BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 08/09/2008

DIO

di Gianfrancesco Prandato

 

Uno potrebbe anche chiedersi cosa c'entra con Bloom un ragionamento sull'ateismo, e sulla probabile assenza di Dio, e sui vantaggi dell'assenza di Dio. Potrei rispondere che a Bloom interessano tutte le pagine scritte da persone che lavorano, persone che scrivendo si interrogano sul loro lavoro. E se chi lavora come manager duramente tutto l'anno d'estate si mette a leggere libri sull'ateismo, e si prende anche la briga di commentarli per Bloom, la cosa deve avere certamente un senso in sé.
Ma c'è di più. Prandato ci invita a cogliere il nesso tra presenza/assenza di Dio e autobiografia. Cosa  ci spinge a impegnarci nel lavoro, ad essere -in un modo o nell'altro- imprenditori di noi stessi? Cosa ci spinge a credere e a creare?
Per questa via si potrebbe arrivare a parlare con Weber di etica protestante e spirito del capitalismo, ovvero di come il modo di credere ci spinge ad atteggiarci nel lavoro. Prandato però ci ricorda che, prima, agisce un'altra discriminante: credere/non credere. “La grande differenza nel mondo non è tra le religioni ma e tra chi crede, e chi invece non crede e pensa che il senso della vita debba essere ricercato nella vita stessa e nel significato che le si riesce a dare”. Il modo con cui scegliamo di comportarci lavorando è, appunto, un modo di dare senso alla vita. Alla nostra personale vita, ed alla vita in generale.

Francesco Varanini

Ci si chiede spesso leggendo un libro quanta autobiografia ci sia dentro. Quanto del racconto  rappresenta un vissuto e quanto una invenzione dell’autore. La domanda sorge forte e viva anche nel caso della creazione di  aziende. La autobiografia è la natura di Apple per come la racconta Steve Jobs (discorso a Stanford http://www.youtube.com/watch?v=D1R-jKKp3NA ). I caratteri con cui scriviamo usando i personal computer derivano dalla sua curiosità per le forme di scrittura, la sua voglia di creare  e di ripartire ogni giorno, la sua capacità di superare il tumore da cui si è salvato miracolosamente qualche anno addietro ci ha dato la Pixar  e l’I Phone.
Quando c'è di divino, quanto di tutto questo è già scritto?
La risposta a questa domanda divide l’umanità in due. C’è chi crede e chi è ateo e non crede in un disegno divino oltre la vita.
Quando ero ragazzo le chiese erano piene e la fede si percepiva come un fatto importante e presente nella società, oggi mi pare del tutto evidente che non è più così. Tuttavia il peso di dio nella politica nei discorsi dei presidenti, nelle invocazioni dei leader medio orientali ma  anche occidentali, da Blair a Bush, passando per Scalfaro  e Napolitano e alle comiche conversioni religiose o al senso del divino di Bertinotti, diventano sempre e paradossalmente più pressanti e pesanti. Mi pare cioè che pur in mancanza di fede l’istituzione degli stati democratici  sia sempre di più verso una deriva confessionale come è successo nell’Iran post Scià.
Siamo una anima immortale intrappolata in un corpo di un animale morente?
Cosa è successo alla fede?
Esiste dio?
Se esiste si interessa a noi?
Che ruolo ha?
A questo sono dedicati questi libri, perché credo che il degrado morale e la giustificazione e le copertura morale a tutti i tipi di corruzione e sopraffazione che offre la religione debba essere smascherata.
La grande differenza nel mondo non è tra le religioni ma e tra chi crede, e chi invece non crede e pensa che il senso della vita debba essere ricercato nella vita stessa e nel significato che le si riesce a dare.
Come diceva Martin Buber, un ateo è buono per forza, non ha nessuno a cui mandarti per risolvere i problemi; lo deve fare da sé, deve decidere per se stesso se si occuperà di te.

Richard Dawkins, The god delusion, Houghton Mifflin, New York,  2006; trad. it. L' illusione di Dio. Le ragioni per non credere, Mondadori, 2007
Questo libro di  Dawkins è un grande successo editoriale, stravenduto e bisogna dire non senza motivo.
Il centro del libro è in una frase che resterà nel gergo dell’umanità: “quando un a persona soffre di  una credenza si dice pazza, quando ce l’hanno in molti è una religione” (la frase è nello Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, Robert Pirsig, ). E in un grande messaggio che anche se sei ateo puoi essere felice, buono, decente come padre ecc. Anzi hai più probabilità di esserlo perché vivi con una responsabilità personale che non ti lascia scappare da te stesso.
Il libro è davvero bello, spietato convincente, nel mettere in luce i tunnel cognitivi e i condizionamenti in cui tutti noi siamo cresciuti. Il darwinismo è più probabile e in definitiva più certo della creazione e dell’esistenza di una entità divina, definendosi in definitiva come la teoria che ha liberato l’umanità dalla illusione che il proprio destino sia regolato da un potere superiore.
Poi passa alle radici del male, all’odio che nasce dalla convinzione di essere eletti, più giusti, ecc dall’ostracismo per gli omosessuali e la ossessione per la sessualità,  agli abusi, fisici e mentali che in tutte le religioni vengono perpetrati in continuazione. Un vero libro di denuncia, che rilancia un messaggio profondamente positivo, siate orgogliosi di essere atei, e non siate apologetici: è un vero valore.  Ma ciò che convince è il taglio scientifico, con un insieme di prove, fatti e deduzioni rigorose che veramente convincono e muovono la coscienza del lettore.
Riflessioni insomma da non perdere, per chi voglia riflettere sulla fede e le religioni.

