BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 19/11/2007

 

ACCUMULARE IL TEMPO

di Giorgio Ortu

Passo le mie giornate a risparmiare il tempo, che il destino mi ha concesso in abbondanza. Io infatti ho tempo da buttare, anzi, ne ho talmente tanto che non so che farmene. Così lo risparmio con l’intenzione di utilizzarlo più avanti, quando sarò vecchio. Allora ne avrò bisogno, per vivere più a lungo...
A tal proposito ho imparato fin da bambino che il tempo si accumula più facilmente se la vita è varia, insomma se si fanno (o si fa finta di fare...) tante cose diverse.
Così ogni mattina decido di fare la prima cosa che mi salta in mente. Tanto per fare un esempio, la settimana scorsa sono stato in Nepal per un paio di giorni, giusto per vedere da vicino l’Everest. Quando ero proprio sotto la montagna, mi sono figurato che quell’ammasso di roccia contenesse tempo, tanto tempo accumulato fin nelle sue viscere, e che io me ne potessi impadronire con un qualche trucco... L’idea che la montagna fosse tempo sedimentato e ammassato da milioni di anni ha come ispessito la mia mente, le ha fatto vivere un passato lontanissimo.
Il mese scorso sono stato in Africa, nella repubblica sudafricana per la precisione. Guardare quelle popolazioni di bianchi e neri che finalmente sembravano in pace mi ha dato una grande serenità. Di ritorno, viaggio sempre in nave, mi piaceva osservare la scia spumeggiante che la nave lasciava dietro di sé, una scia che mi sembrava il solco argenteo di un aratro guidato da dèi, per arare una terra e un’acqua che vibrava di vita...
Ma quel che vi vorrei comunicare, che vorrei tanto che voi capiste, è la mia psicologia. Come insomma una mente che non è malata possa aver architettato un simile piano all’apparenza forsennato. Ebbene, dipende dal punto di vista. A seconda di come girate un fatto o un’idea, ecco che essa vi apparirà in modo diverso. Per questo io penso di essere perfettamente sano di mente.  In me c’è stata sempre l’attesa che viene premiata da me stesso. Io aspetto, e il tempo che passa penetra nella mia mente, penetra via via che il tempo trascorre, finché alla fine decido che non devo più aspettare. Sono più vecchio, ma solo nel senso che ho accumulato tempo, non in senso biologico, ma piuttosto in senso metafisico.
Io aspetto sempre, anche quando sono impegnato a fare qualcosa.  So fare molto bene di conto. Mi trovo bene con i numeri. I numeri sono entità metafisiche senza tempo, e dunque sono eterni, hanno un tempo eterno accumulato in se stessi. E io manipolando i numeri, è come se  venissi in possesso di questa eternità...
Da quando mi sono trasferito qui al lago, noto però come un’inquietudine dentro di me. E’ come quasi se mi fossi stancato di immagazzinare tempo nella mia mente. Al principio mi sono preoccupato, perché era come se venisse meno la mia ragione di vivere, ma poi piano piano ci ho fatto l’abitudine e mi sono acquietato.
Stamattina sono uscito presto a camminare. Mi piace camminare, e io mentre allungo i passi li conto, e quasi mi soffermo a pesare il numero di passi, ed è così che riesco a fermare il mio cammino, mentre avviene. No, Zenone non c’entra nulla. Io semplicemente rallento con la mente la mia andatura, fino all’infinitesimo, sicché risulta che non mi muovo proprio, ed anche questo è altro tempo accumulato per me. E ancora, quando parlo con la gente, e accade spesso perché sono molto socievole, io parlo lentamente, e invito il mio interlocutore a fare lo stesso. Ed è allora come se il flusso delle parole venisse rallentato dal mio cervello che interpreta le stesse parole, rallentato, fino all'inverosimile, finché esso non si ferma del tutto. Ed è  davvero una delizia  osservare me e l’altro che ci guardiamo con la bocca aperta, una parola che resta appiccicata alle labbra, in una condizione di indeterminazione che è la quintessenza della vita eterna... Così la sera mi  incammino verso casa, finalmente contento della mia giornata trascorsa a non far nulla. Ma questo è pur un fare qualcosa, oppure no?...

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