BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 31/10/2005

FEEDBACK, QUESTO SCONOSCIUTO
alla base dei trionfi di Valentino Rossi

di Riccardo Paterni

Ed eccoci di nuovo ad utilizzare un termine Americano per parlare di cose concrete e pratiche di cui le nostre aziende hanno bisogno: FEEDBACK.In Italiano il termine può essere tradotto come “informazione di ritorno”; sembra una cosa piuttosto tecnica e freddina e per questo forse non solo il termine, ma nemmeno il concetto, viene messo in pratica con costanza ed in modo appropriato nelle nostre aziende.

Infatti, troppo spesso avviene che facciamo qualcosa senza beneficiare di questo importantissimo strumento di gestione. Qualsiasi cosa che sia frutto del nostro lavoro (prodotti o servizi) tiene conto del valore strategico ed operativo del feedback SE permette all’utente del prodotto o del servizio di esprimere le proprie percezioni in un modo che sia utile al miglioramento del prodotto o del servizio stesso. In questo senso il feedback non è roba adatta ai permalosi o a chi sceglie di vivere nel suo piccolo o grande mondo convinto di fare tutto alla perfezione e se le cose non funzionano è perché sono gli altri a non capire o non essere in grado di apprezzare…

Quando il cerchio non si chiude e i risultati non arrivano...

Ad esempio, molti flop di natura commerciale dipendono appunto dall’assenza di un feedback schietto al momento giusto che permetta di fare le opportune azioni correttive. In concreto, nel pratico, nel quotidiano, cosa pensano gli utenti del prodotto o servizio? Cosa apprezzano? cosa criticano e soprattutto perché? Questo ragionamento vale per prodotti o servizi tanto quanto pe i rapporti professionali (e anche quelli non professionali, ma qua apriremmo un capitolo a parte troppo lungo…). Quante volte ci apriamo con sincerità ai commenti degli altri riguardo alle nostre azioni? E quante volte abbiamo opportunità di commentare apertamente le azioni altrui e lo facciamo in un modo costruttivo primo di emozioni negative, rancori, vendette politiche di vario tipo?…

Un fattore chiave in queste dinamiche è che chi cerca questo tipo di feedback lo fa sempre e comunque con lo spirito di migliorarsi; con lo spirito di trarre vantaggio dalle concrete percezioni altrui per conoscersi meglio, per comprendere al meglio il lavoro che fa, come lo fa, le opportunità e rischi che incontra e che magari non sarebbe in grado di identificare facendo leva solo sulle proprie percezioni. Non è insolito che mi imbatta in contesti lavorativi in cui mi viene messo in evidenza che le persone ormai sanno di stare attente alla suscettibilità e permalosità del tale o tal’altro per evitare di agitare troppo le acque… stiamocene perciò tutti tranquilli e sereni e vediamo per quanto la barca continua a galleggiare… Attenzione!: stimolare il feedback e dialogo costruttivo in azienda non significa stimolare la mancanza di rispetto o di professionalità nei rapporti umani; tutt’altro! Il feedback vero, utilizzato come strumento aziendale, si basa su aspetti di stima e di fiducia reciproca, contesti che magari vengono raggiunti col tempo, dopo tanti flussi di azione-feedback-azione correttiva e così via. E’ come creare un cerchio composto da questi tre pezzi ed assicurarsi che il cerchio si chiuda e se ne possa creare uno nuovo dall’esperienza che abbiamo fatto.

E quando il cerchio si chiude e si rinnova portando al successo: nel puro stile di Valentino.

E queste dinamiche di rapporto professionale mi portano all’articolo che ho letto e che mi ha stimolato a scrivere questa breve riflessione. L’articolo è apparso su un recente numero della rivista SportAutoMoto e riguarda un’intervista fatta a Jeremy Burgess, il capotecnico Yamaha che in pochi mesi è riuscito a raggiungere con il nosto Valentino Rossi quei risultati da mito che tutti conosciamo. Titolo dell’articolo (rivolto a Valentino) “Nessuno come lui nell’apprendere”. E’ interessante riflettere su quanto dice Burgess perché il tutto mette in evidenza che Valentino non stravince perché è un mago o un dio in terra, ma semplicemente perché riesce a fare bene il suo lavoro e dare un ottimo feedback alla sua squadra di tecnici. Valentino è bravissimo ad esprimere ed articolare molto chiaramente i problemi che ha con la moto. Quelli della Yamaha sono stati molto bravi (dopo tanti anni di sconfitte) nell’aprirsi totalmente alle percezioni di Rossi e agire costruttivamente e rapidamente di conseguenza. Dice Burgess: “Tutto questo è possibile perché tra noi c’è molta fiducia: se Valentino mi dice qualcosa sulla moto, sono sicuro al cento per cento che è così e, viceversa, se io gli dico di effettuare una certa modifica, lui è certo che porta a un miglioramento. Questo è l’unico modo per lavorare bene.” Semplice! Non e vero? I miracoli del feedback!

A proposito, Valentino è uno che il feedback lo da sempre in modo molto schietto e spontaneo, su tutto e su tutti. Come ad esempio la sua replica: “Bullshit!” (“cazzate”), alle dichiarazioni di Ross Brawn della Ferrari che lo vedevano dedicare i prossimi mesi a fare test su test con la Rossa(dichiarazioni chiaramente unilaterali e inopportune per gli impegni professionali in MotoGP di Rossi nel futuro immediato). Bene, il feedback deve essere dato sempre con rispetto e professionalità... ma quando ci vuole ci vuole! Ed il feedback è arrivato forte e chiaro a quelli della Ferrari che ora sanno di aprire bocca su Valentino dopo aver concordato con lui cosa dire...

Visti anche i risultati di Valentino, vogliamo iniziare a utilizzare il feedback in modo professionale? Posso garantire per esperienza di vita vissuta (e stimolata) che le aziende che iniziano a fare questo ne vedono subito i benefici; benefici che iniziano dal liberarsi (a volte in modo non indolore ma molto salutare per tutti...) di emozioni negative devastanti per la crescita personale, professionale e organizzativa come la permalosità e la suscettibilità. Buon feedback! Assicuriamoci di chiudere e moltiplicare tutti quei bei cerchi.

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