BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 13/01/2010

CRISI COMPLESSE, CAPACITA' DIVERSE

di Luisa Pogliana

Da quando la crisi si è manifestata in tutta la sua gravità, i diversi convegni o altre occasioni di discussione sul management femminile, hanno preso in considerazione l'apporto che queste donne portano o possono portare in questa congiuntura più che difficile, in molti casi drammatica. Vengono risottolineate cose note, soprattutto il pensiero e la visione diversa che apre a conoscenze e soluzioni nuove.  Ci sono altri aspetti su cui invece non si riflette molto, perché le donne stesse spesso non ne sono consapevoli: agiscono in modo per loro 'naturale',  e anche per questo sono le prime a non valorizzare certe capacità aggiuntive. Penso per esempio al fatto che sono più adatte a gestire le situazioni complesse. Penso all'affettività che portano anche nel lavoro e all'attenzione per le relazioni, per le persone.

"Come si diventa bravi manager?  Vorrei partire da un punto di vista di cui non si parla, dall’esperienza di chi, come me, oltre a svolgere un ruolo manageriale, è anche mamma. Sì perché oggi, fare la mamma, presuppone qualità e doti del tutto simili a chi ha ruoli di responsabilità all’interno di un’organizzazione. Per organizzare le attività di un ragazzino bisogna possedere grandi abilità di pianificazione. Per far sì che il corso di basket non si sovrapponga con il catechismo che non deve interferire né con il dentista né con il corso d’inglese... Perché nel quotidiano di una mamma nulla può andare storto, e gestire con successo un evento imprevisto fa parte della normalità.  Così in ufficio, riconoscere le priorità e dar la precedenza alle urgenze diventa più naturale, i problemi vengono collocati nella giusta dimensione. Ed è questo che fa di un manager un bravo manager”.
“Noi, con i figli, siamo allenatissime a fronteggiare l'emergenza, e a trovare la soluzione valutandone correttamente la portata e le priorità. Pensa a quanti soldi spendono le aziende per mandarci a fare i corsi sul 'problem solving' e  il 'decision taking'”.
“La settimana scorsa ero in India, e durante la riunione arriva sul blackberry il messaggio di mio marito: 'bambino febbre a 40, baby sitter ammalata, io lo porto  a scuola'. Lo diffido, e comincio a cercare una soluzione. Devo trovare una persona, ma una che il bambino conosce. Alla fine ho mobilitato una mia vicina ora in pensione. Intanto ho continuato la riunione”. (1)

Ecco qualche spaccato della normale vita quotidiana di ogni donna che investe nella realizzazione professionale senza rinunciare a quella nella famiglia, nei figli:  essere multitasking, delegare le incombenze operative, stabilire carichi e ruoli, definire le priorità, fronteggiare l'imprevisto, trovare soluzioni per situazioni non standard. Sono i compiti  che vediamo in opera nella gestione della vita 'privata'. E sono i compiti manageriali richiesti in azienda, soprattutto ora.
Dall'altra vita, dal fatto che le donne vivono in più mondi contemporaneamente, ognuno con necessità, problemi, richieste, scenari diversi, le donne importano nel loro lavoro un ventaglio più ampio di approcci e soluzioni, di capacità e maturità. Portano avanti un progetto dove non c'è separazione e gerarchizzazione delle parti di sé.  La loro vita può essere guardata a fette, ma per chi la vive è una.
E' difficile realizzare tutto, ovviamente, ma le donne sembrano particolarmente attrezzate per questo.  Perché queste concrete esperienze costituiscono un bell'esempio di ciò  che si definisce con il termine sistema complesso.
Un sistema può essere inteso come un tutto costituito dalla somma delle parti, come meccanismo fatto di ingranaggi ognuno con un ruolo preciso. Come territorio: se si è in un luogo, non si può essere in un altro. Come tempo segmentato in istanti, ognuno destinato ad essere 'riempito di attività'. Oppure -ed è questo lo sguardo della 'scienza della complessità'-, il sistema può essere inteso come insieme sinergico, vivente, in continua evoluzione adattandosi al contesto. Il comportamento più conveniente sta nella lettura della situazione. la soluzione al problema emerge nel momento in cui serve. Si può essere allo stesso tempo -con il pensiero e con l'azione (le tecnologie aiutano)- in luoghi diversi. Si possono fare allo stesso tempo più cose. La gestione del tempo non consiste nel riempire di attività ogni istante, ma nel cogliere il momento propizio per ogni diversa attività. Ogni soluzione  non può che essere subottimale.
Non è facile trovare soluzioni di fronte all'esigenza di 'tenere insieme' tutta la propria vita, muovendosi dentro i vincoli aziendali e quelli familiari, e anche restando se stesse. Ma queste donne considerano normali, e adottano spontaneamente, quei comportamenti che gli studiosi  della complessità considerano i più efficaci.
Chi dunque può essere più adatto a gestire situazioni complesse, come quelle rese ancora più complesse dalla crisi?
Ma c'è dell'altro.
Le donne nel lavoro portano con sé anche l'affettività, che non  reprimono, ma ritengono un elemento importante nel loro modo di  lavorare con altre persone. Affettività in questo caso significa soprattutto l'attenzione alle relazioni, alle persone. Il buon clima di lavoro è per loro elemento essenziale di un buon lavoro.

