BLOOM! frammenti di organizzazione
Pubblicato in data: 09/02/2004

MA CHI CE LO FA FARE A FARE DIVERSO?!?... PROVE GENERALI PER IL TESTAMENTO DEL MANAGEMENT POSTMODERNO

di Gian Luca Rivalta

Una pagina inedita del Diario di Cube

Perché non la facciamo finita, una volta per tutte?... Il pericolo per tutti noi, il rischio di una imminente rivoluzione culturale è davvero giunto al suo massimo vigore... Il sistema economico mondiale, così perfetto e buono in ogni suo risvolto strategico ed operativo, è minacciato da un virus potenzialmente letale in grado di minare tutti i presupposti per la continuità del moderno fare economia, fare azienda,... fare e rifare sempre le stesse cose, con metodo, con la prestazione più elevata... Una forza prepotente, una energia capace di sconvolgere ogni precedente paradigma manageriale, ma anche ogni vecchio nostro confortevole luogo (comune) di politica economica... Un modo di vedere e di vivere le cose economiche e quelle tecniche che ha una forza tale e letale di evidenza, di spontaneità e di naturalezza... una così sconfinata ovvietà capace di fulminare chiunque a migliaia di chilometri di distanza... Un cavallo pazzo che rischia di sfuggire al controllo che un povero "portatore sano di cultura" (quindi non in grado di mettere in pratica alcuna delle scoperte cosmiche pervenute al suo moderno cervello inadeguato), solo, ha potuto finora garantire, volente o nolente... un portatore sano di una cultura aziendale rivoluzionaria, eversiva, sovversiva, opposta a qualsiasi idea innovativa dalle più antiche alle più bizzarre mode manageriali... Portare in sé il virus, ma non esere in grado, fortunatamente, di diffonderlo... Ora però, c'è un problema... la "cosa" ci appare in grado di vivere autonomamente e di trasmettersi a misura d'uomo,... di diffondersi e crescere senza limiti, attraverso il ciberspazio, reso ormai di pubblico accesso e dominio grazie ad Internet, grazie al "sesto potere" [E. Martignago - V. Pasteris - S. Romagnolo, Sesto potere. Guida per giornalisti, comunicatori aziendali, formatori nell'era di Internet, Apogeo, 1997]... la conoscenza profonda dell'esistenzialismo economico potrebbe arrivare ovunque: bisogna fermarla!

Una virulenza incredibile, una minaccia senza precedenti per l'Umanità intera... Ma prima,... prima un po' di pazienza,... occorre ricapitolare le cose... la storia riemerge come uno sfogo purulento dell'epidermide, sul tessuto rosa di questa mia "azienda-pelle"...

Partendo dalle prime rudimentali applicazioni dell'elettronica analogica alla musica, passando per la sonologia computazionale, l'informatica, i sistemi informativi EDP, il project management e la software engineering, per poi approdare ai temi dell'organizzazione industriale (tempi e metodi) e amministrativa, sotto l'influenza e la "prepotenza epocale" della Qualità Totale, prima, e del Business Process Reengineering, poi, "naufragando" nei mari burrascosi delle Relazioni Umane e della gestione del Personale "a bassa motivazione", tornando, quindi, agli aspetti più vicini al "freddo" controllo di gestione, condito, tra un business plan e l'altro, dall'esperienza (devastante ed elettrizzante positiva al tempo stesso) della new economy e delle web application più azzardate... mai disdegnando, per necessità e virtù, lo sviluppo di software nelle più disparate piattaforme tecnologiche ed aree applicative, oltre che la formazione in office automation,... per approdare finalmente, con questa pelle e su di essa, ai lavori più esecutivi, precari e anche umilianti... con quest'anno (2003) sono ormai 20 quelli per cui frequento il mondo della consulenza, dello staffing interno e della docenza aziendale (e della produzione, del marketing, dell'imprenditoria...).

Sempre con quest'anno, però, fanno ormai, più o meno, anche tre anni di una crisi di identità professionale che è cresciuta esponenzialmente in intensità e orizzonte e che oggi si trova, evidentemente, ad un punto fermo di elevato livello.  Questo malessere professionale si è accompagnato (e di sicuro fertilizzato reciprocamente) con lo sviluppo, d'apprima abbozzato come lento ed insicuro, poi sempre più violento ed esplosivo di un modello alternativo di management, che poi è divenuto anche di imprenditorialità e, alla fine, di lavoro a 360° gradi.  E oggi, proprio durante le fasi più acute (lo spero per me, perché altrimenti ci sarebbe davvero da mettersi le mani tra i capelli, operazione di per sé ardua considerato il deserto poco sopra le mie orecchie!), nei momenti più bui della crisi prima accennata, pur nel tentativo di conservare salda e fedele l'umiltà dell'approccio fin qui seguito nella definizione dell'accrocchio aziendal-epistemologico "ideato" (<<un modello, non una teoria, ma solo un modello... qualcosa di utile, non una spiegazione esatta delle cose...>>), oggi, dicevo,... quel semplice modello epistemologico sembra aver preso a vivere di vita propria, intenzionato, forse, a invadere ogni angolo esplicativo e operativo, fino al più recondito, del sistema economico che normalmente si alimenta di ben note complicazioni e limiti... E l'IO, man mano si dissolve... la mia mano scorre veloce e sicura sulla tastiera del computer, scrive cose di cui io non so assolutamente nulla...

