BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 20/01/2003

ALLA SCOPERTA DELLA VITA AZIENDALE POSTMODERNA. DOV'E' FINITO IL FORNITORE?

di Gian Luca Rivalta

- Punto di partenza del discorso (molto semplice, forse troppo): "Cosa succede nel sistema economico e come si sviluppano le cose aziendali nell'era di Internet: lavoro, ricchezza, sviluppo, sopravvivenza". Ovvero, ma in senso più generale, che cosa succede quando vado in un negozio a fare la spesa, quando vado al lavoro, quando constato il divario tra situazioni economiche discriminanti e discriminate, quando osservo la ricchezza passarmi sopra la testa e atterrare su piste preferenziali lontane dal mio piccolo aeroporto familiare, quando acquisto on-line un dominio web pagandolo con la carta di credito...

- Cioè, proviamo a fare un disegno delle cose di tutti i giorni, del loro fluire e del loro evolversi e divenire nel tempo e nello spazio. In pratica, definiamo un modello capace di fornire a noi stanchi cittadini di un mondo sempre più stretto e imprevedibile un punto di vista utile a capirci qualcosa e a vivere con maggiore consapevolezza l'attuale dramma economico... ma deve essere un modello diverso da quelli che ci hanno anestetizzati fino a questo punto della nostra avventura moderna sul pianeta Terra...

- L'alternativa è sicuramente continuare a non pensare alla cosa in modo produttivo, a lamentarsi per la propria situazione o anche a cristallizzarcisi ritenendola ormai un punto di arrivo definitivo, una meta raggiunta e difficilmente suscettibile di essere persa. Possiamo essere, ognuno, lavoratori, disoccupati, manager, consulenti, studenti, imprenditori o chissà quante altre cose ancora. Ma ognuno deve (e oggi può), o può (ed oggi deve), cominciare ad osservarsi e ad osservare il mondo economico-aziendale con occhi diversi, secondo un punto di vista nuovo e alternativo a tutti i modelli d'analisi e di sintesi che la nostra vecchia e ormai stanca modernità ci ha propinato nel delirio collettivo (di tentativi autogratificanti) che, consumato fino ad oggi, da' ormai chiari segni di una grave degenerazione globale...

- Partiamo pure dall'alto, come in una "helicopter view", ma i numerosi esempi concreti e applicativi sono sotto gli occhi di tutti, fino a considerare le drammatiche situazioni di alcune delle economie maggiormente sviluppare sul Pianeta e ai casi di singole realtà aziendali come la recente crisi delle "dotcom", delle grandi aziende americane e, qui da noi, le grandi dismissioni aziendali e del "caso FIAT"...

- Occorre innanzitutto stabilire alcuni capisaldi di discussione, piantare alcune fondamenta (assiomi) per affrontare il nostro discorso. Cominciamo chiarendo fin da subito un fondamentale elemento di confusione:


"DOV'E' FINITO IL FORNITORE?"

10) ogni essere umano (si fa per dire!) utilizza un'automobile o altri mezzi per spostarsi sul territorio entro tempi più o meno limitati. Cioè, ogni persona, accede a questo tipo di funzionalità a partire dalla proprietà reale del mezzo di locomozione o, cmq, dalla possibilità di accedervi in termini di servizio esterno dietro pagamento di un qualche corrispettivo in denaro

20) le persone sono, in questo caso d'esempio, "clienti" di un qualche "fornitore" che "vende" loro il mezzo o l'accesso ad esso (cioè, una merce, in senso lato). Vendere vuol dire, in questo caso, dare qualcosa (la merce considerata) in cambio di denaro e, cioè (cercando un senso più pratico della questione), DARE QUALCOSA IN CAMBIO DI QUALCOS'ALTRO. Esempio: "A" compra un mazzo di rose da "B" e gli paga il giusto corrispettivo in denaro. A e B, dopo la transazione, sono entrambi contenti (anche se sappiamo bene che spesso non è così!)

30) in questo caso, il cliente è, a prima vista, una persona fisica. Il fornitore (escludendo per il momento il caso più strano dell'economia "sommersa"), per come siamo abituati a pensare e ad agire nel contesto moderno, è, ovviamente sempre a prima vista, una "azienda" (impresa, ditta, società), magari individuale, ma pur sempre censita giuridicamente come una entità dotata di partita iva

40) ovviamente esite nella nostra mente (per l'esperienza quotidiana che viviamo) anche l'idea di cliente nelle vesti di azienda, come succede nel caso delle forniture industriali o nel caso, più specifico, dell'impresa di pulizie che lavora in appalto presso un'azienda qualsiasi o un ufficio

50) torniamo al punto 20), considerando che "dare qualcosa in cambio di qualcos'altro", ovviamente di pari valore se siamo d'accordo, potrebbe essere una plausibile definizione del concetto di "baratto". Di solito noi ragioniamo in merito alla questione (normalmente senza rendercene più neanche conto!) dicendo che facciamo uno "scambio monetario", scambio che, come processo, noi "punteggiamo" rigidamente in modo unidirezionale: cioè, io "pago" (in denari) la merce, io che sono il cliente, all'altro che è il fornitore (qui i ruoli sono ben chiari e indiscutibili entro le nostre più normali convenzioni: è il nostro modus vivendi socio-economico)

60) dal "lato cliente", con la merce che io acquisto ci faccio delle cose e, in generale, soddisfo un mio bisogno (semplice o articolato, mio diretto o della mia famiglia, aziendale o personale che sia). Cioè, il mio atto dell'acquistare è funzionale alla soddisfazione della mia esigenza di procurarmi mezzi/canali (risorse) per agire in modo da raggiungere un qualche obiettivo che mi riguarda (in aspetti piccoli o grandi della mia vita in quanto persona o azienda): potermi spostare nello spazio, per esempio. Il fornitore mi fornisce queste risorse