“Quello che mi gratifica di più  è il raggiungimento di un buon clima di relazioni e il fatto che tutto 'fili liscio'”.
“Per me ciò che conta maggiormente è l’ armonia. Penso che questo serva a far lavorare meglio un gruppo e che la redditività di un’azienda aumenti se i suoi dipendenti sono in armonia. Credo che il lavoro rubi molto del tempo di un individuo, allora è necessario che ciascuno trovi in azienda il clima migliore per potersi esprimere secondo le proprie attitudini coerentemente con le regole dell’organizzazione”.
“Credo molto nei rapporti tra le persone nel gruppo, il valore del gruppo è fuori discussione. Ma l’affettività deve esser gestita, le decisioni non possono essere influenzate dall’affettività. Per me è un problema. Se devo prendere delle decisioni impopolari, cerco di mediare, di risolvere questo dilemma con la chiarezza, spiegando alla persona le motivazioni che mi hanno portato ad una scelta. Non ho altre risorse”.

Il fatto che l'affettività sia una presenza importante non vuol dire che le donne si lascino prendere la mano da  'buonismo', che non abbiano lucidità sugli obiettivi del lavoro, sulle scelte che questi richiedono. Ma, anche quando dure, si cerca comunque un modo per spiegare, perché si possa capire, non solo subire decisioni magari inevitabili. Le donne manager,  in grande prevalenza, attribuiscono infatti molta importanza alla ricerca di rapporti collaborativi tra persone che lavorano insieme.Perché un cattivo clima di lavoro è antieconomico.
E questa considerazione diventa importantissima oggi. Le pesanti difficoltà di mercato che stiamo vivendo creano di per sé tensione, pressioni, sbandamento all'interno delle aziende. Così, spesso, si lavora in condizioni veramente dure, segnate da un clima conflittuale, da gestioni ciniche. In questo contesto si spendono le energie per difendersi, nel tentativo di sopravvivere a relazioni difficili. Sono energie non ripagate da nulla.
Ma per molti degli uomini al comando, per non dire la maggioranza, vale l'idea che le aziende si governano con la paura, con la spietatezza. Quante situazioni così abbiamo visto in questi mesi, in questi anni? Dove alla falcidie reale di lavoro si aggiunge la sofferenza di un certo modo di essere trattati dall'azienda. Ma forse,  più che dell'azienda dovremmo parlare qui dei suoi top manager, che sembrano prendere decisioni e usare metodi prima di tutto utili a rafforzare la propria posizione a qualunque costo. A volte non facendo realmente gli interessi l'azienda, non lavorando strategicamente per un suo futuro: perché demotivano e spaventano quelli che  sopravvivono alle falcidie invece di coinvolgerli, perché poco interessa se in questo modo si perdono risorse importanti. Allora questo atteggiamento femminile, quando c'è, è già molto: perché non solo fa stare meglio le persone, ma  è funzionale a raggiungere migliori risultati. Senza buone relazioni non si ottengono risultati.
Bisognerebbe cominciare a cacciare gli altri, chi crede di costruire solo distruggendo. Chi costruisce solo per se stesso.


1 - Prendo queste testimonianze dai racconti personali di donne  manager su cui si basa il mio libro Donne senza guscio, Percorsi femminili in azienda, Guerini e Associati, 2009.

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