BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 19/01/2009

Francesco Perillo

COMANDARE E'...

recensione di:
Pier Luigi Celli
Comandare è fottere. Manuale politicamente scorretto per aspiranti carrieristi di successo

Mondadori, 2008

Fottere. E’ il provocatorio titolo del “manuale politicamente scorretto per aspiranti carrieristi di successo” che Pier Luigi Celli, manager e scrittore, ex direttore della RAI, attualmente amministratore delegato dell'Università Luiss di Roma.
Come Macchiavelli addestra il futuro Principe a difendersi ad a navigare con l’arte della politica nell’Italia delle corti, dei potenti e delle Signorie, così Celli, con cinica ironia, dispensa suggerimenti, esperienze e regole ai neofiti manager nelle organizzazioni. Il quadro che ne vien fuori è sconsolante, vivido e livido come un quadro di El Greco. Riflesso di un’esperienza vissuta in prima persona in una vita spesa nella direzione delle più grandi imprese del nostro Paese.
Un demone s-governa il modello di gestione che, con dinamiche sudamericane più che mitteleuropee, guida e presidia il nostro modo di fare impresa: il potere. Ricordate “Z- l’orgia del potere”? Il regime dei colonnelli greci descritto da Costa Gravas impallidisce di fronte alle oscure iniquità che ogni giorno si consumano nei sotterranei delle aziende. Bene, se non vi ancorate al potente di turno e non vi defilate adottando un profilo basso all’interno della corte dei mediocri che circondano i capi, sarete professionalmente stroncati, difficilmente otterrete  un salvacondotto per una carriera normale. I diversi, cioè coloro che sono portatori di un’etica del lavoro e credono nel valore della competenza, non sono che poveri sognatori destinati all’ostracismo o ad una inesorabile emarginazione.
La fedeltà non la competenza è il metro di valutazione adottato dal sovrano, il cui esercizio del potere, in nome dell’azionista, è assoluto e non richiede la ricerca del consenso. Caligola non nominò forse senatore un cavallo? Un Amministratore delegato non può nominare direttore un uomo qualunque, meglio se donna?
Celli utilizza questo tipo di argomenti come potente paradosso didattico per indurre una riflessione di fondo sul futuro delle imprese italiane. Quando la festa sarà finita – il tema è di drammatica attualità- occorrerà saldare il conto e scontare il ritardo del sistema Paese rispetto all’Occidente.
Ci siamo mai chiesti  perché si parla tanto di valorizzazione del capitale umano, ma poi di fatto non si esce dai vecchi schemi?
Un “io ti valorizzo se mi sei fedele” è la più diffusa equazione gestionale, cui corrisponde, come evidenzia Piero Celli, il corollario della mediocrità: i mediocri sono preziosi: non danno problemi di affidabilità, dove li metti stanno e, soprattutto, non discutono. Il mediocre sa eseguire con devozione (...). Per chi governa, la mediocrità della truppa resta un valore.
La valorizzazione della relazione personale in chiave di appartenenza introduce il paradigma politico, nel senso deteriore della radice greca della parola, nella gestione dell’impresa, contaminandola fino a modificarne geneticamente la funzione: lungi dal costituire un modello di management per la creazione del valore, esso abilita l’impresa come luogo di scambio tra politica ed economia, tra pubblico e privato, tra interesse personale ed interesse generale. L’azienda è certamente uno dei luoghi privilegiati, un habitat quasi naturale, dove l’esercizio della prevaricazione gratuita trova condizioni ideali per esprimersi, sostiene Celli.
Nella misura in cui il tema del management si modula in quello del potere è possibile mettere a fuoco le contraddizioni, i modelli mentali, i comportamenti, le barriere, lo scarto che differenziano l’impresa “ideale” da quella “reale”. Ma anche l’impresa di valore da quella effimera.
Qui occorre un passaggio decisivo, un punto di svolta che spezzi il circolo vizioso che lega mediocrità e potere.
Il punto di svolta è la percezione da parte del top management che la valorizzazione dei contributi e dei potenziali individuali e di team non è uno slogan, una moda umanistica eticamente corretta,  ma un must senza scampo: un’ assoluta, urgente, non rinviabile  necessità operativa per stare sul mercato.

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