Michael Onfray, Traité d'athéologie,Grasset,  2005; trad. it. Trattato di ateologia,  Fazi, Roma, 2005
Correlato, non meno tagliente è il libro di Onfry, che tanta polemica ha suscitato in Europa.  Il trattato godibile, specie nelle prime parti,  ripercorre la storia, dell’ateismo e delle sue battaglie con le istituzioni religiose. Le organizzazioni religiose legittimano i peggiori delitti, e giustificano qualsiasi sopraffazione. Alcuni passaggi sono fondamentali e ristabiliscono dei parametri di realtà che almeno  non ci fanno sentire soli. Il primo è che se ci si conta. gli atei sono in maggioranza rispetto alle religioni, cioè sono la prima religione al mondo. Poi ci sono passaggi durissimi dati alla storia delle religioni monoteistiche che ne rendono uno sviluppo diacronico e storico cercando di ricostruire quei passaggi storici che vengono negati, quasi che la religione con le regole che viviamo oggi sia nata così e non sia storicizzata e legata alle lotte e agli sviluppi di una organizzazione molto terrena che la giuda.
Onfry parte con un approccio storico, letterario e non scientifico sviluppa la storia delle organizzazioni religiose le contraddizioni, le menzogne e i contro sensi e le collusioni con i regimi totalitari. La tesi di fondo è che la religione è nemica della libertà e delle cultura.

Il mio preferito però è un libro di narrativa è ancora un libro di PKD: Valis.

Philip K. Dick, Valis, Bantam Books, New York, 1981; trad. it. Valis, in La Trilogia di Valis,
Mondadori, Milano 1993
La trama è quasi impossibile da descrivere è come sempre in PkD un insieme di eventi e pensieri che diventano una storia. Un alter ego dello scrittore viene colpito da un raggio che gli rivela una malattia del figlio e nozioni (deliranti) sull’universo e sulla nascita e sviluppo dell’umanità. Il tutto viene poi rivelato in un film che rivisto a segmenti brevi si rivela pieno di messaggi e di codici da interpretare, con la scoperta di un satellite di natura non umana (VALIS)  che  guida la vita sulla terra.
Una trama non sense quindi irraccontabile e tutto sommato  totalmente priva di senso, la realtà sono i dialoghi potenti e deliranti e alla fine a dispetto della totale assenza di direzione il libro ha una grandezza davvero unica come molti libri di PKD. I dialoghi e i pensieri dominano come nella Montagna incantata di Thomas Mann, come nel miglior Thomas Bernhard, quello di Antichi maestri o di A colpi d’ascia. Dialoghi, pensiero puro, un libro che lancia idee a ogni pagina e a ogni capitolo sconvolge la gravità della trama, cambia punto di narrazione, personaggi, storia. Unico collante  l’uomo, il suo senso, il suo fine; se ce ne è uno, con una libertà di pensiero e una fantasia sfrenata che ci aiuta ad intuire cosa possa fare una dose di LSD su una mente di un creativo un poco schizofrenico. Incredibile esercizio di stile, di narrativa anche perché si capisce che non è riletto, che è naturale, di getto e autobiografico, fortemente autobiografico quasi un diario intimo, che comprende memorabili pagine su dio, l’immortalità, la reincarnazione, l’amore, la ricerca sulla religiosità, l’amicizia, il suicidio, il cancro e la malattia. Un libro di spunti che ha originato  successivamente mille trame e mille idee, e parla delle  radici profonde dell’incertezza  che ci avvolge.
Un libro che mi ricorda il profondo discorso di Steve Job che parla della sua origine familiare, della sua adozione, della sua malattia della sua estromissione dalla Apple che aveva fondato e della sua rinascita che ha partorito i Mac, la Pixar, I Phone.  L’esistenza di un uomo che sarà ricordato per le sue innovazioni forse come Leonardo. Quanto della sua innovazione è dovuta al suo sogno ai suoi incubi e al suo delirio e ai suoi demoni  traumatici proprio come PKD.  Materiali affettivi sparsi ovunque che diventano cosmogonia, religiosità laica, impresa e business. Idee sul futuro sull’esistere, sull’inizio e sulla fine della vita come quelle di T.Mann un punto fermo per l’uomo moderno. PKD ci ricorda che “La realtà è quello che resta quando è finita la fede”. E che “Molto può essere detto sull’infinita misericordia di dio, ma la scrupolosità di un buon farmacista  vale di più”.
Uno dei motivi ricorrenti che danno ritmo,  scansione tengono insieme il libro è la prova del gatto nero che viene enunciata all’inizio del libro, in cui un personaggio dice io non credo e lo dimostrerò a dio nel giorno del giudizio. Quando mi chiamerà gli dirò come mai è morto il mio stupido gatto nero se non aveva coscienza di fare bene e male, cosa c’è per lui?
Dopo Memorie di Adriano un messale dell’uomo moderno.

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