BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 14/10/2002

Nicola Gaiarin

Le immense campagne americane

recensione a:
Joel Dyer, Raccolti di rabbia. Fazi, Roma 2002.

 

La rabbia del titolo è quella che prolifera come un virus incontrollabile nell’America placida e rurale dei grandi stati centrali: dal Montana al Texas, passando per Oklahoma e Kansas, un’onda di malcontento si stende con furore travolgente su tutti gli Stati Uniti. La prefazione dell’autore, scritta per l’edizione italiana all’indomani del crollo delle Twin Towers, serve per dissipare un equivoco. Il terrorismo non è solo di marca mediorientale o islamica (e la mano misteriosa dietro all’ondata di attentati all’antrace allunga la sua ombra su un quadro fosco). Il saggio di Joel Dyer è penetrante e minuzioso. La sua analisi non si lascia distrarre dalla passione politica e accumula dati, interviste, testimonianze, per suggerire un’ipotesi terrificante (forse ancora più terrificante per il lettore europeo, generalmente poco informato su quello che accade oltreoceano). Dall’immensa campagna americana si dirama un inquietante arcipelago di sigle, gruppuscoli, nazioni, sette, filosofie che ha un solo centro di irradiazione: il senso di insicurezza di chi si vede strappare la terra che lavora (spesso la terra dei padri, fuori da ogni metafora) per l’impossibilità di riscattare dalle banche il diritto di ipoteca. Il grande nemico dei coltivatori americani è la Federal Reserve, con la sua politica legata a filo doppio con le corporations che monopolizzano il settore agricolo, ma spesso l’incrostazione di religione veterotestamentaria e paranoia da insicurezza si traduce in un delirio complottista. Le teorie che sostengono i Freemen del Montana o i cristiani dominionisti sembrano schizzar fuori dalle pagine dell’Ellroy più allucinato. E sullo sfondo, ovviamente, si ripropongono i protocolli dei Savi di Sion e il grande complotto del giudaismo internazionale (e del suo braccio armato, le Nazioni Unite). Dyer utilizza nel suo libro i risultati di numerosi studi compiuti da psicologi e psichiatri sulla popolazione rurale: lo stress da insicurezza genera ansia e aggressività, senso di colpa, tendenze suicide. Alla miscela esplosiva basta solo una scintilla per incendiarsi e cambiare direzione: la rabbia viene proiettata all’esterno, verso il nemico, la Reserve, oppure il governo “illegittimo” degli Stati Uniti. Nella ricostruzione di Dyer l’analisi psicologica si mescola all’economia (nella rilettura delle convinzioni di chi segue le teorie del complotto), Roosvelt (che gli antigovernativi considerano il diavolo che ha snaturato la ricchezza americana rinunciando, con il New Deal, alla garanzia aurea) affianca Timothy McVeigh (l’attentatore di Oklahoma City). Il nemico esterno dell’America (per il lettore che sa quello che è successo dopo la prima edizione di questo libro) rimane sullo sfondo, ma sono ben visibili sintomi vicini a quelli che hanno portato all’ 11 Settembre: i guasti di un mercato globale che soffoca le economie su piccola scala, i monopoli che schiacciano i singoli coltivatori, gli interessi globali che si fanno beffe delle spinte locali. E soprattutto i cattivi maestri pronti a cavalcare il malcontento e a soffiare sul fuoco con proclami di rivolta fiscale e di guerriglia etnica. Gli Usa assumono l’aspetto di un tessuto multicolore di piccole patrie separate e pronte ad entrare in guerra contro il governo centrale. La possibile balcanizzazione degli USA, passata in secondo piano dopo i fatti di New York, si nutre di icone paradossali: il massacro di Waco, la fantascienza terrificante e di bassa lega di un romanzo come The Turner Diaries, il richiamo alla costituzione come documento feticcio immutabile e da prendere sempre alla lettera. Lo scontro tra arcaismi e accelerazioni tecnologiche che sembra proprio, ad esempio, dell’Europa dell’Est e del Medio Oriente, si rivela un conflitto latente con il quale l’unica grande potenza dovrà, prima o poi, fare i conti. Un libro da leggere, per ritrovare le radici microscopiche di catene di eventi che diventano visibili solo quando arrivano al punto di rottura.

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