BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 19/11/2001

MÖBIUS ORGANIZATION

MÖBIUS ORGANIZATION

di Attilio Pagano

Gli schemi e i modelli con cui rappresentiamo gli spazi fisici e gli spazi logici occupati da una generica organizzazione spesso implicano un confine tra interno ed esterno, tra chi è dentro e chi è fuori. A seconda di quale criterio si adotta, il confine si allarga o restringe. A esempio, se adotto il criterio di chi è a libro paga e chi no, traccio un confine secondo il quale i dipendenti e i collaboratori sono dentro l'organizzazione, mentre i clienti e i fornitori sono fuori. Ma se adotto il criterio di chi ha informazioni importanti, allora il confine si allarga fino a comprendere nell'interno anche clienti e fornitori.
Il discorso, come noto, ha implicazioni importanti perché dalle diverse possibili rappresentazioni mentali del dentro e del fuori derivano diverse idee dei sistemi per prendersi cura in modo differenziato delle persone "interne" o "esterne", per scambiare le risorse, per definire strategie di posizionamento ecc.
Queste scelte sono anche importanti perché impongono soluzioni organizzative (di disegno strutturale, di architettura del sistema informativo e così via) che hanno comunque una certa dose di rigidità, nel senso che una volta stabilito dove si mette il confine tra dentro e fuori alcune cose si rendono necessarie e possibili, altre, invece, sono escluse.

Ma appartiene alla natura delle organizzazioni l'esistenza di un confine tra dentro e fuori o essa non è che un esito dei modelli mentali di rappresentazione dell'organizzazione che siamo abituati a usare?
Se fosse così, cioè se l'esistenza del confine organizzativo non fosse che "un'illusione cognitiva" generata da modelli di rappresentazione mentale, non potremmo allora arricchire la nostra idea dell'agire organizzativo disponendo di altri modelli in cui il concetto di dentro e di fuori venga messo in discussione, addirittura reinventato?

L'anello di Möbius (1) può contribuire all'arricchimento delle nostre percezioni del possibile, anche di un possibile non intuitivo. L'anello di Möbius ha, tra le altre caratteristiche, quella di ridefinire i concetti di occupazione dello spazio realizzando un sorprendente confine tra dentro e fuori.
Si prenda un nastro di carta abbastanza larga e lunga da poterci operare alcune manipolazioni. Diciamo 4 cm di larghezza e 40 di lunghezza. Se incolliamo le due estremità senza operare alcuna torsione al nastro, formiamo un anello che ha due lati di cui uno, ovviamente, è rivolto verso l'interno e l'altro verso l'esterno. L'anello che abbiamo così costruito si pone quindi come un confine tra due partizioni dello spazio e può rappresentare, come abbiamo visto, un'idea di organizzazione.
Prendiamo un secondo nastro di carta uguale al primo e incolliamo nuovamente le due estremità, ma dopo avere operato una mezza torsione al nastro, cioè dopo aver imposto al nastro una torsione rispetto al suo asse longitudinale pari a 180 gradi. Ecco che abbiamo tra le mani un anello di Möbius.
Chi non ne conosce le proprietà particolari, potrebbe pensare di non avere costruito nient'altro che un anello che, seppure un po' storto, è sempre in grado di separare un dentro da un fuori, di costituire, in quanto oggetto costituito da due facce, un "confine" che ha un lato rivolto all'interno e un altro lato rivolto all'esterno. Il bello è che l'oggetto che abbiamo ora tra le mani sembra avere due lati, ma in realtà ne ha uno solo.

Scettici? Provate a seguire col dito la superficie dell'anello oppure tracciate con la penna una riga lungo l'anello, oppure, meglio ancora, fingetevi un piccolo animale, che so una formica per seguire il suggerimento di una famosa incisione di Escher, e immaginate di iniziare a camminare lungo quella che vi appare una faccia dell'anello….
L'anello di Möbius ha una sola faccia e ha anche un solo bordo. E l'interno e l'esterno dove sono finiti?

L'organizzazione vista come un anello corrisponde alla rappresentazione tradizionale e in qualche modo spontanea di un qualche cosa che, avendo un dentro e un fuori, ha necessariamente un confine tra di essi. Ciò che può cambiare nelle diverse idee di organizzazione è il raggio di questo anello, o, se vogliamo, la distanza del confine dal centro. Ciò che non cambia è l'esistenza di un confine, di un dentro e di un fuori, appunto.
Da qui molte rappresentazioni che nella prospettiva dello sviluppo organizzativo suggeriscono di spostare il potere verso la periferia, il front line ecc.
Oltre questa rappresentazione ci può essere quella dell'anello di Möbius in cui non c'è più un dentro e un fuori, non c'è più un confine, una periferia e non c'è più un centro (questo aspetto potrebbe rendere la metafora anello di Möbius particolarmente efficace per esplorare e rendere percepibili alcune caratteristiche delle organizzazioni a rete) e tuttavia c'è uno spazio occupato e c'è una linea di sensibilità con il contesto ovvero il luogo delle interazioni che possono generare apprendimento sulle cose fatte, sulle cose da fare, sul senso che si può attribuire alle cose fatte e da fare.

