BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 09/01/2008

 

CARO DOTTOR FREUD. LETTERA DAL MONDO DEI VIVI

di Giorgio Ortu

Caro Dottor Freud,
sono stato in analisi. Io penso che i morti vivano ancora in una dimensione altra, così Le invio questa  breve lettera per parlarLe di alcune cose che mi stanno a cuore. Io non so se Lei sia informato delle faccende attuali del nostro pianeta, ma farò come se non lo fosse. La Sua psicoanalisi nel corso del XX secolo ha avuto molto successo nel mondo occidentale, ma da almeno un paio di decenni ha cominciato a declinare. Forse la liberalizzazione dei costumi specie presso i giovani, o nuove esigenze nei processi di conoscenza della natura umana,  hanno indotto a cercare  nuove teorie della mente.
Desidero cominciare con la Sua teoria dell’Io. Lei ha sempre considerato l’Io come una semplice “istanza”, niente cioè di sostanziale, un po’ come aveva fatto David Hume, che lo ridusse a  “collezione” di sensazioni, percezioni e idee. E di qui forse è nata la sua idea dell’impossibilità di una sopravvivenza dopo la morte. Ma io Le chiedo: poiché Lei ha posto a fondamento di tutta la vita  dell’individuo le due pulsioni di “Eros” e “Tanatos”, che poi sono istinti,   non significa forse così porsi al di là dell’individuo singolo concreto,  per abbracciare l’intera specie e quindi  lasciare aperta una via di esistenza al di là della morte individuale? La Specie non è un “universale” nel senso di “res”? Infatti, schematicamente, Tanatos, al di là della sua distruttività,  consente la possibilità che altri individui entrino nella scena del mondo,  mentre Eros costituisce la spinta a tutto ciò che crea e costruisce al di là delle generazioni singole.
Se questo dualismo non esplode, all’interno della Specie, siamo nella metafisica, e significa usare un linguaggio metafisico. Quindi è sgombra la strada  per la sopravvivenza dopo la morte.  Questo, secondo me, è implicato nella Sua teoria di Eros e Tanatos. Quindi l’Io bisogna intenderlo cartesianamente, come “res”. Esso è quel “tessuto” di sostanza che rimane, e che consegue alla Specie come “res”.  Si potrebbe tentare una “psicoanalisi dell’ateismo”: io trovo che anziché parlare di “ipertrofia dell’Io” per l’ateo, bisogna parlare di carenza dell’Io, perché è come se l’ateo non avesse fiducia in sé, e isolasse se stesso dalle energie del Cosmo. Anche Lei mancava di fiducia in se stesso?
 Lei ha avuto il coraggio di abbandonare il materialismo gnoseologico perché gli studi sul cervello ai Suoi tempi erano molto arretrati e non erano in grado di dare una teoria alternativa della psiche. Ma Lei non è mai stato un idealista! La teoria della libido mostra la concretezza delle Sue idee riguardo alla persona umana. Lei è stato un empirista e un razionalista.
Io sono certo che Lei troverebbe le implicazioni  psicologiche delle recenti idee delle neuroscienze non congrue per la spiegazione ultima della psiche, perché uno scienziato come Lei che ha gettato uno sguardo sulle profonde oscurità della mente,  capaci di condizionare se non di guidare tutto l’agire dell’uomo, non potrebbe accettare una teoria che riduce la mente a “computazione”, o a calcolo razionale. E sebbene Lei non mi possa rispondere, parlano tutte le Sue opere al riguardo. Lei ha scoperto i processi mentali che stanno alla base del comportamento umano, e non importa che la nevrosi non sia ormai più prodotta dalla repressione sessuale. I meccanismi di difesa,  la proiezione e l’identificazione, l’origine del complesso di colpa, sono tutti processi che Lei ha messo in luce nel loro farsi, che valgono ancor oggi, perché corrispondono a leggi della natura umana, e operano secondo schemi inconsci-universali, e non attraverso processi computazionali. La razionalità consiste nel capire i fenomeni anche irrazionali.
Spero che questa mia lettera riesca a trasmetterLe un po’ del calore e della freschezza del nostro pianeta, che pure Lei ha tanto amato, come per esempio quando dalla sua fredda Vienna scendeva d’estate al Sud verso la Sua amata Italia, verso il sole fonte di vita e di ispirazione creativa. Noi “quaggiù” abbiamo molti problemi, oggi, ma non disperiamo, perché abbiamo con noi l’energia  della Specie.
Bene, caro Professor Freud. La ringrazio per l’attenzione che avrà voluto dedicare alla mia lettera, immaginando che per qualche via ne venga a conoscenza (universi paralleli, spazio-tempo di Einstein?), e Le faccio molti auguri per la Sua esistenza metaterrestre.


Giorgio Ortu.                                           

Dal mondo dei vivi, pianeta Terra, e.v. 2007

Pagina precedente

Indice dei contributi