BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 23/07/2007

LA BESTIA

di Gianfrancesco Prandato

Ehi bellezza, ma che ci fai su quella bestia? Vuoi fare una gara? Da qui al centro un cinquecento euro a chi arriva prima?

Da cosa, da cosa lo aveva capito?

Un 999 non è bestia da donna e i capelli lunghi che uscivano dal casco potevano essere di un qualsiasi ragazzo con la pettinatura dark, sotto un casco integrale.
No, era qualcosa altro.

 La tuta gialla, forse?

Ci aveva pensato a lungo, la tuta gialla le piaceva, ma la Kawasaki no, quella non avrebbe potuto guidarla. Non si trattava tanto della vecchia storia del rumore poco virile delle giapponesi, ma era proprio la linea, la carena, quella non le piaceva.

 Eppure il film era bello, una  donna come eroe, mistica zen, sequenze di combattimento formidabili e grottesche allo stesso tempo.. Ma la moto di Uma Thurman quella le sembrava fuori luogo, era un due posti poi, una vera guerriera sarebbe dovuta arrivare in Honda CBR , il massimo espresso dal Giappone, o con un po’ di coraggio e verità, con l’unica moto che facciamo ancora meglio dei giapponesi, la Ducati, un Pantah storico sarebbe stato perfetto. 

Non era la tuta?
Ma no, una tuta gialla su una Ducati 999, non faceva femmina! Questa tuta non metteva in evidenza il suo seno poi.

Altri sessanta secondi,  tanto le restava, più o meno per il verde del semaforo, sessanta secondi per capire da dove leggeva la sua femminilità, sessanta secondi per capire se quello con la Porche andava  umiliato o solo battuto, così ci avrebbe rimesso altri cinquecento, forse mille euro prima di rendersi conto che contro di lei e il Duca; specie il Duca “Divino”, non c’era nulla da fare
. Perché’ lo avessero chiamato 999, poi non si e’ mai capito, ma un Ducati chiamata con il simbolo di DIO.,era imbattibile per le altre moto; invincibile per le auto.

Che dire della bestia?  La 999, non porta l’articolo maschile, è femminile.
Difficile da portare se non la si tira giù, bisogna lasciarsi andare. Fidarsi, difficile per chi non ha sensibilità, l’entrata in curva è paurosa, sembra planare, specie quando pianti  giù l’avantreno, poi se arrivi lì  che sei ancora sopra, è un crescendo; apri, bacchetti al traverso, quando la moto sembra impazzire e la gomma posteriore salta perdendo aderenza e i cavalli bruciano i pneumatici. Lo aveva fatto anche per 20 metri consecutivi, ma poi alla fine se ci stai sopra e non molli mai il gas, si raddrizza, come un puledro impazzito che scarica tutta la sua potenza sul terreno , fin che non  prende l’asfalto ti vuole disarcionare, circa 3 secondi il tempo di una terza quarta a 170 all’ora, con le gomme giuste anche 180. Devi stare bassa nel capolino, dentro la carena, altrimenti  l’aria ti stacca la testa, altro che la Porsche.
.
“Allora pupa, che hai deciso?”

Trenta secondi ancora; visiera abbassata
“Cosa mi definisce come donna?” questo la intrigava, la scommessa no, era ovvia. Un modo facile di guadagnare.

Trinity.  l’aveva portata definitivamente al Bicilindrico, Trinity,  che per salvare Neo dagli agenti di  Matrix aveva infilato  l’autostrada contro mano, con il maestro delle chiavi dietro su una 748 nera Ducati, la mamma del 999. Trinità, furiosa, precisa, se lo aveva fatto lei, poteva farlo anche Giulia. Questo pensava.

Prima era passata per piccoli tentavi un Ducati Monster bicilindrico ma “solo” 620, troppo femminile, troppo adattato alle donne, poi una  Honda Hornet, e, infine, dopo il tradimento con la giapponese, l’amore vero, lui, il Ducati, l’opposto dell’anticristo, un multiplo divino, un 999.

Quindici secondi,

“Allora corriamo o no?”

Mostrarsi indecisi, rende gli altri più sicuri; falsa debolezza.

“Ok, proviamo, al verde,ma non fregare, se no non ti seguo!”

“Al verde”

Cinque secondi.

“Ma certo! Sei il figlio di Giorgio, il mio capo.  Mi hai vista arrivare a cena da tuo padre, hai riconosciuto la moto e poi me. Piccolo verme porsciaiolo.
 Mi guardavi le tette con la bava, brutto stronzo.”
“Ti porto a fare un giro al lago con il mio Porche Boxter, magari ceniamo là.”
“Tieniti le tue quattro ruote e la tua musica tecno di merda, le mie tette le te le devi sognare..!”

Verde.
 
“leggi la  targa”.

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