Dall'analogia tra organizzazione e anelli di Möbius ricavo l'idea che un modello dotato di un confine tra interno ed esterno (anello non-Möbius) rappresenti bene l'individuo, ma non rappresenti bene l'organizzazione.
Individuo e organizzazione possono coesistere e i loro obiettivi possono venire, almeno parzialmente, integrati se riconosciamo la loro irriducibile differenza. L'individuo è in costante ricerca di affermazione nell'equilibrio tra interno (dimensione pulsionale o caratteriale) ed esterno (dimensione relazionale e sistemica); l'organizzazione è un'entità che può meglio valorizzare gli individui se la rappresentiamo senza confini che ci costringano a stare o dentro o fuori.
L'organizzazione Möbius può essere concepita come un'aggregazione variabile di individui non-Möbius. Se siamo abituati a ritenere naturale che l'organizzazione abbia dei confini, un dentro definito e un fuori altrettanto definiti, forse è perché storicamente abbiamo assistito a organizzazioni intese come aggregazioni stabili di individui. Ma il fatto che si siano affermate in passato e abbiano avuto successo organizzazioni concepite come aggregazioni stabili, non implica necessariamente che quel modo di fare interagire le persone sia l'unico possibile. Già ora segnali di crisi del legame su cui si è fondata la stabilità dell'aggregazione delle persone nelle organizzazioni sono più che evidenti. Le trasformazioni in atto del rapporto di lavoro dipendente sono sotto gli occhi di tutti e prefigurano una storia dell'agire organizzato che nel prossimo futuro sarà molto diversa da quel che è stato.

La metafora dell'anello di Möbius propone, a mio parere, nuove chiavi di lettura e aiuta a vedere implicazioni che sarebbero state nascoste nelle zone d'ombra di queste trasformazioni.
Possiamo spingere la metafora dell'organizzazione come un anello di Möbius fino a chiederci se siano possibili mezze rotazioni che generino sull'organizzazione stessa caratteristiche simili a quelle dell'anello di Möbius. Si tratterebbe, seguendo l'analogia, di capire quali direzioni dovrebbe prendere uno sviluppo organizzativo che, grazie a mezze torsioni, produca una ridefinizione dell'idea di centro, di periferia e di confine organizzativo.
In questo senso, le discontinuità indotte da processi di sviluppo organizzativo sono "mezze rotazioni". La domanda può così diventare quali azioni di sviluppo personale e organizzativo possono dare luogo alle mezze rotazioni che generano le proprietà dell'anello di Möbius?

L'empowerment come "mezza rotazione".
Possiamo definire 'empowerizzanti' quelle modifiche delle prestazioni richieste e del sistema dei riconoscimenti che portano le persone di un'organizzazione a ricavare dalla loro attività una maggiore esperienza di realizzazione delle proprie potenzialità e della propria influenza. Per ampliare le possibilità di una comprensione intuitiva delle conseguenze di processi di empowerment sul rapporto individuo-organizzazione, possiamo ulteriormente ricorrere alle sorprendenti proprietà dell'anello di Möbius.
Se tagliamo l'anello di Möbius lungo la linea centrale della striscia, otteniamo un anello più grande non-Möbius, cioè dotato di due lati e di una divisione tra interno ed esterno, anche se più complessa e dinamica di quella di un anello semplice. In questa trasformazione possiamo trovare una rappresentazione della valorizzazione dell'individuo (anche di quello legato da vincoli di cooperazione organizzativa), in quanto vediamo l'organizzazione (anello Möbius) come scomponibile nelle sue parti elementari, gli individui (anelli non-Möbius).

Lo sviluppo delle meta-competenze come "mezza rotazione"
La coincidenza tra professionalità e competenze è ormai in crisi. Il carattere distintivo delle persone, prima ancora che delle organizzazioni, non è più soltanto la specializzazione e l'esperienza settoriale, ma è anche, se non soprattutto, l'accesso a un sistema dinamico di meta-competenze, quali, a esempio, la capacità di fare connessioni tra ambiti disciplinari anche molto lontani, la capacità di mobilitare risorse di conoscenza tra persone diverse, indifferentemente dalla loro posizione rispetto a presunti confini organizzativi. Il ruolo della formazione cambia anche per effetto della crescente pervasività nell'agire organizzato delle tecnologie della comunicazione.
Se tagliamo l'anello di Möbius lungo una linea longitudinale scostata dalla mediana, otteniamo due nuovi anelli uno più grande non-Möbius e uno Möbius di dimensioni analoghe all'anello di partenza (eccetto che per la inferiore larghezza del nastro). In questa trasformazione possiamo trovare una rappresentazione degli effetti della formazione intesa come sviluppo di meta-competenze. Da un lato l'individuo (l'anello non-Möbius) è più grande e si predispone a contente più cose, più conoscenze; dall'altro lato, l'organizzazione, con l'assottigliamento del nastro, rendendo ancora più sensibile il margine.


Note:
August Ferdinand Möbius (1790 - 1868), astronomo e matematico tedesco, studioso di geometria, topologia e teoria dei numeri. Qualche informazione in più sull'anello di Möbius, nel "Libro dei paradossi" di Nicholas Falletta, edizioni TEA.

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