IO SONO OK. TU SEI OK
di Marco Poggi
Quando ho saputo di Marco Materazzi,
quello dell’Inter, quello del cazzotto nel tunnel degli spogliatoi; quando
ho letto tutti quei commenti che grondavano spumosa indignazione; quando ho
visto la scalcagnata combriccola dei commentatori televisivi gettarsi sul fattaccio
con gli occhi iniettati di sangue (un attimo prima di “tornare finalmente
al calcio giocato”); quando ho ascoltato alle macchinette del caffè
delle aziende voci di ferma e virile condanna in nome della Buona Condotta,
ad un certo punto mi è venuto in mente Antonello.
Antonello è un tizio che ho conosciuto qualche mese fa durante un seminario
sulla competenza emotiva. Lui partecipava, io ero il trainer.
E’ uno che se lo incontri in giro per il mondo, e per qualsiasi fottuto
stupido motivo ci sbatti contro - chessò una questione di semafori per
la strada, un “guardi che c’ero prima io” in coda dal salumiere,
o cose del genere – quando finisce bene finisce a insulti, quando finisce
male son mazzate.
E’ un tipo massiccio, con lo sguardo obliquo, che irradia una stupefacente
aggressività; sempre incazzato come un bufalo.
I suoi colleghi lo trattano con circospezione, quando parlano con lui misurano
le parole. Il suo capo è stremato, situazionalmente parlando, dice che
le ha provate tutte.
Antonello parla del suo lavoro sbuffando e scotendo la testa, parla con coinvolgimento,
si appassiona alle cose fino a farsi toccare le viscere.
Impreca, insulta, critica.
Ma di tanto in tanto, per pochi fuggevoli secondi,il suo sguardo duro e tagliente
si trasforma: gli occhi scuri si addolciscono e tradiscono un fugace smarrimento.
In quei brevi istanti la sua voce, aspra tagliente, leggermente si incrina e
si ammorbidisce.
Nel setting emozionale la rabbia è permessa e dunque viene eruttata come
un blob nero vischioso.
In quello stesso setting il trainer si emoziona quando scopre tra i rivoli dell’umore
bilioso una sconcertante, dolcissima fragilità.
Antonello è arrabbiato Antonello è appassionato fino a star male,
Antonello è triste, terribilmente triste.
Sento la storia di Materazzi e mi viene in mente Antonello.
Materazzi è come Antonello: un povero dolce, disperato,cattivo ragazzo.
Penso a Antonello e capisco quella storia dell’io sono ok, tu sei ok che
ripeto da anni come un mantra in giro per le aule.
Io sono ok, tu sei ok è uno dei concetti cardine dell’analisi transazionale:
l’idea per la quale se a ognuno di noi capita di pensare di se’
stesso io non sono ok o dell’altro tu non sei ok, ciò che di fatto
sta facendo è fermarsi troppo presto, vedere solo un pezzo di realtà,
vivere sono una porzione –limitata e limitante – di esperienza.
Uno ripete un mantra per anni e poi ogni tanto gli succede di capire, nel senso
che capisce dentro, nella pancia.
Io sono ok, tu sei ok, sei ok non nonostante i tuoi comportamenti da testa di
cazzo ma proprio per i tuoi comportamenti da testa di cazzo, che sono disperatamente
sbagliati e terribilmente umani.
Thank you Materazzi, thank you Antonello.