70) dal "lato fornitore", con il denaro che io (cliente) pago per la merce ricevuta, lui ci fa delle cose e, in generale, soddisfa un suo bisogno (semplice o articolato, ecc.). Cioè, il suo atto dell'incassare (denaro) è funzionale alla soddisfazione della sua esigenza di procurarsi mezzi/canali (risorse) per agire in modo da raggiungere un qualche obiettivo che lo riguarda (in aspetti piccoli o grandi della sua vita ecc.): poter pagare gli stipendi ai propri lavoratori dipendenti, per esempio

80) dove sta la differenza tra la merce che il cliente compra e il denaro che il fornitore incassa? Certo, la storia economica del Mondo ci dice che il denaro, la moneta, rappresenta l'oggetto che tra tutti (a parte, per ora, i casi della contraffazione di valuta) è più universalmente facile da scambiare perché costituisce un valido elemento rappresentativo e certificativo della ricchezza personale e permette ad ognuno di spostarsi liberamente portandosi dietro una buona quota di tale ricchezza per farne "merce di scambio", cosa che sarebbe di fatto oltremodo meno pratico in riferimento all'eventuale patrimonio immobiliare (o altri immobilizzi anche di più rapida liquidabilità)

90) c'è da dire però che il denaro, ovviamente (e chi, sano di mente, può affermare il contrario?), costituisce una risorsa importante per la soddisfazione dei bisogni di ognuno (persone umane o aziende): come dice un noto adagio, il denaro non è tutto, ma aiuta parecchio! Una risorsa, una merce, cha ha anch'essa un suo costo (se lo paghiamo nuovamente in denaro, allora, facciamo riferimento al classico caso dell'interesse finanziario). Ma il denaro non ci perviene esclusivamente dal canale finanziario (banche, ecc.), ma, anzi, più spesso ci perviene da altre attività di scambio tra attori socio-economici: la rendita, il salario, l'attività commerciale, ecc. (cioè, in definitiva, dalle attività tecnico-economiche in senso lato)

100) possiamo allora dire che il "costo del denaro" (anzi, visto il mondo in cui viviamo, il "prezzo del denaro") è, negli ultimi casi appena citati, regolato dal suo acquirente (!) con cose che denaro non sono: lavoro umano, la "terra", il pane, l'istruzione impartita dalle scuole, il taglio dei capelli, l'operazione di chirurgia estetica, ecc.

110) torniamo di nuovo al punto 20) e all'esempio ivi riportato. A è cliente di B (c'è di mezzo il mazzo di rose, l'oggetto del primo lato dello scambio che li riguarda). B è cliente di A (c'è di mezzo il denaro, l'oggetto dell'altro lato dello scambio considerato). Il discorso sembra calzare...

120) ma dov'è finito il "fornitore"? Io direi che ha fatto la stessa fine del "cliente": è lì e continua ad agire sempre, anche se non... come sempre

130) sembra una cosa di poco conto, ma sviluppare la necessaria consapevolezza (chiamiamola pure "insight necessario") di questo stato di cose, cioè, interiorizzare questo modello, questo modo di vedere la vita economica che ci caratterizza, costituisce una potentissima arma per migliorare l'intera situazione (se prima di tutto, però, ci tocca un sentore, anche minimo e vago ma potenzialmente nauseante, di inadeguatezza della stessa!). Un'arma a disposizione di tutti, belli e brutti, lavoratori, manager, imprenditori e non... E' veramente nell'interesse di tutti gli umani (o quasi, nel medio-lungo termine)

140) in un rapporto di scambio economico, oltre alle merci, si scambiano vicendevolmente anche i ruoli (di cliente e fornitore)! Ma la cosa è di più difficile manipolazione con i mezzi epistemologici e operativi che ci fornisce la modernità. In effetti, è un po' come quando mi trovo di fronte ad una famosa immagine che riproduce due volti contrapposti di profilo... o si tratta di un vaso... no, no... sono due volti, anzi... sono due vasi... boh?!? La nostra percezione muta così repentinamente la forma dell'oggetto osservato che forse dobbiamo tirare in ballo la "teoria delle catastrofi". Ma questo è un altro argomento. Sicuramente, però, sviluppare questo “nirvana aziendale” può essere una vera catastrofe per la nostra concezione del sistema economico e per le aziende

150) è, tanto per chiudere un pochino, la catastrofe della quarta dimensione economico-aziendale: la dimensione della sincronicità, quella che tanto difficilmente l’uomo moderno non riesce o non vuole riconoscere ed ammettere.
La quarta dimensione (sincronicità) del management postmoderno si riferisce almeno a due aspetti della vita economica ed aziendale degli attori sociali:
- il repentino cambiamento (o il simultaneo mantenimento) di ruolo Wo-Bu-Ma, Worker-Businessman-Manager, che l’attore aziendale postmoderno realizza nel suo vivere economico
- l’altrettanto repentino mutare di ruolo cliente-fornitore che l’attore economico postmoderno vive nella sua realizzazione aziendale.
E che dire poi del biunivoco rapporto master/slave (padrone/schiavo) che lega reciprocamente aziende e persone, due sistemi viventi in stretta simbiosi missionaria, o, il che è lo stesso, che lega le persone alla “tecnologia” con cu implementano gli accadimenti economici?

Pagina precedente

Indice dei contributi