BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 17/07/2006

LA VERA SALUTE DI PRODUTTIVITA' E PROFITTI

di Riccardo Paterni

Jeremy Rifkin è ormai una figura nota a livello mondiale, da anni propone idee, riflessioni e osservazioni che stimolano dibattito e spesso effettivamente mettono il “dito nella piaga”. Una delle sue più recenti campagne riguarda la scarsa salute fisica di collaboratori e dipendenti che finisce per pesare sempre di più su produttività e profitti aziendali. In Italia L’Espresso ha pubblicato recentemente (25 maggio) un articolo proprio di Rifkin dal titolo “Al profitto serve un dottore” .

Si tratta di un fenomeno in rapida crescita nel corso degli ultimi anni e che effettivamente si sta sviluppando su scala globale. In particolare qua negli Stati Uniti (da dove scrivo) la cosa è sempre più allarmante per i conti economici delle aziende che ogni anno in media arrivano a registrare incrementi di costi sull’assicurazione sanitaria intorno al 20 % (qua il controverso sistema sanitario funziona in questo modo).

Rifkin mette bene in evidenza la cosa nel suo articolo e ho riscontrato di persona parlando con imprenditori di qua che la situazione è effettivamente preoccupante. OK, da Italiani osserviamo subito: “Beh, con tutta quella ‘robaccia’ che mangiano la cosa non sorprende...”, in realtà aldilà della ‘robaccia’ Made in USA, Rifkin rileva, con dati alla mano, che la situazione è preoccupante anche in altri paesi (compreso il nostro) ed evidenzia come la cattiva salute fisica abbia un impatto notevole sulla produttività del singolo o del gruppo in vari contesti economici ed a vari livelli aziendali.

Curiamo” alcuni sintomi...

Qua negli USA le aziende hanno da qualche anno cercato di porre rimedi concreti alla situazione organizzando dei veri e propri programmi gratuiti di verifica dello stato di salute (esami del sangue e altri check-up ipertecnologici) con tanto di punteggi e report dettagliati (per dare il buon esempio imprenditori e amministratori delegati spesso mettono i loro in bella vista allo scopo di fare vedere i progressi “salutari” che stanno facendo). Al tutto si uniscono programmi di aerobica, pilates e così via organizzati dalle aziende stesse, spesso all’interno delle loro strutture (è evidente che il sapore  umanitario della cosa si unisce soprattutto un interesse diretto, che “tocca il portafoglio” a migliorare la salute dei propri collaboratori).

Si arriva al punto che le aziende dopo aver iniziato a curare la salute fisica delle persone cercano di influenzare comportamenti salutari anche oltre i cancelli aziendali (abitudini alimentari, giusti “regimi” di esercizio fisico ecc. ecc.), da queste parti tutto ciò viene fatto in un modo che ha un sapore di antico paternalismo che mal si sposa con incertezza e precarietà lavorative che sono ormai diffuse in molte aziende a livello globale.

... ma trascuriamo un problema vero...

E questa considerazione ci porta ad  una piaga aperta su cui Rifkin stesso “non mette il dito” anche se è un aspetto molto concreto che si riscontra facilmente in molte aziende sia di qua che di là dell’Atlantico... mi sto riferendo al livello di tensioni psicologiche, di stress, di conflitti interpersonali inutili generato proprio dall’atmosfera di incertezza e confusione presente nel quotidiano aziendale. Attenzione! L’incertezza e la confusione fanno ormai effettivamente parte delle dinamiche esterne a cui ogni azienda, piccola o grande che sia, si trova soggetta. Questo però non giustifica assolutamente il livello di incertezza e confusione presente all’interno delle aziende a causa di una scarsa capacità di gestire in modo efficace comunicazione, risorse e strategie (quando non c’è malizia) o a causa di situazioni create ad arte per sfruttare il contesto esterno ed esercitare ancora più controllo su quello interno (quando la malizia è presente).  

Non è magari che potremmo cominciare anche a valutare l’importanza strategica (si proprio in termini di produttività e profitti!) legata anche e soprattutto alla salute mentale delle persone che lavorano in azienda ?! Possiamo allora cercare di creare ambienti di lavoro che siano non solo fisicamente più salutari (già sarebbe un ottimo risultato ma purtroppo una chimera per troppe aziende...) ma anche e soprattutto in cui emergano chiaramente valori di collaborazione, schiettezza, solidarietà praticati nel quotidiano? Ciò che colpisce di tutto questo è che si tratta di aspetti che sono riconosciuti essenziali proprio per confrontarci con le dinamiche della competitività globale (per approfondire questi temi, e prendere spunti di soluzione, vedi ad esempio questo incontro pubblico con Jack Welch a cui ho recentemente partecipato: Jack Welch. Live! Esperienza e schiettezza in diretta... ). In fondo la ricetta di base per far questo è semplice: in azienda comportiamoci e trattiamoci “da adulti” richiedendo lo stesso dai nostri colleghi e collaboratori. Lo so, sembra semplice! naive, non é vero? in realtà è questa la strada veramente salutare per persone ed aziende e se ci sembra naive è perché siamo riusciti ad allontanarcene ed intricarla in tutti i modi possibili (e sono tutti modi che non aiutano nessuno a rendere più produttiva e redditizia un’azienda, almeno se guardiamo al medio e lungo termine).

Da anni ormai la scienza ha rilevato l’impatto fisico e fisiologico che lo stress e la tensione psicologica ha sul nostro organismo. Perché non iniziamo ad andare oltre i sintomi, alle radici vere dei problemi?

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