Ma ecco,... perfetto!  Ora può essere tutto diverso, tornare, cioè, alla normalità... La nostra sicurezza di invulnerabilità, ancora ieri mi sembrava messa in discussione... <<Il pericolo incombe sulla nostra anestesia totale.  Prima c'era solo la mia crisi, la sensazione di un malessere profondo... poi, il rischio dell'epidemia si è più che mai accresciuto... è necessario sopprimere l'ospite, il portatore sano del virus... Che fare, e come fare???>>.

Fortunatamente, ora, il pericolo di disturbare (anche solo) il sonnecchioso tribolare quotidiano di chi, al momento e per lunga tradizione, vive in azienda e/o nei mercati scaricando qua e là barili, facendo scarpe di varia foggia ai colleghi e non, esercitando l'arte acrobatica del cambiamento figurato e immobile, oppure semplicemente lamentandosi e basta,... quel pericolo in realtà non esiste più perché il sistema si è così consolidato nel tempo che sarà sufficiente far finta di niente... Tutti possono tranquilizzarsi: se proprio non dovessi riuscire a trattenermi dal parlarne, basterà non ascoltarne o leggerne! Ma la soluzione migliore sarà sicuramente bloccare per sempre la mano e la bocca del portatore sano di cultura, perché egli non c'entra nulla, egli è la porta sfortunata che lascia passare un po' alla volta quelle idee rivoluzionarie... egli non può crearle di per sé, egli è solo un portavoce... Basterà bloccare lui, al limite eliminarlo, ma solo se... indispensabile!

La crisi, il malessere... già, il male oscuro: non riuscire più a riconoscersi in un mondo aziendale e aziendalistico (microeconomico) in cui e grazie a cui si è vissuti per anni, con particolare riferimento (ma non solo) al contesto dello staffing, della consulenza (specialmente quella di direzione) e della docenza... un mondo che ha perso il senso della decenza... Ma, ora, fare fatica a riconoscersi anche in un mondo più allargato (macroeconomico), quello dell'economia tutta: il mare di sofferenza che raccoglie in un unico frastuono ipnotico il variegato stridore di denti degli umani, tutti accomunati dalla cecità di chi è stato reso banale.   L'entusiasmo, la passione per le metodologie di management, per le tecniche di gestione avanzata delle risorse umane, per lo sviluppo dei sistemi informativi, per il marketing e per la customer satisfaction... cose molto molto utili, di cui si parla molto molto... Un generale disinteresse, invece, per i temi della macroeconomia, considerata la mole di lavoro necessaria a elaborare soluzioni e a formare il personale e gli imprenditori su argomenti di più spiccato contesto aziendalistico, microeconomico, dipartimentale, tecnico.  Entusiasmo, passione, disinteresse: tutto questo viene meno nei momenti di malessere crescente...

-- Cube racconta nelle pagine del suo caro Diario (Excelandia: la nausea aziendale) della nausea più intensa e soffocante che lo assale violentemente quando si trova, per esempio, a istruire il suo discepolo Papalagi sulle tematiche care ad Excelandia (il paese ultramoderno dell'eccellenza aziendale): miglioramento continuo, coinvolgimento dei dipendenti, soddisfazione dei clienti o degli azionisti, attenzione per l'ambiente, lavoro minorile, mobbing, bilancio sociale, ecc.... ed improvvisamente, con le modalità di una catastrofe thomiana, egli viene posto di fronte all'assurdità delle cose che professa (volendole insegnare, in un atto di grande amore presuntuoso, al papalagi, essere socio-economico ultrapiatto, suo allievo)... quando la manona del suo (di Cube questa volta) nuovo "maestro a quattro dimensioni" lo afferra, strappandolo dal mondo piatto del taylorismo "alla lettera", del principio di Peter e della Legge di Murphy, per sbatterlo sul divano di casa sua, nell'Excelandia, e aiutarlo a capire che forse (eufemisticamente parlando) sta dicendo solo delle grandi, pericolosissime, "cazzate social-economico-aziendali". --

