BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 30/06/2008

Gianfrancesco Prandato

SUDATO, ROTTO COME SI PUO' ESSERE SOLO DOPO 4 O 5 RIPRESE TESE.
Ovvero: le foto sono molto meglio delle parole

recensione di:
Antonio Franchini,
Gladiatori, con foto di Piero Pompili, Mondadori, 2005

Piero Pompili, Combat, con testi di Antonio Franchini, Mondadori, 2006

Antonio Franchini, Gladiatori, con foto di Piero Pompili
E’ in atto un tentativo esteso di nobilitare e gli sport di combattimento,  che esaltano lo scontro fisico e di farne un esempio per i manager. Dopo gli skipper, gli allenatori di pallavolo, i direttori d’orchestra, ora è il momento dei rugbisti e tra poco verrà quello dei pugili.
Il rugby e la boxe vengono additati come esempi di vita, le partite di rugby come esempi di scontro duro ma con regole ferree. Il tutto in antagonismo con il calcio e lo show ormai non compatibile con lo sport vero che il calcio moderno ormai non rappresenta più.
C’è del vero in tutto questo, lo dico con  un po’ di competenza avendo giocato per anni a rugby e praticando da anni e solo per intenti amatoriali il ring boxistico, c’è del vero. Ma  l’essenza della verità  però e magnificata, distorta  da una profonda superficialità. In realtà io ho conosciuto tanti giocatori di rugby che erano delle vere teste di cazzo e anche nell’ ambiente dello sport di combattimento  c’è di tutto. Allora dove sta la verità? Effettivamente non appena si entra nello spogliatoio di una palestra di boxe, si respira educazione, umiltà, fatica. Mi è capitato di entrare a San Siro negli spogliatoi del Milan e dell’Inter e di sicuro è una esperienza che ha a che fare con il divismo e lo show business, non con la fatica. Cosa fa diventare magico questo l’ambiente dello sport di combattimento, cosa nobilita due piloni che fanno della testata e della potenza di collo una religione e un motivo di vita?
 Lo scontro fisico, il combattimento, che ricorda le battaglie all’arma bianca, con la spada, lo scontro con gli animali predatori;  esorcizza la paura di morire, ci aiuta a vivere 
Questa è la tesi del libro interessante di Franchini che raccoglie testimonianze bellissime di grandi combattenti. Un  lungo capitolo è dedicato a  SAKKARA l’italiano che primeggia nella Valetudo,  testimonianze di Wrestler, pugili.
Alcune sono veramente  struggenti, come quella del ragazzo che ha ucciso l’amico sul ring in un incontro pugilistico.
 Belle descrizioni delle tecniche dei combattimenti,degli ambienti delle palestre, bello ma di moda.
Il libro secondo me manca nell’essenza della lotta,  in pochi momenti coglie, il vero essenziale motivo per cui qualcuno  si dedica allo sport in cui il confronto fisico è duro e essenziale invece di cominciare con sport come il golf o il tennis. Le motivazioni del libro sono sempre troppo ovvie, la miseria, la famiglia, la voglia di riscatto, ecc… invece  credo ci sia di più.
Ho visto figli di famiglia agiata battersi come dei guerrieri,  la motivazione della povertà non mi convince. Il combattente ha una testa diversa ama il confronto indipendentemente dal censo e dalla famiglia; certo se vive in un quartiere difficile lo sport di combattimento diventa un utile aggiunta alla capacità di sopravvivere.
In quanto all’educazione e al rispetto, sicuramente la filosofia dello sport è importante, ma non vorrei togliere poesia dicendo che  la motivazione è chiara.  Sei in un ambiente e con della gente che mena come te e ti può far male come lo puoi fare tu, quindi stai attento. Se non rispetti non sei rispettato. Se calpesti qualcuno altri possono calpestare te.
Quello di  Franchini è comunque un libro da leggere e da sfogliare,  ben scritto ma che  non coglie del tutto l’arte e la voglia di violenza che c’è nel combattimento.

Piero Pompili, Combat, con testi di Antonio Franchini
Libro di foto fantastico, sudato, rotto come si può essere solo dopo 4 o 5 riprese tese.
Da non perdere, centinaia di foto in cui c’è l’essenza del combattimento e i volti della gente che decide di dedicare al ring e non al golf la propria esistenza.
Imperdibile e impossibile da commentare, un vero capolavoro.
Le foto sono molto meglio delle parole.

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