BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 31/03/2008

 

DA DOVE VIENE LA SALVEZZA

di Giorgio Ortu

Pure dal punto di vista umano fa rabbia che l’umanità si trovi invischiata in una trappola che sembra mortale (non parliamo di quello che può essere il punto di vista degli dèi, perché non lo conosciamo). Dagli armamenti alla devastazione ambientale, dalla sovrapopolazione alla fame che riguarda ancora circa un miliardo di persone, siamo davvero messi male.
Questo sviluppo forsennato rischia di affossare definitivamente il pianeta. E d’altra parte salvezza senza sviluppo non può esistere.
Secondo Hegel la Storia ha una fine, quando lo spirito giunge alla consapevolezza di sé e oggettiva questo sapere in un mondo esistente. Siamo ben lontani da una fase storica del genere, e il mondo di oggi è tutto meno che un’oggettivazione dello spirito consapevole di sé. Oggi la parola “spirito” è fuori moda, immersi come siamo nella complessità e nel “post humanism”, ma sembra davvero che la Storia segua un suo disegno, che è quello dell’aumento della coscienza umana. Molto deve essere compiuto ancora da questo punto di vista, ma non sembra dubbio che la coscienza stia crescendo. E se la scuola di Francoforte (Horkheimer, Adorno, Marcuse) aveva fatto una distinzione chiara tra “sviluppo” e “progresso”, perché a loro parere il capitalismo consentiva solo il primo e negava il secondo, a questo stadio di “sviluppo” però c’è il rischio che neppure lo sviluppo sia più sostenibile se non si opera una svolta radicale. E da tale svolta ecco aprirsi la via del “progresso”. Lo Spirito realizzerà se stesso in un mondo?
Il progresso ha a che fare con la totalità della natura umana, dunque il discorso è anzitutto culturale. Non basta la mera economia. Tanto per cominciare, perché per esempio gli imprenditori non si accontentano del 5 per cento in meno di profitto, consentendo in tal modo di abbassare i prezzi e quindi di permettere un maggior consumo e infine un incremento dello sviluppo? E una quota di questo 5 per cento potrebbe andare a finanziare progetti di crescita (scuole, ospedali, fabbriche) nei paesi sottosviluppati.
E’ ovvio che si tratta di cambiare la mentalità degli imprenditori: da soggetti che si percepiscono “isolati” a individui sociali capaci di cooperare per il progresso dell’umanità. E ciò è possibile solo con una svolta culturale. E’ naturale che in Italia sia anzitutto la politica che deve dare una risposta, eliminando i privilegi di cui gode, i parassitismi e gli intralci burocratici che frenano lo sviluppo. Quindi occorrerebbe agire anche sulla massa dei cittadini, aiutandoli a prendere consapevolezza della necessità di una svolta, e a non  fare le solite lamentazioni qualunquistiche sui politici ladri e sul fatto che “è tutta una mafia”…
E ancora, bisogna che l’Occidente si decida a consumare di meno, e a dare il surplus della produzione al terzo mondo, magari non gratuitamente ma con modalità di cessione non forcaiole. In fondo, è da meno di un secolo che in occidente si consuma troppo, e anche se questa abitudine è penetrata fino nei geni delle popolazioni, è possibile operare una svolta culturale che faccia comprendere a ciascun individuo che la sorte del pianeta dipende anche dalle abitudini di  vita di tutti. Insomma, prima che accada l’irrimediabile occorre una mobilitazione generale di tutti gli apparati di comunicazione, dai mass-media alle università ai centri di ricerca, per indicare con chiarezza che così non si può andare avanti.
La salvezza dunque ha il “viso” della Coscienza e con essa della Cultura, e se c’è uno Spirito Oggettivo esso non mancherà di certo di manifestare la sua presenza nel mondo reale.

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