La "nausea aziendale": provarla è un'esperienza devastante, che ti destabilizza tutto il mondo che percepisci intorno e, con esso, il tuo ruolo e il tuo stato avuti in dotazione fino a quel momento... poi ti passa e poi, di nuovo, ci ricadi, nell'entusiasmo, nella passione per gli argomenti del management e delle tecniche imprenditoriali, nel disinteresse per l'economia globale... ma con il passare del tempo speri che la nausea ritorni, perché hai bisogno di stare con il tuo maestro (dov'è finito?!?... quando manca è come rimanere senza il papà, altra cosa davvero ardua, che molti bimbi nella loro ancestrale saggezza ben conoscono, anche se il "papà" magari ce l'hanno...).  A quel punto hai bisogno di smetterla di insegnare o consigliare, perché ora vuoi capire... e gli "antenati" ti tornano in celeste visione e sorridi illuminato mentre ripeti a lungo il "mantra di Wobuma sulla sapienza aziendale": <<chi sa fa / chi non sa insegna / o fa il consulente>> [la memoria va inevitabilmente all'Augustine...]... E quando la nausea diventa più forte, sempre più forte e frequente,... nuova compagna di vita, ti accorgi che forse proprio quella vita, la tua vita professionale, il tuo lavoro, la tua partecipazione in azienda, i tuoi ruoli e le tue mansioni... forse proprio tutta quella vita sta per finire.  Una nausea che ti fa morire, per farti passare a nuova vita... a nuove forme di vita... aziendale... nuove forme di vita economica, per le quali non ha più alcun senso (unico) parlare di competizione globalizzata, di eccellenza aziendale, di riduzione dei costi, di soddisfazione degli stakeholder principali, di soluzione dei problemi di inquinamento, di gestione delle risorse umane, di clienti/fornitori/prosumer... No, è troppo diverso, è tutto davvero troppo diverso, di un diverso molto più diverso dell'essere diverso del Gattopardo,... troppo per poter essere accettato... Non abbiamo un linguaggio che ci permette di padroneggiarlo, non abbiamo la forza di andare là dove non sappiamo (o, forse, sappiamo senza saperlo)... e allora, il rischio è quello di morire davvero, nel sonno, durante una delle tue ormai solite allucinazioni in cui entri in contatto con quelle forme di vita aliene, ai più sconosciute ma che da millenni vivono in simbiosi con la razza umana, quelle "cose" tecnico-economiche che non puoi più chiamare "aziende", "imprese" o "mercati"... aziende, immprese, mercati si unificano in quella idea... quegli esseri viventi fatti di puro concetto, ma così reali da essere toccate con mano in ogni istante della nostra vita... quelle Aziende che tanto scopri di amare, quelle Aziende viventi.   Morire nel sonno, nel sonnecchioso tribolare quotidiano durante il quale, se non ti accorgi veramente che l'Azienda ti sta "mangiando", allora non ti accorgi neppure che tu stai mangiando lei, con tutte le sue risorse umane e disumane, con tutta l'ingordigia di cui sei capace.

E se non muori tu da solo, allora ci pensano gli altri, senza discriminazione alcuna: che tu sia un lavoratore, un poveraccio (già) morto di fame, un disoccupato, uno studente o una casalinga, ma anche un imprenditore convinto o un manager avveduto... un consulente, un docente, un ricercatore,... un malato o un bambino, uno qualsiasi (che come tutti gli altri è necessario ma non indispensabile, tanto di fessi che cascano nella rete, nella "matrice", ce ne sono folle intere fuori a bussare)... Ma allora c'è una strategia di fondo oppure no?!?...  E chi se ne frega? E' il sistema che tanto va avanti... perché tu stesso lo alimenti, lo nutri, con tutte le tue caratteristiche più individuali... Prima ti banalizzano quando sei piccolo e poi ti lasciano lì a nutrire la macchina, il sistema, un mostro che è anch'esso vivente... lui ti mangia davvero, mica come le Aziende che, purtuttavia, lo fanno!!!... Ma loro chi?!?  I soliti "loro" che ci riempiono la bocca quando ci lamentiamo che i luoghi comuni stanno per finire?!? E poi come faremo?... Loro, siamo noi. Ma se non la liberi con piena consapevolezza, la vendetta sistemica si scosta sempre più da te, per poi colpirti da lontano, nello spazio e nel tempo... e stai sicuro che ti colpirà, ma questo è un dettaglio (rispetto al tuo sogno di successo)... tu sei un dettaglio...

