BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 07/02/2005

LE LEGGI NATURALI E LA VOLONTA' DI UTILIZZARLE

di Riccardo Paterni

Le leggi naturali...

La lettura del libro “La risposta dell’acqua” di Masaru Emoto (vedi recensione) ha un impatto anche sul più passivo dei lettori, l’ho riscontrato personalmente. Emoto narra le sue ricerche in modo affascinante e quelle bellissime immagini dei cristalli dell’acqua fanno indubbiamente riflettere. Riflettere su cosa? Sul fatto che se l’acqua, proprio attraverso i suoi cristalli, reagisce (comunica) in modo diverso quando esposta a suoni, immagini, atmosfere, questo potrebbe significare che ci sono effettivamente delle leggi naturali che hanno un impatto sui rapporti interpersonali, sul nostro senso di progettualità.

Osservare le chiare differenze di un cristallo d’acqua esposto a comunicazione negativa (nella quale aldilà del contenuto, il linguaggio ed il tono caratterizzano una mancanza di rispetto interpersonale) nei confronti di un cristallo esposto a comunicazione positiva (in cui aldilà del contenuto, il linguaggio ed il tono comunicano un rispetto interpersonale) fa riflettere: allora quando si sente parlare di “ambiente di lavoro negativo” in cui si fa fatica anche a fare delle fotocopie, probabilmente non si tratta di considerazioni fatte a seconda dell’umore delle persone. Sarebbe interessante mettere questi ambienti alla prova dell’acqua… perché no?

… e la volontà di utilizzarle…

Una volta che anche la nostra amica acqua da il suo responso, il problema consiste poi nel cosa farne con queste considerazioni. Bene, l’acqua certifica che in effetti ci sono dinamiche naturali che facilitano i rapporti umani, che facilitano la comunicazione e la relazione interpersonale, l’acqua ci può anche aiutare ad identificare ambienti “salutari” e ambienti più o meno “malaticci”, ma poi? Abbiamo la volontà, determinazione, forza ed interesse a trarre beneficio da queste leggi naturali allo scopo di migliorare il nostro lavoro ed il nostro modo di lavorare? O preferiamo continuare a lamentarci (a tutti i livelli organizzativi) di cose che non vanno, problemi che non si risolvono, situazioni che si complicano? Tutto questo potrebbe avvenire perché (consapevolmente o inconsapevolmente) stiamo utilizzando schemi di pensiero ed azione che vanno contro determinate “leggi naturali”? Credo che tutti noi in qualità di imprenditori, manager, operai, impiegati, consulenti e formatori dovremmo porci questa domanda e fare maturare la risposta passo passo rapportandola direttamente a ciò che facciamo nel quotidiano lavorativo. E’ un esercizio interessante, io lo sto già sperimentando e sento che mi aiuta a portare molta più energia, determinazione e concretezza al mio lavoro. Vari articoli pubblicati in questo periodo su SaperePerFare.it aiutano in questo esercizio che proprio perché molto personale dobbiamo rendere altrettanto veritiero, schietto e trasparente nei nostri confronti.


 

Vedi http://www.sapereperfare.it/

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