BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 19/12/2005

TIM E LA BEFANA

di Luisa Pogliana

Lunedì 12 dicembre, alla sera, in un'ora attorno al telegiornale, mi è capitato di vedere l'ultima pubblicità della Tim per il Natale. Sono rimasta allibita e indignata. Per cosa? Per una sciocchezza, per una battuta spiritosa, suppongo mi verrà risposto. Ma io la considero una cosa importante.

Verso la fine, in mezzo a una folla popolare a cui viene offerto da bere, arriva una vecchietta. Commento del noto attore protagonista dello spot (cito approssimativamente): "e' arrivata la befana, un po' in anticipo…". Bene, non è la prima volta che vedo in una pubblicità persone anziane presentate come oggetto di scherno, come elemento negativo. Chi non si sarebbe indignato se ci fosse stata una battuta negativa su una persona di un'altra razza, o un portatore di handicap, o un omosessuale, o una donna, o qualunque altra persona cosiddetta diversa? Ormai sanno tutti che ciò, ufficialmente, è 'politicamente scorretto'. Ma i vecchi? Sarà forse utile sapere che negli USA da tempo si sono attivate politiche di controllo sulla discriminazione verso l'età (a partire dal curriculum per il quale non si chiede l'età, fino alla diffusione pubblica di stereotipi negativi). Esiste ormai anche una parola per tutto questo: ageism, che si aggiunge a classismo, sessimo, razzismo. Con una differenza: che prima o poi tutti invecchiano, e l'ageism colpisce tutti, se non si crea una diversa cultura.

Credo che sia giusto aprire questa riflessione, per un cambiamento di cultura. E credo che la comunicazione pubblicitaria possa avere un ruolo, positivo o negativo, enorme. Spero dunque che Tim, e la sua agenzia di comunicazione, vogliano scusarsi per questo 'incidente' e cambiare atteggiamento in futuro. Spero anche che tutte le persone di una certa età (ovvero, la stragrande maggioranza della popolazione italiana), vogliano inviare un loro messaggio di sensibilizzazione a questa società. Non vorremmo dover arrivare a scegliere i prodotti di aziende che non si mostrano offensive verso i consumatori. Da parte mia, non mancherà una segnalazione al Giurì della Pubblicità, perché tutti cominciamo a riflettere su cosa comunichiamo, anche quando si pensa solo di scherzare. E' una questione di etica, quella di cui è così di moda parlare nelle aziende.

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