio quotidianamente tramite e-mail e canali vari.

Dunque l'offerta - gratuita, di circuito o a pagamento - non manca e, grazie a questa panoplia nutrizionista dell'organizzare,così resa disponibile per ogni realtà e dimensione aziendale, alla fine risulterebbero molte le occasioni a disposizione per inalazioni di dense boccate di conoscenza sulla valorizzazione degli intangibili.

Certo, la sollecitudine della nostra reazione partecipativa dipende da vari fattori: gusti personali, contenuto della proposta, brand brandito dal proponente. Confessiamo tuttavia oltre all'imbarazzo della scelta, una leggera propensione a scantonare ("ci penserò/adesso non ho tempo").

Cosicchè, nel rimandare presi dal tutt'altro del day by day, una o due volte su tre finisce che non si partecipi all'evento.

Quando presenziamo all'appuntamento, abbiamo poi sovente modo di constatare che, per esiguità, il numero degli accorsi non è entusiasmante e neppure paragonabile ai partecipante ad incontri normativi analoghi ma nutriti dal mito dell'oggettività dell'imporsi nel mercato normativo (si pensi all'ondata di partecipazione ai convegni sulle regole della riforma del lavoro, ad esempio).

Propensione all’ascolto dell’offerta innovativa

Quindi il flusso di informazioni utile allo sviluppo di immaginazione e creatività delle persone, alla misurazione del capitale intellettuale - cioè lo stimolo che serve alle organizzazioni per sostenere il vantaggio competitivo - paga dazio, sembra percepito come un mero costo.

Nella relazione "prezzo (tempo + risorse monetarie)/valore", l'asse del denominatore della frazione piange; pertanto si insinua il dubbio che sul tema della propensione all'ascolto dell'offerta innovativa, nonostante le buone intenzioni e le mode, ci sia un "scarso interesse di massa" e che l'audience non sia effettivamente disposta ad investire.

E questo con buona pace delle raccomandazioni che ci giungono da ogni dove, sull'importanza della learning organization e dello scambio con l'ambiente per la valorizzazione del capitale relazionale come asset aziendale, pena il rischio di asfissia del senso stesso dell'organizzare.

Se ne deducono tre prime provvisorie conclusioni:

Viene però da domandarsi cosa induca realmente a:

Fare economia al giorno d’oggi

A mio parere vale riflettere sul senso molto diffuso che assume il "fare economia al giorno d'oggi" e del cosa valga la pena di risparmiare e su cosa invece investire.

In proposito trovo che l'errore sia nell'ignorare che l'identità parte dalla empatia, dall'ascolto, dalla comprensione dei valori fondamentali dell'individuo e della collettività, dalla condivisione (non dalla imposizione). Ora sembra di poter dire che - escluso il solito eroico sparuto gruppetto di aziende - nel sistema organizzativo Italiasi fa economia e si risparmia proprio di questa e su questa risorsa: tralasciando investimenti sulle azioni organizzative di condivisione.

Anziché relativa al budget mi pare perciò più sensato ritenere che la vera resistenza riguardi la percezione del costo del cambiamento e graviti nell'orbita della domanda: quanto ti costerebbe capire?

Nel contempo parrebbe utile porre però anche l'altra domanda, che pure sembra a questo punto esigere una risposta: " Quanto oggi ti può costare non condividere le conoscenze?"

Dovremmo prima o poi tutti rispondere riflettendo sul fatto che la conoscenza, se ha un prezzo, prima di tutto costa la dismissione mentale di vecchi panni, patti e mappe, comportando disponibilità a:

La carenza di attenzione a numerosi elementi "molli" e simbolici del patrimonio aziendale, depone in conclusione per una ancora non sufficiente chiarezza di cosa sia patrimonio intangibile, il capitale investito, impiegato e impiegabile, utilizzato e riutilizzabile, costituito da immagini, valori, memoria, itinerari da percorrere e percorsi densi di emozioni, narrazioni individuali e aziendali, esperienza continua offerta ai membri della collettività.

Questa spiegazione coglierebbe anche il paradosso che chiamo della "turbo-lentezza" riscontrabile nel raccogliere la sfida a porre attenzione all'organizzare degli intangibili: perché dimensione percepita "troppo impegnativa". Dobbiamo però notare che l'affermazione va peraltro di pari passo con la dichiarata volontà a partecipare dell'era della centralità della conoscenza, dell'interconnessione, velocità e accelerazione del business.

Turbo-lentezza mi sembra espressione adatta a cogliere l'origine delle resistenze e il prezzo politico sotteso alle implicazioni nelle relazioni di mercato da ri-governare.

Fare economia al giorno d’oggi

A questo punto non si vuole però che il baillame qui sollevato sull'impresa in ascolto del terzo millennio, possa indurre in cattivi pensieri e proporre tentazioni di moda propense a ricorrere alle vie brevi proponendo diesternalizzare "cosi' scarichiamo altrove il problema".

Non è escluso all'opposto si faccia invece largo, sia pure timidamente la prospettiva di un ruolo nuovo della Direzione del (per il) Personale (le Persone) capace di proporre una lettura del cambiamento degli assetti aziendali, in grado di governare con successo l'insorgere delle note ulcere ustionanti connesse ai processi di cambiamento e porre anzitempo pensiero a come prevenire le angosce di pericoloe il rigetto (mascherato) che potrebbe conseguire:

Conclusione

Da queste considerazioni il peso della conoscenza sembrerebbe risultare di leggerezza insospettabilmente insostenibile.

Il circolo diviene a questo punto davvero vizioso e viene da pensare che la pesantezza dell'intangibile derivi dagli indicatori in uso magari primordiali che anziché essere preventivi ed early, risultano puntati all'indietro, all'analisi del noto, e non al bello della diretta.

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