BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 19/09/2001

Qua è un disastro immane. Vi terrò aggiornati

di Paolo Bonsignore

Paolo Bonsignore lavora a New York. Mette in rete assieme a Vittorio Verdun New York Live, newsletter che "a cadenza rigorosamente irregolare porta l'aria di New York City", per chi "vuole essere sempre al passo con la capitale mondiale della new media economy" (per iscriversi: www.nycebriefing.com).


"Stiamo bene, ma qua è un disastro immane. ci saranno almeno 25.000 morti, se non di più.
E' un disastro."
New York, martedì 11 settembre 2001 17.39 (ora italiana)

"Mia moglie lavora a Manhattan e stanno evacuando tutti gli uffici. Lei sta cercando di attraversare il fiume con un traghettino. spero ce la faccia, se no non so dove potrà andare. a casa no perché e' proprio vicino alle torri. aspetto sue notizie in qualche modo. se non chiama la raggiungo (provo) dove so che sta cercando di andare. (…)
Qua ci sarà una guerra vera e propria.. Manhattan si sta svuotando. e' il caos nelle strade, anche perché tutti ponti e i tunnel per uscire dalla città sono chiusi e quindi l'unica cosa che si può fare e' andare a nord.
I telefoni sono saltati e non c'è modo di comunicare. anche i cellulari sono bloccati."
New York, martedì 11 settembre 2001 17.56 (ora italiana)

"La gente e' sotto shock ovunque. Se sei per strada, fermi l'auto e ti butti nel primo hotel / bar che abbia una tv. ci sono camion e auto fermi per strada. ovviamente il lavoro e' fermo, tutto sospeso, tutto bloccato. non si riesce ancora a percepire la realtà della cosa. sembra un sogno, sembra irreale. ma i morti sono purtroppo molto reali e si conteranno a migliaia, se non decine di migliaia.
E' una cosa orrenda. non ho parole."
New York, martedì 11 settembre 2001 18.49 (ora italiana)

"Piano piano si sta prendendo coscienza di quello che è successo. La reazione a livello di misure di sicurezza e' impressionante ed ha anche dei risvolti grotteschi: per rientrare in ufficio mi hanno fatto
passare dalla porta secondaria, dove c'e' la guardia di sicurezza e la porta e' chiusa a chiave. in genere entro dalla porta principale che è sempre aperta....
Sono andato all'Hotel Ramada qua vicino, dove hanno una sala con più TV. La hall piena di gente come non lo era mai stata. facce allucinate, non si riesce ancora a capire. credo che solo stanotte, quando ci si troverà bloccati su qualche strada o a casa da estranei che ti ospiteranno, si avrà modo di comprendere. Qua in ufficio si sta già organizzando un programma di ospitalità reciproca perché tra poco ci si troverà bloccati qua in ufficio. Io adesso provo ad andare via e a raggiungere mia moglie, che è fortunosamente riuscita a raggiungere casa di questi amici, fuori da Manhattan. spero di farcela entro stanotte."
New York, martedì 11 settembre 2001 20.32 (ora italiana)

"Adesso io sono con mia moglie e guidando per venire qua, tutto in stradine secondarie poiché le arterie maggiori sono bloccate, ho visto Manhattan.
Una colonna di fumo enorme, impressionante, altissima nasconde tutta la parte sud. sembra un vulcano in eruzione.
Le torri non ci sono più. E' incredibile. e' come tornare a casa dopo aver subito l'estrazione dei due incisivi....c'erano e adesso non ci sono più. Un colpo allo stomaco."
New York, mercoledì 12 settembre 2001 0.20 (ora italiana)

"Ieri sera io e mia moglie siamo rimasti a dormire da amici in New Jersey, lontano da Manhattan.
Questa mattina, dopo circa 4 ore d'auto, siamo tornati a casa. La situazione e' folle e le emozioni che si vivono sono pazzesche. Scrivo anche perché e' un modo per sfogarsi, non lo nascondo.
Arrivati a Manhattan da Harlem, la prima cosa che colpisce è che sembra di essere in un paese di provincia la mattina dopo natale. Il deserto, tutto chiuso, niente auto, poche persone per strada."
New York, mercoledì 12 settembre 2001 20.19 (ora italiana)

"La grande ondata emotiva delle prime 48 ore sta lentamente passando. L'incredibile, indescrivibile, fantastica organizzazione americana, dopo essersi concentrata sulla zona del disastro, si sta adesso rivolgendo anche a chi non e' stato direttamente colpito: alla radio e in TV
Psicologi e psicoterapeuti specializzati spiegano cosa fare per reagire. La gente, infatti, si sente in dovere di fare qualcosa, ma di volontari non c'è bisogno, e nemmeno più di sangue.
Grande frustrazione.
Dicono che occorra piangere, sfogarsi con un parente, marito o moglie, un amico o anche abbracciare il proprio animale domestico.
Sotto la 14ma strada è sempre tutto bloccato e io non sono andato in ufficio, dato che non potrei poi tornare a casa se non dopo ore di viaggio.
Mia moglie lavora in città e adesso è in ufficio, dove si tenta di ripartire con la vita di tutti i giorni."
New York, giovedì 13 settembre 2001 20.10 (ora italiana)

"Oggi la gente ha ripreso a camminare in fretta e a non spostarsi quando ti incrocia. Però chiede scusa quando si scontra, cosa abbastanza sorprendente. Quando anche questo passerà, vorrà dire che la quotidianità avrà completamente ripreso il suo corso. Vi terrò aggiornati.
Giù a "ground zero" (la zona del disastro) non hanno più bisogno di aiuto e addirittura hanno messo i poliziotti a dirigere il traffico. Si sono offesi, ma adesso c'é bisogno di operai specializzati nel taglio dell'acciaio con la fiamma ossidrica e di operatori di macchine movimento terra.
L'operazione di pulizia dalle macerie prenderà molto tempo."
New York, sabato 15 settembre 2001 18.01 (ora italiana)

"Qua la situazione si sta normalizzando. So di un generale "gentleman agreement" affinché nessuno (piccoli investitori ma non solo) venda le proprie azioni, e la cosa sembra abbia contribuito a non avere un tonfo a Wall Street.
Dei manager del mio ufficio nessuno ha venduto nulla.
Stamattina per attraversare il tunnel per andare fuori città ci ho messo un'ora e mezza rispetto ai soliti 5 minuti. Ogni auto e' stata fermata dalla Polizia, controllata (baule, sedili ecc.) e la targa è stata registrata su un registro. Per entrare in città la coda è di almeno 4 ore."
New York, lunedì 17 settembre 2001 17.52 (ora italiana)

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