BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 28/11/2005

PIU' MEDIA, MENO MASS

di Luisa Pogliana

 

Rapporto Censis-Ucsi: crescono i new media users ma i mezzi tradizionali “tengono”

(Estratto dal comunicato stampa)

Il rapporto Censis sulla comunicazione in Italia, giunto alla 5° edizione è stato presentato a fine ottobre a Roma, consente dal 2001 di tracciare un bilancio dell’evoluzione del consumo di media degli italiani.

Un elemento interessante riguarda le 'diete mediatiche' individuali la stratificazione della popolazione in base al numero di media utilizzati abitualmente.

Sono quasi stabili i “marginali” (8.3%, che utilizzano un solo mezzo) e “i poveri” di media (37.4%) che ne utilizzano 2-3; si contraggono invece i “consumatori medi” (33.8%) che utilizzano 4-5 media,mentre aumentano gli “onnivori”, che utilizzano quasi tutti i mezzi (dal 14.8% al 17.2%, pari a 8.6milioni di persone) i" pionieri” che li utilizzano tutti (1.6 milioni di persone).

In questo scenario, i media a stampa tengono o flettono di poco.

Per quanto riguarda i settimanali, i lettori complessivi rimangono intorno ai 22 milioni, ma aumentano i lettori occasionalimentre diminuiscono quelli abituali. I mensili sono invece più stabili, con 11.6 milioni di lettori e senza variazioni nel rapporto tra occasionali e abituali.

I quotidianiflettono di 1.8 milioni, soprattutto tra gli utenti abituali (20 milioni), mentre flettono meno della metà gli utenti occasionali: quindi gli utenti complessivi si mantengono sui27.5 milionidi lettori.

Tiene la quota di lettori di libri (23.4 milioni), tra i quali crescono molto i lettori occasionali (+ 2.4 milioni).

L’evoluzione nel settore televisivo vede un utilizzo ormai diffuso delle diverse tv possibili: 8 milioni guardano la tv satellitare, 3 milioni quella in digitale terrestre e 1 milione quella via Internet.

Sul piano delle nuove tecnologie è aumentata la dotazione nelle case degli italiani: il 55.4% possiede un computer, di cui l’11% senza connessione a Internet, mentre il 32.4%lo utilizza il quasi esclusivamente per navigare via web.

Grande sviluppo della radio, il cui ascolto passa anche su mezzi diversi: il 18% degli utenti, infatti, ascolta la radio dove capita, anche su internet o sul cellulare.

PIU' MEDIA, MENO MASS

Cinque anni di rilevazione sull'utilizzo dei media in Italia hanno permesso difotografare il cambiamento in atto e le tendenze che emergono. Per un'azienda fornitrice di contenuti, è interessante vedere come questo riguarda il rapporto tra domanda e offerta.

Già l'anno scorso, nell'esaminare i dati della ricerca 2004, si individuava come tendenza di fondo la sempre maggiore personalizzazione dell'utilizzo dei mezzi. Si era parlato degli 'italiani più individualisti e politeisti nel rapporto con i media', del fatto che non è più possibile oggi parlare di 'massa', di una logica di consumo postindustriale personalizzata, dell''arbitraggio' dell'utente rispetto all'offerta mediatica, della fine del broadcasting e di come i media siano ridiventati solo 'mezzi' da usare. Tendenza che oggi appare ancora più consolidata. Prendiamo qualche esempio.

Nel mondo della musica abbiamo visto il successo di iTunes, che consente di acquistare on line singoli brani a un prezzo abbordabile per crearsi da soli le proprie compilation, e ascoltarle dove e quando si vuole. Lo stesso modello riguarda anche le informazioni di giornali e riviste: Yahoo, Google e altri consentono di acquistare a pagamento singole pagine, per esempio, del Wall Street Journal, così il lettore non deve abbonarsi per accedere agli articoli che possono interessarlo, ma prende solo ciò che vuole pagando una somma a questo proporzionata. E così via.

Possiamo riassumere tutto questo come processo on demand. Un processo fondato sul fatto che gli utilizzatori dei media tendonoa non comperare più contenuti preconfezionati in un contenitore vincolante, ma a cercarli in modo flessibile, prendendo da vari mezzi solo quello che interessa: come se si attingesse da un grande data base messo a disposizione dai fornitori di contenuti, costruendosi da soli lo strumento che serve.

Già nel 1980 Toffler parlava dell’emergere della figuradel prosumer, produttore e consumatore al tempo stesso. Nel campo dei media ci avviciniamo ad una situazione dove questa ipotesi si realizza.

E possiamo vedere anche comportamenti che vanno già oltre questo schema.

Per esempio, la diffusione dei blog o dei newsgroup di scrittori, giornalisti, studiosi di vario tipo, mostra un orientamento a rapportarsi senza intermediaricon la fonte della produzione intellettuale: così, per esempio, si può chiedere direttamente all'autore di rispondere alle nostre domande, di spiegare o sintetizzare certi contenuti del suo libro.

L'esplosione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, insomma, ha reso possibile l'emergere di una domanda sempre più frammentata, che tende a superare l'uso massificato dei mezzi. Potremmo dire: più media e meno mass.

E possiamo vedere anche comportamenti che vanno già oltre questo schema.

Per esempio, la diffusione dei blog o dei newsgroup di scrittori, giornalisti, studiosi di vario tipo, mostra un orientamento a rapportarsi senza intermediaricon la fonte della produzione intellettuale: in questo modo si può anche fare meno di leggere un libro, e chiedere invece all'autore di rispondere alle nostre domande o di o spiegare sintetizzare il contenuto del suo libro.

Ma non si può dimenticare che, mentre si consolidano questi comportamenti di punta, rimane sempre sulla scena una parte massiccia della popolazione ferma agli stessi comportamenti nel rapporto con i media. Questo digital divide non è certo un problema solo nostro: a livello mondiale si lavora per abbatterlo. Pensiamo alprogetto One Laptop per Child (OLPC) del MIT Media, guidato da Negroponte, che annuncia il computer portatile da 100 dollari, in grado di funzionare anche a manovella in luoghi dove non ci sia energia elettrica, destinato all’alfabetizzazione e all’avvicinamento alla lettura di chi abita nelle periferie del mondo.

Ma a maggior ragione, pensando all'Italia, bisogna chiedersi se i progetti attuati per estendere la familiarità con i mezzi, sia tradizionali che nuovi (progetti come il quotidiano e il computer in classe) siano sufficienti o non occorrano invece ben altre iniziative su un terreno così fondamentale per lo sviluppo e la competitività del paese.

E, infine, l'ambivalenza di questo scenario ci può anche far riflettere sul fatto che l'evoluzione dei mezzi non cambia la natura dei mezzi. Ciò che cambia è il modo di usarli. Speriamo dunque che nuovi media e nuovi modi di usarli significhino anche richiesta e accesso a diversi messaggi e contenuti, che siano alimento di più intelligenza. Anche di questo ci sarebbe bisogno.


Estratto dall'intervento di Luisa Pogliana, Direttore Ricerche di Mercato Mondadori, alla presentazione del Rapporto Censis 2005 sui Media.

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