Morire nel sonno economico, soffocato dai flutti della tua nausea, una nausea inciampata nelle linee delimitanti che tu stesso tracci tutto il giorno della tua vita in azienda, e poi fuori dall'orario di lavoro, oppure mentre quotidianamente rubi al tuo fornitore convinto, poverino, di averti finalmente fregato, mentre fai carriera alle spalle, sempre e comunque, di qualcuno che è tuo nemico (secondo le regole del gioco), mentre quando puoi non rendi, soddisfatto finalmente, un resto superiore alla cifra che hai pagato al negoziante... E un po' alla volta, poi, capita che tocca a te subire, "uscire dal mercato" (del lavoro, del benessere, della possibiità di mangiare, del tuo business, ecc.).  Perdi il lavoro, i creditori ti succhiano il sangue, la famiglia ti lascia, o tu lasci la famiglia perché ti vergogni, perdi la dignità, ti abbassi a fare le cose più umili, ma questo non ti serve a crescere, anzi... vorresti che ci fose un fulmine a colpirti e farti capire... e la nausea torna violenta, mentre dormi sul serio, e questa volta si mostra in tutta la sua rinnovata miseria: puro vomito verde, con qualche grumo coagulato qua e là...  e ci soffochi dentro... la cannuccia dell'aria si ottura e tu sei immerso nel fango che per le regole del nostro sistema economico avanzato "piove sempre dove già pioveva"... Ma la storia è nota, a tutti, o lo sarà, con buona probabilità...

Questo è un testamento e niente di più.  Il testamento di un intero sistema che giace implicito nella storia della razza umana, ma che nessuno ha mai visto prima.  Un sistema che poteva aiutarci non tanto a cambiare, ma ad essere diversi, qualcosa di nuovo e di consapevole.  Un sistema ad esasperato rischio di follia perché essere diversi da come siamo adesso, da tempo immemorabile, ormai, è divenuto troppo rischioso: quello banale è il modello vincente... perlomeno, si può dimostrare che in media, nella media fatta dai fessi, si riesce a tirare avanti... e indietro.  Il testamento di un management postmoderno con un universo del discorso così diverso da quello che viviamo ogni giorno tanto che non si capisce niente, neanche dove e se dice a chi lascia i suoi averi, i suoi crediti e i suoi debiti!  Meglio così: in fin dei conti, "chi ce lo fa fare a fare diverso?!?".  Dovremmo diventare umani, come quelli che vivono con i mercati e con le aziende, come quelli con cui vivono queste e questi,... come gli esseri umani che sanno che cos'è l'Economia, con la grande responsabilità di mantenersi lontani dal frastuono assordante della sofferenza fine a sé stessa...

Questo è un testamento,... solo un testamento, vecchio, con la carta ingiallita... pieno di tanti connotati pessimistici e di enormi implicazioni di un ottimismo sconosciuto ma pur tuttavia capace di farti esplodere lì dove ti trovi e far cadere i tuoi brandelli ovunque nel sistema economico, quello vero, quello che ancora non sai... L'ottimismo e il pessimismo che sono la stessa cosa, ma che noi dobbiamo distinguere, per crescere e per migliorare... Ma dai,... è solo un testamento,... solo un vecchio, brutto, ridicolo testamento,... perché così si vuole e così si è voluto.   L'importante è proteggere strettamente i nostri interessi personali... Ne sono convinto, sono fermamente convinto che la nostra Santa Modernità rappresenti il vero progresso per l'Umanità intera (o almeno per noi)... Sì, ne sono convinto ciecamente... sicuramente... naturalmente.  E voglio fare carriera nel mondo della consulenza aziendale: ora sono guarito. Scusate, ho avuto solo un attimo di mancamento... ecco, ora va meglio...

PERICOLO SCAMPATO!!!... A questo punto possiamo tornare a parlare di cose serie e utili, di comunicazione, di management, di metodologie, di software, di marketing, di budget, di sviluppo sostenibile, di gestione del personale, di commercio equo-solidale,... possiamo tornare a fare le nostre utilissime distinzioni e “linguaggiare” sulle cose economiche, possibilmente solo aziendali... a delimitare precisamente i nostri concetti: separando precisamente i clienti dai fornitori, dai dipendenti, dagli azionisti; i lavoratori dai disoccupati, dalle mamme, dai figli, dagli studenti; i dirigenti dagli operai, dagli impiegati, dai consulenti, dagli imprenditori; le materie prime dai prodotti finiti, dai semilavorati, dal denaro, dall’ambiente, dai soggetti che producono e da quelli che consumano; le aziende dai mercati, dagli uffici, dai singoli posti di lavoro; la qualità, dai costi, dai tempi, dalla soddisfazione dei clienti rispetto al servizio ottenuto; le imprese private dagli enti pubblici, dalle organizzazioni no-profit, dalle famiglie e dai sistemi personali di gestione economico-finanziaria; i lavoratori interinali dai cococo, dai dipendenti a tempo indeterminato, dai freelance, dai pensionati; i leader dai manager, dai follower, dai testimonial; le attività dai progetti, dalla marcia corrente, dai processi, dagli eventi; le vendite dagli acquisti, dall'assunzione del personale...

"Perché fare diverso?!?"... Il management postmoderno è morto, viva il management postmoderno!

Pagina precedente

Indice dei contributi