BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 20/06/2005

CHANGE OR DIE (O SI CAMBIA O SI MUORE)

di Riccardo Paterni

No, non è l’ennesimo allarmante richiamo da parte dell’autoritaria-autorevolezza di turno (in una specie di sport che pare così alla moda in queste ultime settimane). Si tratta del titolo di copertina (Maggio 2005)del mensile americano Fast Company, mensile che ha uno slogan “programmatico” ambizioso e privo di false modestie “HOW SMART PEOPLE WORK” (come lavorano le persone che usano il cervello).

Cambiare. Basta con questa storia! è una persecuzione!… 

Sono circa 15 anni che negli USA si parla di cambiamento, di abituarsi a cambiare, a rinnovarsi. Ricordo che ai tempi dell’università si passavano ore ed ore a dibattere su questo anche con toni disastrosi (tipicamente americani) che a me facevano molto sorridere. In realtà parecchi di quei disastri di cui parlavamo con professori, manager ed esperti in materia (dall’economia alla gestione aziendale) si stanno poi avverando ad un passo che sembra accelerare sempre di più.

Da un lato notiamo tutto questo, lo sentiamo sulla pelle e nel portafoglio; dall’altro cerchiamo di resistere a tutte queste forze di cambiamento irrigidendoci nelle nostre abitudini e tradizioni.Questo è un fenomeno sociale che va ben oltre i confini culturali; la resistenza al cambiamento ha caratteristiche simili in Italia come negli USA. Per questo da quindici, venti, anche trenta anni (dal tempo del mitico libro “Future Shock” di Alvin Toffler – 1970) guru, futuristi, esperti di questo o quel campo più o meno scientifico, si danno da fare per stimolarci a vincere la trappola delle abitudini per fare si che dal cambiamento non percepiamo solo problemi ma anche e soprattutto opportunità.

O forse no?!!! 

L’articolo che richiama la cover di Fast Company è uno tra i più recenti ed aggiornati di questi sforzi, da una prospettiva che dovrebbe farci certamente riflettere: quella medica, della nostra salute fisica e mentale! 

Infatti recenti ricerche svolte nel campo della psicologia, ed in particolare nel campo dellaneuroscienza, hanno messo in evidenza che l’essere vittima delle nostre abitudini ed il rifiutarsi di cambiarle ha un’alta probabilità di condurci ad una morte prematura. Questo è quanto è stato evidenziato, con tanto di dati statistici alla mano, nel corso del recente Global Medical Forum che ha coinvolto la maggior parte dei luminari della scienza medica a livello internazionale. Non voglio annoiarvi con i dettagli scientifici delle ricerche (riguardanti in particolar modo le abitudini di pazienti sottoposti a by-pass coronarici – in ogni caso vi invito a leggere l’articolo www.fastcompany.com ), basti dire che il messaggio è forte e chiaro ed in particolare è stato articolato nello sfatare cinque miti legati al cambiamento: 

Primo Mito Sfatato: Le crisi danno un forte impeto al cambiamento.

Nella realtà dei fatti il 90 % dei pazienti che hanno avuto un by-pass coronario non ha poi apportato cambiamenti nelle abitudini quotidiane benché sia consapevole che queste sono una minaccia reale alla propria vita. 

Secondo Mito Sfatato: La paura spinge al cambiamento.

Nella realtà dei fatti è troppo facile per le persone rifiutare l’esistenza di cose negative che potrebbero accadergli. Ciò che rappresenta una vera motivazione per il cambiamento è una articolata e positiva visione del futuro. 

Terzo Mito Sfatato: I fatti saranno la nostra salvezza.

Il nostro pensiero è guidato da narrative, non dai fatti. Quando i fatti non rientrano nelle “cornici concettuali” che creiamo – in altre parole, le metafore del mondo che utilizziamo per capirlo – noi finiamo per rifiutare i fatti stessi. In aggiunta il cambiamento è maggiormente ispirato da fattori emozionali rispetto a dati di fatto. 

Quarto Mito Sfatato: Piccoli cambiamenti graduali sono sempre più facili da fare e sostenere nel tempo.

Nella realtà dei fatti sono i cambiamenti netti e radicali che spesso sono più facili da compiere e da sostenere in quanto portano a feedback e risultati in modo molto più rapido. 

Quinto Mito Sfatato: Non riusciamo a cambiare perché il nostro cervello diviene programmato in una certa maniera nella nostra infanzia.

Quello che in realtà è stato riscontrato è che il nostro cervello ha una eccezionale “plasticità”, ciò significa che possiamo continuare ad imparare cose nuove e complesse nel corso di tutta la nostra vita ammesso che ci manteniamo veramente attivi ed impegnati nel farlo.

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