BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 20/04/2009

Emilio Renzi

STABILIMENTI DI FRONTE AL MARE PER DARE LAVORO A CHI NON CE L'HA, E NON VILLE PER OSPITARE AMICI GIA' PROVVISTI DI TUTTO

recensione di:
Sandro Bondi
Il sole in tasca. L'utopia concreta di Adriano Olivetti e Silvio Berlusconi.
Mondadori, Milano 2008, pagg. 108

“So che questo accostamento farà discutere e susciterà più di una reazione perplessa o scandalizzata”. Così inizia il libro di Sandro Bondi (pag. 5). Non è quindi il caso di assecondarlo. Pertanto, né spallucce né ira; ma come si fa o si dovrebbe fare per ogni libro, una lettura attenta, con la matita di grafite nera.

Il titolo è tratto da un’espressione di Silvio Berlusconi, a Roma nel 2006 (pag. 15). Il sottotitolo è di Bondi e racchiude la tesi del libro: l’imprenditore e pensatore Adriano Olivetti è il precursore dell’imprenditore e politico Silvio Berlusconi. Ambedue hanno in comune concretezza del fare e visione alta di grandi progetti per l’Italia, per il mondo, per gli uomini. Ambedue Bondi li ritrova in Ezechiele, 11, 19: “Darò loro un cuore nuovo” (pag. 16).

            I terreni di incontro tra Olivetti e il suo pensiero e Berlusconi e il suo fare sono per Bondi sostanzialmente tre: le asprezze della modernità tra imprenditorialità e valori della persona; la democrazia tra partitocrazia e buongoverno; l’urbanistica.

            La critica di Olivetti alla modernità ossia all’industrialismo e all’economicismo che non hanno o non rispettano fini oltre il profitto sono il suo modello e pratica di industria che gli sono universalmente riconosciuti come i più avanzati e persin profittevoli del Secondo Novecento italiano ed europeo, perché animati da una grande sensibilità sociale che si fondava sui valori del personalismo e del comunitarismo studiati sui filosofi francesi Mounier e Maritain (pagg. 19-35). La critica di Berlusconi alla modernità viene da una lettura liberistica del liberalismo e da una lettura compassionevole del cattolicesimo sociale. Ambedue talmente solo sfiorati che Bondi stesso sfuma l’argomento. Il solidarismo di Olivetti ha radici profonde nel socialismo riformistico del padre Camillo e nelle personali vicissitudini dell’antifascismo attivo e dell’esilio in Svizzera. L’impegno di Berlusconi, scrive Bondi, viene dalle sua origini di imprenditore dell’immateriale, come attestato sin dai suoi discorsi nelle pre-politiche convention di Publitalia (pag. 11), e porta nell’arena politica modelli e capacità derivate dalle professioni civili (pag. 57).
            La critica di Olivetti alla partitocrazia, corroborata da un’importante letteratura antifascista tra cui spicca quella di Simone Weil (pagg. 64-65), sbocca nel disegno esposto in un’austera opera di teoria della politica e di proposta istituzionale, L’Ordine politico delle Comunità (1945). Il disegno di Olivetti muove dalla/e Comunità, che portano al federalismo e poggiano sull’equipollenza di tre principi: la democrazia elettiva nelle istituzioni, il lavoro nelle sue rappresentanze, la libera cultura. La critica di Berlusconi alla partitocrazia poggia sul riconoscimento espresso all’individuo e ai suoi programmi nell’urna e in nessun’altra sua scrittura progettuale.
            L’urbanistica per Olivetti era la correttezza del rapporto fra luoghi di lavoro, luoghi del vivere, ambiente circostante. E studio, come dimostrò volendo e personalmente dirigendo il Piano regolatore della Val d’Aosta, nel 1936-‘37 (pag. 95). L’urbanistica per Berlusconi è Milano 2 (1969-1979), con “il parco che circonda le case create dal nulla con la messa a dimora di centinaia d’alberi d’alto fusto” (pag. 98) e “nel progetto iniziale… persino un esclusivo Sporting Club” (pag. 94).

            Osservo che Bondi trascura la fabbrica Olivetti di Pozzuoli, “di fronte al golfo più singolare del mondo”, e dimentica le ville di Berlusconi in Sardegna, la cui vista sul Tirreno non ha ostacoli. La prima fu intrapresa per dar lavoro al Sud, con le vetrate che non dovevano portar via la luce; le seconde, per dare ospitalità ad amici già provvisti in proprio di sdraio sul Mar Nero e di dacie tra le betulle. Trascurataggine per dimenticanza o per scelta?
            Rispondo per scelta, perché dai confronti testuali risulta evidente che ogni accostamento tra Olivetti e Berlusconi è superficiale: appariscente ma apparente. Nessun paragone regge, nessuna citazione ingrana con le altre, tutto naufraga in uno stile fervoroso, che eccede per amor di tesi e di obiettivo: il riverbero della eccezionalità di un Adriano Olivetti illuminerà di eccezionale luce anche Silvio Berlusconi. A tal punto speciale, che -conclude Bondi- “molto spesso ho ritrovato nella sua personalità e nel suo pensiero un tratto di ‘femminilità’, quella capacità di guardare alla vita attraverso gli occhi e l’intelligenza del cuore, attraverso il valore conoscitivo delle emozioni che rappresentano il tratto più tipico del genio femminile” (pag. 101).

Pagina precedente

Indice delle recensioni